Il ’94 è stato l’anno spartiacque: la morte di Cobain ha sancito la fine simbolica del Grunge e - non a caso - i successivi lavori dei suoi colleghi suonano molto diversi da prima (né meglio, né peggio: diversi. Basta ascoltare No Code). Ma nello stesso anno nasce il supergruppo Mad Season.
Mike McCready (Pearl Jam), lo straordinario Barrett Martin (Skin Yard/Screaming Trees), Layne Staley degli Alice in Chains e John Saunders. Collaborano poi Mark Lanegan e il sax Eric Walton (Skerik). Incredibile che questo capolavoro del grunge nasca in soli dieci giorni. Above è il canto del cigno. Attenzione, non è l’album più rappresentativo di questo genere musicale e nemmeno il più importante. Lo porta a una dimensione superiore.
Se proprio volessimo catalogarlo, diremmo che è un album grunge, ma con una matrice hard rock, acustica e blues. Vediamo affiancati chitarra, sax, percussioni, violoncello e un elegante vibrafono. Minimale e molto contenuto, è un disco che dà un’interpretazione diversa alla rabbia di quegli anni. Sembra che un freno invisibile trattenga una potenza spaventosa, che a tratti si scatena con una grazia rara. C’è sempre una voglia ribollente, ma frenata da una consapevolezza sofferta. I temi trattati sono difatti quelli del periodo, dall’incomunicabilità alla dipendenza dalle droghe e un certo nichilismo di fondo (I Don’t Know Anything ne è l’emblema).
Se anche i gruppi dei ’90 ci avessero dato l’idea di ragazzini inesperti su un palco, ora non è più così. Tutto è rifinito e lucidato fino all’ultima nota, a cominciare dalla voce di Staley: sofferente, straziata ma precisa, mai lamentosa. L’uso di dinamiche è da manuale (
Wake Up su tutti) e c’è una grande attenzione al tocco. Ottima la qualità di registrazione, il suono ha una grande spazialità e siamo lontani anni luce dal lo-fi a cui il grunge ci ha abituato. Dal disco sono stati estratti i singoli
I Don’t know Anything e
River of Deceit, dall’atmosfera totalmente opposta.
L’artwork è invece una foto ad alto contrasto di Staley e la compagna Demri Parrott.
Per quanto riguarda i suoni di chitarra, McCready non sarà certo un chitarrista osannato, ma il suono in questo disco è di tutto rispetto. Presumibilmente sfrutta il rig che in quel periodo aveva con i Pearl Jam: diverse stratocaster e pochi effetti, uno su tutti il wah Cry Baby.
Per chi fosse interessato, a seguire dei link di un forum che parla della strumentazione completa:
Segnalo infine la versione Deluxe: tre dischi di cui l’album completo, una manciata di Bonus Track (di cui la gilmouriana Slip Away) e il Live at Moore del ’95.
Questa la tracklist
1. Wake Up – 7:38X-Ray Mind – 5:12
2. River of Deceit – 5:04
3. I'm Above – 5:44
4. Artificial Red – 6:16
5. Lifeless Dead – 4:29
6. I Don't Know Anything – 5:01
7. Long Gone Day – 4:52
8. November Hotel – 7:08
9. All Alone – 4:12
• Layne Staley - voce, chitarra
• Mike McCready - chitarra elettrica e acustica
• John Baker Saunders - basso
• Barrett Martin - batteria, percussioni, contrabbasso, violoncello, marimba, vibrafono
• Mark Lanegan - voce in I'm Above e Long Gone Day
• Skerik - sassofono in Long Gone Day