Il background personale è ciò che delinea lo stile e le preferenze di un musicista. Gli ascolti giovanili, l’eredità di famiglia e le scelte lavorative che lo portano a vivere lo studio di registrazione, i grandi palchi o i festival segnano in maniera significativa il modo in cui un artista o anche un semplice appassionato si interfacceranno con i propri strumenti. , dove abbiamo scoperto la sua passione per l’effettistica, le sonorità meno scontate e un debole per il mondo delle offset. Con la sua inseparabile tra le braccia, abbiamo voluto andare più affondo e conoscere le radici dietro il suo stile.
è noto al grande pubblico per i suoi lavori al fianco di artisti del calibro di Luca Carboni e Vasco Rossi, ma la sua formazione passa anche per la sala di registrazione, dove ha affinato il gusto per l’arrangiamento e la ricerca per le sonorità meno scontate. Così ci ha illustrato il suo originale approccio alla musica e allo strumento.
Vince Pastano: Da anni mi occupo di produzione, quindi il mio mondo della musica si divide in due. C’è sì la chitarra, ma poi c’è tutto un aspetto legato all’orchestrazione.
Già anni fa ho dimenticato quell’interesse verso lo strumento usato in maniera solistica, perché dopo un po’ rischia di diventare fine a se stesso. Invece godo molto quando c’è anche un semplice suono che possa portarmi una visione, verso un mondo parallelo. Quella è la chiave di tutto.
Accordo: Passi con disinvoltura dal twang vintage alle modulazioni e alle distorsioni più estreme, sempre con una certa sperimentazione di fondo. In qualità di chitarrista, come definiresti te stesso?
Vince Pastano: Ho avuto la fortuna di suonare sia del rock, sia delle cose sperimentali, come nel pop con Luca Carboni. Sperimentali per un chitarrista, chiaramente, aspetti che ho portato anche da Vasco e nelle mie produzioni.
Penso di essere… alternative?
A: Alternativo a cosa?
VP: Alternativo al basico, non so, perché non riesco a imbrigliarmi. Per me il chitarrista basico è quello che riesco ascoltare solo nei dischi di quel preciso periodo storico. Posso ascoltare John Lee Hooker, Hendrix con un interesse incredibile, ma oggi suonare in quello stile mi sembra restrittivo.
A: Credi che avvalersi delle moderne tecnologie possa essere un buon modo per pensare fuori dagli schemi?
VP: Il digitale in questo aiuta, ti permette di giocare col suono in completa libertà e suonare con la chitarra delle parti proprie del mondo della tastiera. Può capitare di tirare fuori suoni neanche riconducibili a quelli soliti di una chitarra.
Mi capita, mentre sto suonando col tastierista alle spalle, che la gente possa credere che quelle parti le stia suonando lui. Cioè, io mi sto facendo un mazzo ottagonale, ho passato tre quarti della giornata a lavorare a quel preciso suono, che mi cadono tutti i capelli… figo, ma non se ne accorge mai nessuno!
Io ormai la prendo bene… In generale, credo che possa far bene a un chitarrista aprire leggermente i suoi orizzonti verso il mondo della produzione. |