di redazione [user #116] - pubblicato il 30 gennaio 2017 ore 12:00
Dopo mesi di indiscrezioni, Paul Reed Smith alza il sipario sul primo amplificatore signature di John Mayer. Il J MOD ha un solo canale per un suono più diretto, ma uno stadio di gain azionabile a pedale e promette una flessibilità capace di strizzare l'occhio ai valvolari più amati di sempre.
I fan hanno supposto da tempo l'eventualità di una collaborazione continuativa tra la star del blues John Mayer e il "terzo polo" della chitarra elettrica, Paul Reed Smith. Già nel 2015 comparivano le prime immagini di quella che sarebbe poi diventata la Super Eagle, chitarra Private Stock dedicata da Paul proprio a Mayer, e poco dopo sono partite le indiscrezioni che volevano John al lavoro su altri gioiellini firmati PRS. Ora i tempi sono maturi, e il nuovo progetto a quattro mani prende la forma di un amplificatore valvolare, testata e cassa, pensato per regalare al musicista la massima semplicità nei controlli unita a una flessibilità impressionante per la categoria.
Disegnato da PRS nella persona del progettista boutique Doug Sewell e a stretto contatto con John Mayer, il J MOD è un amplificatore monocanale con uno stadio di gain attivabile a pedale e un loop effetti integrato. Studiato per essere particolarmente trasparente, può essere escluso anche via footswitch.
L'amplificatore punta su un circuito non troppo elaborato, al fine di offrire un suono ricco e diretto, con dispersioni ridotte al minimo grazie a un pannello completo ma semplice. Le manopole si limitano a un'equalizzazione a tre bande con gestione del volume prodotto dal preamplificatore a base di quattro 12AX7, potenziometri per volume e gain dello stadio di saturazione aggiuntivo e controlli di Master e Presence per dosare il lavoro delle finali, quattro 6L6.
Il tutto viene modellato attraverso trasformatori Cinemag Texas 100.
Parlando del J MOD, John Mayer spiega come l'amplificatore risulti versatile e capace di modulare la sua voce anche in maniera evidente al solo tocco di una manopola o con un'intenzione diversa nel suonato, parlando di timbriche che vanno dai clean in stile blackface fino ai crunch tendenti al plexi.
La promessa è quella già sentita con innumerevoli amplificatori presentati come "universali" o "definitivi", ma già a un primo ascolto col video ufficiale, bisogna ammettere che la testata dimostra di poter tirare fuori una discreta gamma timbrica per tutto ciò che va dal blues al rock tradizionale.
Per un giudizio definitivo sul J MOD, visibile nel dettaglio sul sito PRS a questo link, non resta che attenderne l'arrivo in Italia grazie alla distribuzione a cura di Eko Music Group, magari concedendosi un test sul campo in abbinamento alla cassa JM 2x12 disegnata per l'occasione, con una struttura in pino e altoparlanti G12-65 Heritage Series per otto ohm totali.