La Solid Road Series è composta da modelli realizzati per offrire ottime prestazioni a un prezzo tutto sommato accessibile e che spesso e volentieri resta sotto le cifre a tre zeri. La S60 è la più economica di tutta la serie, ma come tutti gli altri strumenti è realizzata in soli legni massello. Il top è costruito con un bellissimo pezzo di abete Sitka “A” Grade, sorretto da un x-bracing scalloped, resistente e leggero, in grado di fare vibrare al meglio la tavola senza farla diventare troppo flessibile. Incollate alla tavola troviamo delle fasce e un fondo in acero del Queensland, stesso legno con cui è costruito il manico a 21 tasti con tastiera in palissandro indiano, unico legno non proveniente dall’Australia, ma dall’altra parte dell’Oceano.
Sono pochi gli ornamenti presenti sull’acustica in prova oggi e si limitano alla rosetta e all’impiallacciatura della paletta in Sapele, unite al battipenna (che non è solo un orpello, ovviamente).
Tutte le SRS sono dotate, come la S60 del sistema di amplificazione AP5 Pro, che combina un microfono a condensatore al piezo. Entrambi hanno il volume controllabile tramite potenziometro sul cockpit. Qui troviamo anche i tre fader per volume, alti e bassi, uniti al controllo di medi (con selettore di frequenza) ma in forma di potenziometro.
La finitura è satinata, ovunque. Questo regala un ottimo feeling fin da subito. La mano scorre sul manico senza problemi, aiutata poi dal radius da 12’’ che è un toccasana e rende le 0.012 montate sulla Maton più morbide di quanto ci si aspetterebbe. La S60 non ha una cassa esagerata nelle dimensioni, che anzi non infastidisce per nulla sotto al braccio destro. Allo stesso tempo, però, il volume che scaturisce è notevole. Si comporta come una dreadnought anche se le manca qualche centimetro di giro vita.
Le basse sono le frequenze che più investano chi ascolta, ma nello stesso tempo fanno vibrare l’acero del Queensland e di conseguenza la pancia del player. A queste, però, seguono i cantini, belli chiari (merito anche delle corde nuove e del buon setup), che brillano e si fanno sentire, appoggiati comodamente sul tappeto solide delle tre corde più gravi. Ci si accorge subito, non appena ci si lascia lo strumming alle spalle per passare a qualche arpteggio, quanto i legni siano di qualità, così come la costruzione. A ogni nota rispondono gli armonici rigorosamente in serie che mettono ulteriormente in vibrazione le corde arricchendo il suono in maniera davvero importante.
Il modello in prova non era dotato del sistema AP5, ma come avevamo già avuto modo di provare su altri modelli è sicuramente una certezza. Il sound, soprattutto del microfono, sarà naturale e dinamico. Quando per esigenze tecniche (monitor he fischiano, feedback indesiderati) bisognerà utilizzare il piezo, però, non sarà certo un’agonia. Certo, il sound viene un po’ velato dal quel timbro nasale tipico di questi trasduttori, ma il risultato resterà comunque gradevole e credibile.
Per una cifra che si aggira intorno agli 800 euro la Maton S60 si è dimostrata un’ottimo strumento. Realizzato con cura e con materiali di prima qualità. Offre anche un sistema di amplificazione completo e in grado di rendere al meglio sul palco, soprattutto con il microfono a condensatore nella buca.
Per approfondimenti, la scheda tecnica completa della Maton S60 è . |