di jebstuart [user #19455] - pubblicato il 16 giugno 2012 ore 11:38
Lo dicevamo in queste serate di inizio estate. Napoli, con la sua multietnicità millenaria, è un incredibile crogiuolo di idee musicali. Per tutto il Seicento ed il Settecento, nei vicoli bui e malsani di una città di fatto occupata dalla soldataglia spagnola si agitava - allegro nonostante tutto - un mondo variegato di Lazzari (maschietti) e Zentraglie (femminucce). Una specie di Harlem ante litteram. E cosa poteva venirne fuori, se non un rap settecentesco?
“Lu Guarracino” è una tarantella napoletana della fine del ‘700. Ve la propongo nell’interpretazione particolarmente colta (anche se alquanto limitata dal punto di vista della qualità di ripresa) di Pino De Vittorio e Marco Beasley, accompagnati dall’ensemble di Accordone, progetto fondato da Beasley con l’intento di fare ricerca nell’ambito della musica del XVII e XVIII secolo, ed in questa occasione prestata alla Tarantella. Il testo, incalzante, arcaico, e per molti versi incomprensibile anche per un napoletano dei nostri giorni, parla di una storia d’amore finita male tra un “guarracino” e una “sardella”. Innamoramenti, cornificazioni, gelosie e risse si sprecano, come succederà quasi tre secoli più tardi nelle soap operas. De Vittorio e Beasley la interpretano secondo i canoni più rigorosi della recitazione settecentesca. Per questo gli interpreti sono a volte volutamente effeminati per sottolineare il gusto per il gossip (l’inciucio) e la lite da cortile, altre volte compaiono vocalizzi arabeggianti, altre battute cantate in falsetto, alla maniera dei castrati, altre ancora l’interpretazione ha la forza grottesca e scoppiettante che si ritroverà ad un secolo di distanza nella pochade francese. E sempre le voci sono incredibili strumenti di espressione e di gusto recitativo. Insomma, un’antologia di effetti canori e teatrali su un tessuto musicale di indubbia bellezza. Una piccola chicca.
Per chi fosse interessato a seguire le strofe, qui ci sono testo e traduzione.
Quando abbiamo deciso di avviare la nuova sezione delle "rubriche" di People (che con A4 va acquistando una sua dignità di testata a se stante), una delle prime persone a cui ho pensato è stata Jebstuart. I suoi post sono tra quelli che leggo più volentieri, intrisi come sono di napoletanità, qualunque sia l'argomento trattato. E Napoli è un crogiolo di culture ed emozioni da cui si trova sempre una cosa da imparare, un sapore da gustare, un suono da ascoltare. Per questo sono felice che Mauro "Jebstuart" Mormile abbia accettato la mia "proposta indecente" di contribuire al nuovo People con la sua intelligenza, la sua arguzia, al sua cultura. (alberto biraghi)