Ciao Eluana.
Piccola riflessione sul "caso Englaro"
Sono rimasto molto colpito dalla vicenda di Eluana Englaro.
Una storia ricca di significato e che fa scaturire (o almeno dovrebbe) qualche riflessione.
La morte di Eluana, la sua sofferenza e quella della famiglia data in pasto ai media affamati di audience,la battaglia del padre per poter agire nella legalità, mi ha ricordato innumerevoli casi analoghi, in cui mi sono imbattuto in questi anni di professione infermieristica.
Bambini, ragazzi, donne, uomini, anziani in stato vegetativo.
Col tempo ho imparato ad assisterli, li ho lavati, puliti, nutriti, messi sulla sedia e nel letto, curati. L'impatto è devastante: si è di fronte a un essere umano che solo alla lontana ci ricorda chi è stato. I parenti mi facevano vedere le foto e io a stento li riconoscevo. Passavamo giorni, settimane, mesi assieme, e li vedevo spegnersi, consumarsi, marcire fra piaghe da decubito, eppure mantenere "quello" sguardo, uno sguardo che sembrava già andare oltre.
Poi morivano.
Spesso dopo duri turni di notte (loro erano una quarantina, noi solo due), uscivo dall'ospedale per andare a casa e mi imbattevo nelle locandine funebri dove solo nomi e cognomi attiravano la mia attenzione; erano i miei pazienti, ma allo stesso tempo non erano loro!!! Quelli che avevo conosciuto e curato non erano più forti padri di famiglia, con grosse mani da contadino, infaticabili operai, madri e mogli devote, professionisti, brillanti studenti, ragazzini pieni di vita; ne erano solo le copie denutrite, rovinate, piagate, con "quello" sguardo.
Ricordo che una notte, a capodanno, mi trovavo in reparto e cercando un diversivo per i tanti parenti che assistevano implacabilmente i loro cari, li ho invitati a bere un bicchiere di spumante in cucinetta; sembravamo un patetico gruppo di auto aiuto, eppure proprio li ho sentito parole vere, di gente stanca di soffrire, stanca nel vedere i propri cari vittime di un accanimento terapeutico spietato. Ho parlato con la signora Maria, e lei mi ha detto:
- "Cosa cambierà per me in questo nuovo anno?Che Vito non sarà più li con me, so che è qui per mia volontà, perchè ho bisogno di vederlo li, almeno c'è, presto non ci sarà più"
Io avevo ventiquattro anni, la stessa età di Eluana quando è rimasta vittima dell'incidente che l'ha portata alla non vita, da lei sempre rifiutata con orrore.
Adesso è libera, non più prigioniera del suo corpo e dell'ipocrisia della nostra società, incapace di confrontarsi civilmente anche su questo argomento.
Ciao Eluana, buon viaggio e scusa se ci siamo intromessi con forza nella tua vita, e nella tua morte.
M.B.