Non è raro leggere diari di Utenti a volte accorati, a volte delusi, altre letteralmente imbufaliti, che riferiscono della presenza in rete di annunci di vendita di strumenti musicali non corretti, quando non apertamente truffaldini. E ogni volta mi viene di ripensare a mia nonna e ad un bellissimo film di Akira Kurosawa, intitolato Rashomon ed ispirato ad un racconto di Ryunosuke Akutagawa ambientato nei boschi intorno alla Kyoto del XV secolo.
Raccontare la storia di nonna Peppa e del suo secolo di vita richiederebbe uno sforzo editoriale del tipo “Il giro di Nonna Peppa in ottanta puntate”, ma raccontare in quattro righe Rashomon non è difficile. Un bandito aggredisce un samurai in viaggio con sua moglie, uccidendo l’uomo e poi violentando la donna. Il processo che ne segue vede nelle varie testimonianze una ricostruzione distorta e difforme di una identica realtà. Il fatto è sempre lo stesso, ma ognuno degli imputati e dei testimoni riesce a riferirlo in maniera diversa da tutti gli altri.
Come a dire che non esiste la Verità, ma le Verità.
“E che c’entra tua nonna con Kurosawa?", vi starete chiedendo. C’entra, e vi spiego perché.
Nonna Peppa, buonanima - che da questo momento in poi per comodità chiamerò NP - aveva tra le sue numerose abitudini balzane quella di usare personalissimi aforismi per descrivere signore e signorine di sua conoscenza che non fossero esattamente delle Veneri.
Ad esempio, se NP diceva di una ragazza “E’ una bella bruna”, si poteva star certi che la ragazza in questione fosse non tanto mora, quanto piuttosto pelosa come un gibbone. E se l’affermazione di NP era invece “Che simpatia, che bel sorriso...”, ci si doveva aspettare che all’ispezione diretta l’esemplare in oggetto come minimo avesse i denti di Alien e che di conseguenza il sorriso risultasse bello esattamente come quello di Alien.
Vi risparmio cosa nascondessero "Ha due gambe da favola", "Ha la pelle come una pesca" o “Che buon odore che manda”...
Insomma, per NP tutte le donne erano bellissime, e se non erano bellissime erano quanto meno simpaticissime e fascinosissime. Insomma, un’orgia di superlativi che tentava di nascondere la nullità più completa.
Eppure NP - che a suo tempo era stata partigiana sull’Appennino tosco-emiliano, mica pizza e fichi... - era tutto tranne che un’ipocrita incline alla falsità. Semplicemente le veniva spontaneo cercare di smussare gli angoli, nella speranza di edulcorare in qualche modo, con una descrizione gentile, delle fisionomie che altri avrebbero sbrigativamente liquidate come rivoltanti.
Di certo, dal momento che NP non faceva la pronuba e non organizzava matrimoni, alla fine con le sue piccole e pietose bugie non si faceva male nessuno. Ma se uno voleva sapere come fosse fisicamente la Signorina X prima di conoscerla di persona, era meglio non si affidasse ai buoni uffici di NP, visto che la sua tendenza a magnificare tutte le candidate, rendeva alla fine il suo parere totalmente inutile, quando non fuorviante e disutile.
Suppongo che a questo punto starete pensando: “Vabbè. Ma che c’entrano tua nonna (e Kurosawa) coi Mercatini?”. C’entrano, e vi spiego perché. Quando nel Belpaese si mette in vendita uno strumento musicale, non c’è Italiano - da Aosta a Lampedusa – che non faccia proprio il vecchio adagio napoletano secondo cui “Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja”.
Come a dire che se io ho generato un bimbo (o se possiedo una certa chitarra), per definizione quello è il più bel bimbo (o la più bella chitarra) del mondo.
Ovviamente ci muoviamo nell’ambito della forma e non della sostanza, e tra sostanza e forma c’è una bella differenza. Così come una bella differenza c’è tra chi mente (il Truffatore) e chi semplicemente esagera, sapendo di esagerare (l’Edulcoratore).
Voglio dire che se uno ha un tarocco orientale e tenta di venderlo come una Strato Made in Usa, quello è un truffatore lurido. Ma se uno ha una chitarra marca Stitica che pure con l’amplificazione dei Pink Floyd a manetta non riesce a muovere di un millimetro un foglio di carta velina, e ciò nonostante egli scrive “Vendo chitarra Stitica in Candy Apple Red che suona da paura.”, non c’è bisogno di scomodare Samuel Locke per dire che non siamo di fronte ad un truffatore, ma semplicemente ad un tizio che, con furberia contadina, cerca di tirare l’acqua al suo mulino, giocando con le parole allo scopo di rendere più desiderabile il suo strumento.
Se problema c’è, è che incredibilmente ci sono ottime probabilità che l’Edulcoratore riesca ad irretire uno dei tanti creduloni che si aggirano sul web, perennemente con la bava alla bocca e con la GAS che gli esce da tutti i buchi, e soprattutto alla perenne ricerca dell’affare della propria vita.
“Vendo Fender Jappo. Ehi, gente... niente a che vedere con queste chitarrine moderne. Questo è vero vintage anni ’90 che suona da paura. Vendo a euro 1200.”.
Beh, mettiamo un attimo la toga da Pubblico Ministero ed analizziamo le dichiarazioni dell’imputato. "Vendo Fender Jappo". E’ indubbiamente vero. Nulla quaestio.
"Ehi, gente ... niente a che vedere con queste chitarrine moderne". Affermazione personale, per quanto opinabile. Non c’è reato.
"Questo è vero vintage anni ’90 ...". Questa, direi io, è una vera ca**ata. E se qualcuno fa l’allodola e si fa impressionare, non può invocare l’art. 640 C.P. (truffa), quanto piuttosto l’art. 643 C.P. (circonvenzione di incapace). Ammesso che ci stia a dichiararsi incapace.
"... che suona da paura". Beh, questa frase (tra le più inflazionate dei Mercatini) semplicemente non significa niente. E non si può processare il niente.
"Vendo a euro 1200". E' troppo, ma non possiamo farci niente. Possiamo però provare a tirare sul prezzo, evitando, se il venditore non cede, di cedere noi alla tentazione di mandargli in un'ultima, laconica mail uno "Str**zo".
Il campionario (o forse dovremmo dire il bestiario) delle edulcorazioni è infinito.
Una custodia sconosciuta sbrindellata e vecchia di trent’anni diventa una “Custodia vero vintage italiano anni ’70. Inevitabili segni d’uso... d’altra parte viene usata da oltre 30 anni”.
Una chitarra con una botta micidiale sul bordo inferiore si trasforma invece in una “Chitarra originale e perfetta in ogni particolare, tranne che per una sbucciatura di pochi centimetri in una parte non visibile”.
Altre volte l’Edulcoratore diviene sibillino. “La custodia è perfetta fuori, ma dentro ha qualche segno d’uso”. Chissà come facevano a portarla in giro senza rtarla, ma contemporaneamente a distruggere l’innocente peluche interno.
Altre, ad esempio quando deve difendere l’indifendibile, ricorre alla poesia. “Molto vissuta, ma è questo che ve la renderà più cara, dandovi la possibilità di sentire sotto le mani i segni del tempo trascorso”.
Quasi sempre, invece, è schizofrenico. “E’ la migliore Tele che abbia mai suonato, ma ho deciso di venderla per sfoltire il parco chitarre”. Ma non gli conveniva cominciare dalla peggiore?
E spesso la butta sul patetico. “Me ne separo a malincuore, per bisogno di contante”.
Insomma, a mio modesto parere, è il caso di analizzare serenamente gli annunci. Finiremo per classificarli fondamentalmente in tre tipologie.
Quelli chiaramente corretti, da cui comprare in tranquillità.
Quelli chiaramente truffaldini (bonifici da effettuare su conti correnti esteri, annunci di visite di sedicenti “incaricati”, strane LP in vendita a cinquanta euro euro l’una, ma ordinabili solo da negozi online con sede legale su barconi alla fonda al largo di Sumatra, e così via), da evitare accuratamente e, soprattutto, da denunciare immediatamente e senza troppe chiacchiere alla Polizia Postale.
Tra questi due estremi, un’ampia zona d’ombra... il mare magnum degli Edulcoratori, gente sostanzialmente non disonesta, ma con un senso etico-morale pari a quello di un Paguro Bernardo.
Purtroppo non c’è un antidoto certo per neutralizzare gli Edulcoratori, né una punizione precisa per i loro roboanti aggettivi qualificativi o per i loro piccoli equivoci. E di certo non li si può proporre per la fucilazione, né pretendere di vederli marcire in un Bagno penale della Guyana, semmai con le loro stratoidi marca Stitica infilate dove so io.
Non si può, semplicemente perché dire che una chitarra farlocca suona da paura non è un reato, ma semplicemente un insulto all’intelligenza di chi legge. E nel nostro Codice Penale questa ipotesi non ricorre.
Credo che l’unica sia cercare di essere appunto intelligenti, evitando di bersi gli aggettivoni e tenendo ben presente che chi vende vuole intascare soldi, non procurarsi un posto in Paradiso. Quel che invece, pur essendo perfettamente comprensibile, serve a poco è indignarsi, riempiendo People di dolorose grida di dolore.
D’altra parte Gandhi, Martin Luther King ed Albert Schweitzer sono morti da tempo, e comunque non mi risulta che abbiano mai messo in vendita chitarre.
Beh, ora vado. Ho appuntamento con una medium che deve aiutarmi ad evocare Nonna Peppa e Kurosawa.
Devo chiedergli se vale la pena di prendere, alla fine, quel doppio manico Stitica che suona da paura. |