di paoloanessi [user #32554] - pubblicato il 26 marzo 2015 ore 07:30
Le semiacustiche a cassa sottile sono indicate come le più versatili tra le elettriche a cassa cava. Se poi si aggiunge uno switch capace di far lavorare un pickup in tre configurazioni differenti con altrettante sonorità, una chitarra come la Ibanez AS153 si rivela un vero coltellino svizzero.
Le semiacustiche a cassa sottile sono indicate come le più versatili tra le elettriche a cassa cava. Se poi si aggiunge uno switch capace di far lavorare un pickup in tre configurazioni differenti con altrettante sonorità, una chitarra come la Ibanez AS153 si rivela un vero coltellino svizzero.
È involontario, ci sono situazioni in cui non ci si accontenterebbe mai. Quando si ha il suono "ciccio" dell'humbucker sotto le dita, si vorrebbe qualche nota sottilmente accennata dal single coil. Viceversa, il twang e le note squillanti che sbucano qua e là a volte ci esaltano, ma poi si vorrebbe concludere un assolo con grinta, quasi facendo urlare la chitarra come in un vocalizzo finale, si dice "il raggiungimento del climax" in un improvvisazione. La versatilità di suoni è fondamentale per assecondare il tutto, e la Artstar AS153 mi ha stupito per il potenziale timbrico messo a disposizione dall'elettronica della chitarra.
Nella storia, la semihollow ha rappresentato la risposta al problema del feedback. Con l'innalzarsi del volume nei primi sistemi di amplificazione per chitarra, l'archtop e la hollow body non bastavano più come strumenti. Nel tempo, grazie a importanti contaminazioni ed evoluzioni stilistiche, si è rivelata la più versatile nelle categorie di semiacustiche, un vero coltellino svizzero dal jazz tone più caldo e rotondo, fino a scorribande con la distorsione.
La AS153 ha tavola, fondo e fasce in acero fiammato in una colorazione sunburst sfumato dal giallo miele fino a un brown praticamente nero, il tutto contornato da un binding bianco avorio quasi antichizzato. L'hardware è dorato, la tastiera in ebano con intarsi in abalone stile block luccicanti e sfarzosi. Quando apri la custodia rigida in dotazione, il fascino per gli occhi è travolgente. Vestita "da sabato sera" la Artstar ha caratteristiche di prim'ordine non solo dal punto di vista estetico. I 22 tasti su scala da 24.75" sono montati su un manico scorrevole e veloce quanto basta. Riconosco la curvatura e la dimensione rispettosi della tradizione semiacustica, lasciando una piacevole sensazione di "sentirla" sempre sotto le mani. Le meccaniche, tre per lato, assolvono al meglio il loro compito con un rapporto non troppo corto che lascia spazio alla sensibilità nell'accordare con molta precisione. Il ponte con stoptail, denominato Quick Change III, assicura un ottimo sustain ancorandosi nella parte centrale del body fatta di legno massello e che caratterizza la tipologia semihollow body.
Il pezzo forte è indubbiamente la versatilità nei suoni che la AS153 mette a disposizione. I pickup Super 58 si rivelano caldi e profondi, ovviamente molto di più quello al manico ma è sorprendente quanto sia suonabile anche quello al ponte sopratutto con i clean. L'uso del pickup al ponte in distorsione è quasi scontato e comunque vincente in questo caso, eppure anche i puliti fanno trovare timbriche sì squillanti, ma rotonde e gestibili. Le linee che si riescono a ottenere nei fraseggi grazie a questo timbro sono quasi sassofonistiche. Sfumature dinamiche e profondità sono sorprendenti in tutte le posizioni del selettore. Quando si suona delicatamente, il pickup al manico sembra avere un'altra equalizzazione più rotonda, viceversa spingendo con il plettro il sound riceve una leggere compressione tipica dell'humbucker ma facendo sentire una voce forte, quasi graffiante.
La punta di diamante è il mini switch Tri-Sound che permette di ottenere tre sonorità distinte per il pickup al manico: bobine in serie, in parallelo o splittate, ovvero con una sola delle bobine attive per imitare un single coil. È interessante approfondire le differenze passando dall'humbucker seriale al parallelo: il sound si smagrisce, aumenta l'effetto nasale con un incremento delle frequenze medie e acute fino a ottenere funky sound efficaci e credibili. Con la distorsione si comporta bene tanto quanto con il clean, il suono si comprime piacevolmente creando un vero muro forte e graffiante, ma conservando la possibilità di giocare con la dinamica. Infatti, agendo sullo split del pickup e sul controllo del volume, ottenere innumerevoli sfumature timbriche è un piacere per le orecchie e asseconda al meglio il pensiero musicale nelle sue innumerevoli sfaccettature d'interpretazione durante un'improvvisazione, da qui la scelta di registrare un intera backing track in un unica take, il brano è "Tenderly". Per l’amplificazione mi sono affidato al Vox AC30 del 1968 optando per il canale normal, il riverbero è un HD Hall dello Zoom MS-70 CDR mentre per il crunch mi sono affidato al Tubescreamer Ibanez simulato dalla Zoom G3, come il delay analogico e il chorus digitale in stile Boss. Il microfono a condensatore Samson MTR 231 è settato su cardioide.
La Ibanez Artstar AS 153 mi ha stupito con eleganti finiture ma sopratutto grandi doti sonore e non di minor importanza una versatilità con pochi eguali, dal blues al funk e pop, passando per il rock senza dimenticare un jazz tone davvero credibile. Caratterizzata da un buon rapporto qualità prezzo, si trova nei negozi per circa 750€ compresa la custodia rigida ed è sicuramente da provare se si ha fame di semiacustica.