di Oliver [user #910] - pubblicato il 26 marzo 2013 ore 08:00
Premetto subito che la volpe e l'uva non c'entrano niente. Pare che uno degli obiettivi principali di chi si dedica alla chitarra, in particolar modo la chitarra elettrica, sia il raggiungimento della velocità di esecuzione.
Premetto subito che la volpe e l'uva non c'entrano niente. Pare che uno degli obiettivi principali di chi si dedica alla chitarra, in particolar modo la chitarra elettrica, sia il raggiungimento della velocità di esecuzione. Non c'è assolutamente niente di male nel perseguire questo scopo, soprattutto quando la ricerca, il duro studio e l'esercizio sono finalizzati ad uno scopo consapevole, sensato e musicale. E quando la velocità viene usata con giudizio, e non "sempre e comunque" (come la doppia cassa costante di alcuni batteristi…) è un elemento che può arricchire. Molto più spesso, purtroppo, tutto si risolve in una sterile gara a chi ce l'ha più lungo, che comporta come danno collaterale lo sbriciolamento degli zebedei altrui. Io mi concentrerei invece sull'aspetto opposto, molto meno considerato e sostanzialmente sottovalutato. A torto. Suonare lenti fa bene, molto bene. E' così inusuale (proprio per le abitudini di cui sopra) che quasi mai ci viene in mente di farlo. Non si tratta solamente di lasciare spazi tra le frasi, ma proprio di suonare su tempi molto rallentati. A pensarci bene, molti dei nostri eroi ci piacciono e sono immediatamente riconoscibili proprio quando suonano così. Il primo che mi viene in mente -ma di esempi ce ne sono molti- è l'amato Reverendo Gibbons: non l'ho mai sentito suonare una frase veloce (ne' una scala particolarmente originale), eppure ha quel nonsochè che lo fa considerare speciale da chi non è proprio un pischello. Un tale Hendrix o un Jeff Beck, tanto per dire. Ma basta provare a suonare qualche pezzo dei ZZTop per iniziare a comprendere.
Ci si accorge di quanto sia difficile, anche limitandosi a replicare i fraseggi esatti, trattenersi dal correre, ritrovandosi anche solo impercettibilmente avanti sul click, rovinando impietosamente il gigantesco groove tipico del trio texano. Difficilissimo, tanto quanto suonare veloci. Suonare su tempi lenti richiede una grande consapevolezza, grande senso del timing, controllo ed espressività del tocco, idee chiare e attenzione particolare al senso melodico delle frasi: i soliti licks non aiutano più di tanto, perchè funzionano facilmente solo quando sono sufficientemente veloci, quindi bisogna inventarsi qualcosa di più semplice, ma efficace: un esercizio molto meno facile di quello che sembra, utilissimo anche per quando si suonerà veloci. Ovviamente vale per tutti gli strumenti, non solo per la chitarra.
Per chi volesse fare la prova, niente di meglio di un sistema efficace e gratuito: sul web si trovano molti programmi freeware per la gestione audio, come per esempio Audacity (disponibile anche per Mac). Potentissimo ed utile per molti scopi, in questo caso ci consente di rallentare a piacere le basi sulle quali intendiamo esercitarci (o anche cambiarne la tonalità, altro bell'esercizio).