di jebstuart [user #19455] - pubblicato il 19 marzo 2011 ore 22:27
In sordina, in questa sonnacchiosa Festa del Papà, abbiamo saputo improvvisamente di essere in guerra.
Una di quelle guerre che non si capisce chi dichiari e chi debba combattere. Conflitti che iniziano come traquilli interventi in Day Surgery, e che finiscono in uno stillicidio di sangue.
In effetti, a distanza di quasi settant'anni dalla fine dell'ultimo conflitto mondiale, il ricordo delle sofferenze connesse alla guerra si è ormai affievolito nella memoria collettiva, e solo qualche vecchio riesce ancora a tremare nel ricordarla. Cosicchè l'opinione pubblica dei Paesi industrializzati ha lentamente cominciato a riabituarsi all'idea che, di tanto in tanto, possano scoppiare dei conflitti e che anche le truppe del proprio Paese possano esservi coinvolte.
Chi è favorevole agli interventi armati plurinazionali (quelli "sotto l'egida dell'ONU", per capirci), vorrebbe tuttavia delle guerre da operetta. Lontane, asettiche, e soprattutto che non facciano nè morti nè feriti. E così, in uno schizofrenico approccio al problema, tutti discettano se si debba o non attaccare questo o quello, ma quando ci si trova con decine di ragazzi morti, chi prima aveva appoggiato l'azione si stupisce e diventa metidabondo.
"Ne è valsa la pena? Ne vale ancora la pena?", sento dire ai politici in TV, come se i soldati inviati a combattere fossero in realtà destinati solo a giocare un immenso Risiko.
Ed allora è forse giusto rinfrescarsi la memoria. In modo che sia chiaro quale immane macello possa essere la Guerra e come chi ha sofferto combattendo meriti il rispetto dovuto a chi è vittima e non artefice del conflitto.
Pur avendo curato di non includere i filmati più raccapriccianti, anche queste immagini, relative ai reduci della I Guerra Mondiale, sono estremamente forti. Ma guardiamole lo stesso, per ricordare.