Eh sì: prima o poi, quasi sempre la GAS bussa alla porta, e quest'estate purtoppo (ma più per fortuna) la porta in questione era la mia.
Piccolo preambolo: suono la chitarra da otto anni e il mio parco strumenti è sempre stato quello che è, almeno finora (poi ci arriviamo). Si può definire il giusto parco chitarre per uno strimpellatore da appartamento: la mia prima chitarra, una Ibanez GRX, tostapane da battaglia, una Cort TS250 che vuole imitare - e lo fa anche discretamente bene - una Les Paul e una Cort L300V, acustica molto rispettabile che si rifà alle Martin. Insomma, niente di che, però il tutto tenuto in maniera maniacale.
Tornando alla GAS: tutto comincia in un pomeriggio estivo, il classico pomeriggio in cui si molesta il vicino con un giretto di blues in sottofondo e qualche solo improvvisato.
La base in questione era Little Wing, nella versione di Stevie Ray Vaughan. Chiaramente non è nelle corde di una imitazione di un Les Paul. Fattibile sì, ma ci manca un qualcosa.
Scatta la molla: mi manca un suono!
Qui inizia la storia, quindi mettetevi il signore prima citato in sottofondo e buona lettura.
Nel giro di trenta secondi sul mio browser sono aperte una dozzina di schede di mercatini dell'usato, negozi vicino alla mia zona e videorecensioni, tutte riguardanti una sola cosa: la Stratocaster.
G&L, Fender messicane, Fender giapponesi, Squier Classic Vibe, Squier JV, gente che vende chitarre del 2003 convinta siano pezzi vintage e chi più ne ha più ne metta.
Mi impongo un budget di 700-800 euro e inizia la ricerca. Titubante per il nuovo (c'è chi elogia le messicane, ma c'è anche chi conferma la discontinuità con cui escono chitarre buone dalla casa) e titubante per l'usato (non si sa mai sia appartenuta a una persona che ogni cambio stagione faceva fare un bel 960° al truss rod, magari mi rapiscono per gli organi, magari disturbo e così via), finisco per buttare gli occhi su un sito americano chiamato Warmoth.
Prezzi buoni, buone recensioni, ma su un ordine di 400 euro ce ne volevano altri 200 tra spedizione e dogana, di conseguenza bocciato.
Faccio la follia e commissiono più o meno allo stesso prezzo un body e un manico a un sito italiano di cui su internet non si ha il benché minimo feedback: .
"Tanto che ce vole a fasse 'na chitarra!? È come i lego"
Passa un mese e mi arrivano i tanto sognati pezzi: corpo in tre pezzi di alder con delle belle venature (cosa che avevo chiesto tramite facebook a un ragazzo gentilissimo e molto disponibile, Andrea), manico in acero e tastiera in palissandro con tasti jumbo.

Tutto perfetto: il manico calza a meraviglia e in più mi vengono regalati un plettro e un capotasto, tiè! E qui faccio i complimenti e lascio un feedback positivo a Gianand.
Nel contempo mi arrivano le meccaniche, il battipenna eccetera da un altro sito di ricambi per chitarra. Per i pickup decido di guardarmi ancora in giro.
"Mo' ce se diverte"
Inizio montando il tutto per sentirla cantare e perché, francamente, non aspettavo altro da un mese.

Tutto perfetto, si strimpella da dio, però bisogna smontare il tutto e cominciare a tingere.
Per le vernici avevo optato per qualcosa di veloce e semplice ('na parola) che perdonasse gli errori di un caciarone come il sottoscritto: tinta fatta con le aniline e lucidatura con la gommalacca. Per il manico ci affidiamo al Tru-oil.

In questi giorni mi faccio un'idea su quali pickup prendere e li trovo online: Lollar Vintage Blackface, usati, perché ormai siamo poveri. Dalla Russia invece mi arrivano dei cap PIO.

Dopo una boccata d'aria tossica, che non ce lo facciamo un bell'aerosol con lo stagno?

Finiti tutti questi lavoretti ecco il risultato finale, però parziale.

Ora ho una chitarra mia , come volevo io, con la certezza che nessuno abbia fatto fare una ventina di giri al truss rod. Maddeché?
Dopo qualche mese mi trovo, in un video di un canale YouTube abbastanza noto, una Stratocaster bianco vintage e ne vengo rapito.
"E che famo? Non la riverniciamo? Tanto, che ce vo'?"
Le risposte a questa domanda erano due, togliendo la remota possibilità di rimanermene con le mani in mano:
1- mano al dindarolo e si fa riverniciare da uno coi contromeloni
2- famo il Tonio Cartonio (o Giovanni Muciaccia) della situazione e ce la facciamo da noi. La mia testa e il mio cuore, non volendo rovinare la chitarra e non volendo rischiare di combinare un pasticcio, mi portano a scegliere la... Due. Sempre in seno alla filosofia del: "Tanto, che ce vo'?"
Non avendo a disposizione compressore tantomeno i fondi per acquistarne uno, acquisto delle bombolette alla nitro da un sito inglese specializzato, fatte proprio per le nostre amate asce.
Via di carteggiatura, maschera, guanti e ganci e si ricomincia a improvvisarci liutai.

Finisco il tutto in qualche giorno, tra primer, colore e trasparente, le plastiche immerse nel caffè per ingiallirle, rimonta tutto e risalda tutto.
Guardo la mia creatura e...

... toh, è venuta anche bene!
Amore a prima vista, a primo tatto, e mi ritrovo una chitarra che non darei via nemmeno per una Fiesta Red del '61.
Tornando indietro, comprerei mai una chitarra nuova di pacca o usata? No.
Con questo articolo non voglio screditare queste due opzioni, non tutti hanno il tempo e la voglia di cimentarsi in un lavoro del genere, tantomeno voglio sminuire il lavoro dei liutai (dal quale andrò per effettuare il plek in ogni caso) che saranno inorriditi dal lavoro spartano che ho compiuto, ma anzi apprezzo e al contempo invidio sinceramente il loro lavoro. Perché tutto sommato i legni erano già tagliati, il risultato finale è sì bello, ma non sarà mai a livello professionale. Io sono un pasticcione, non un liutaio.
Tirando le somme però ho passato del buon tempo, per un attimo mi sono sentito Leo Fender, ho trovato una cura per i cattivi umori ma, più importante, finalmente mi ritrovo la tanto desiderata Strat e il suo suono unico. E ora, cari colleghi, posso tornare a molestare il vicino sulle note di "Little Wing".

Il lavoro è costato in tutto sui 900 euro. Circa 380 per i legni, 250 per i pezzettini e pezzettelli, 200 i pickup e 45 le vernici.
Pezzettini e pezzettelli:
- potenziometri da 250k, due logaritmici e un lineare
- condensatore paper in oil da 0,1 microfarad
- 5-way switch con il relativo tappino bianco finito nel lavello durante lavori di ingiallimento delle plastiche (RIP)
- meccaniche gotoh modello che se percuoti non fanno né "ding" ne "DIIIING", però risuonano bene
- fili in stile vintage clothed 22AWG
- battipenna tre strati cinese che costa poco.
Cosa non rifarei:
- i pot logaritmici li cambierei per quelli lineari
- i "tuner" anche detti "cosetti che girano per accordare" li ho montati abbastanza di corsa e con pochi materiali a disposizione, quindi una boccola non è entrata perfettamente dritta e di conseguenza una meccanica non è perfettamente in linea
- prenderei cavi esclusivamente neri e bianchi, senza dover fare una palette colori come nel mio caso e senza necessariamente prenderli abbastanza lunghi da coprire il tragitto da casa mia alla bottega del liutaio. |