Vedendo per la prima volta una Gibson Midtown non si può non pensarla come la sorellina povera della 335: semiacustica, trestle bracing centrale, manico slim taper, segnalasti trapezoidali... ma le manca quel qualcosa per renderla davvero una chitarra speciale.
Poi però, leggendo la scheda tecnica, la curiosità sale. Il corpo è in mogano (tipo Les Paul, quindi) ma scavato, e il top è in acero. Paletta piccola e lucida, meccaniche Grover cromate come il ponte Tune-o-matic, pickup P90. La ragazza interessante inizia a diventare l'amica appoggiata al bancone dietro quella che avevi osservato entrando nel locale. Non la noti al primo sguardo, ma ti accorgi che il vero interesse è per lei.
Immediatamente saltano all'occhio le finiture pregevoli e accurate, decisamente meritevoli dell'etichetta "Standard". Legni ben accoppiati, per quanto siamo lontani dai top AAA di certe LP, manico comodo e scorrevole, tastiera in un bel palissandro compatto e scuro, ricco di venature. Binding di raccordo tra il top e il body, che regala quell'aria un po' nobile alle Standard di casa Gibson. Ho scelto la Cherry Sunburst tra le colorazioni proposte perché mi sembra la più azzeccata esteticamente coi i P90 color crema.
La chitarra viene venduta con il classico astuccio rigido Gibson nero, con lucchetti e combinazione, corredato da garanzie e certificati vari.
Addosso la chitarra è comoda, non è bilanciatissima e ricorda un po' la SG con la sua tendenza a cadere in avanti, ma diamine, se scegli una Gibson, vuoi anche quello.
Plettro in mano e prima sfregata di corde. Il suono è quello tipico caldo delle semiacustiche, ma un po' più scuro della 335 o della Gretsch White Falcon. Suona più grossa di una 339 anche da spenta. Ha un bel timbro nasale e il corpo vibra senza timidezza nelle plettrate più aggressive e si spegne quasi arpeggiando le singole corde.
I tasti sono comodi, alti e piatti, per la mia mano una manna, appoggiati sulla classica tastiera radius 12" e coperti sui fianchi dal binding color crema. Le meccaniche grover tengono perfettamente l'accordatura, decisamente meglio delle Deluxe Gibson montate sulla Les Paul Standard, di cui praticamente tutti conoscono la tendenza a mollare sul G.
E ora i pickup. I P90 alnico V sono graffianti, presenti e, se spinti al massimo volume, saturano bene le valvole generando un corposo overdrive vintage-stile perfetto per rock e hard rock. Possiedono tutte le caratteristiche dei single grossi. Attacco deciso, ronzio di fondo, possibilità di ricezione radiofonica sui palchi... ma diamine quanto sono affascinanti.
Sulla mia ero alla ricerca di un suono leggermente diverso, più ricco di medie, che ricordasse il tono di Malcolm Young al ponte e un po' più morbido per arpeggi e clean al manico. Avendo un corpo in mogano scavato ho scelto un TV Jones Powertron Plus bridge. Sparato a massimo volume in un Marshall con poco gain e volume
up to 11 regala grandi sensazioni agli amanti degli Ac/Dc. Timbro corposo, definito e brillante, mai impastato o confuso e sensibilissimo al volume e alla dinamica della plettrata.
Per il manico invece ho scelto un Lindy Fralin underwound 10%, cremoso e rotondo, purtroppo molto elevato come output e sensibile alle interferenze esterne, ma davvero pregevole una volta amplificato a medio volume nel JTM di cui sopra.
A completare la customizzazione un ninnolo scoperto tempo fa negli Stati Uniti: lo Stellartone Tonestyler, un controllo di tono diverso dai potenziometri tradizionali. La sua caratteristica è quella di non tagliare mai le frequenze medie ma di agire solo sulle acute e sulle basse. Molto probabilmente la differenza la sento solo io, ma con una spesa di poco superiore ai 1000€ mi sento di aver raggiunto il palazzo della saggezza.