I chitarristi sono soliti far incetta di effetti con il desiderio di ottenere sfumature adatte a ogni occasione, eppure spesso molti degli acquisti si rivelano superflui se non controproducenti. L'esperienza di chi ci è passato può tornare utile a chi si sta avvicinando al pericoloso mondo delle scatolette colorate.
L'esperienza diretta nei piccoli contesti in cui suoniamo mi ha fatto capire una cosa molto importante, ovvero che esiste una distinzione fra almeno due tipologie di chitarrista: il chitarrista capace, che non ha necessariamente studiato da fior di maestri o al conservatorio per esserlo ma che semplicemente fa le cose almeno con cognizione di causa, e quello che fa scena, in possesso di abilità tecniche a volte discutibili e che punta più sull'impatto che può avere sul pubblico il fattore estetico.
Non appartenendo assolutamente alla prima categoria (in caso contrario comunque non toccherebbe dirlo a me), ho comunque potuto constatare che non appartengo neanche alla seconda, perché non rispetto i due caratteri tipici di questi musicisti, ovvero il chitarrone di marca comprato esclusivamente per il fregio sulla paletta, anche se poco adatto allo stile musicale, e la pedaliera chilometrica con distorsori in esubero e pedali assurdi mai utilizzati.
Se sul primo punto posso essere più indulgente (anch'io avrei goduto maggiormente se avessi iniziato con una Fender invece della Squier), non riesco davvero a farmi andare giù la vista di suddette pedaliere chilometriche con pedali anche costosi lasciati lì a prendere polvere.
Quelli che spero di fornire qui sono, anche in base alla mia esperienza, dei consigli per indirizzare qualche giovane chitarrista agli inizi o, come me, con alle spalle già un piccolo numero di concerti, all'acquisto o al miglioramento dell'effettistica in modo ragionato, tenendo quindi conto di gusto e soprattutto genere suonato, non solo di marche e mode varie.
Le mie esperienze, almeno due delle quali tipiche di molti giovani chitarrai come me, sono (o sono state) le seguenti:
- cover band musica italiana (Nomadi)
- band pop-punk, cover e originali
- band rock-alternative, cover e originali
- trio blues.
Premettendo che in ognuno di questi ambiti uso setup funzionalmente diversi, spesso questi sono composti dagli stessi pedali regolati in modo consono alle esigenze, quindi se una domanda è: con una singola pedaliera si possono suonare più generi? La risposta è si, ma entro certi limiti.
Andiamo per ordine.
Il primo gruppo della mia vita, fondato da me e con cui, per motivi vari, ho rotto da non molto.
Il suono, se vogliamo grezzo, si è affinato nel corso del tempo ma è rimasto sempre molto semplice e generato per lo più da un paio di pedali di distorsione (nel mio caso Metal Muff e DS-1) e un boost per gli assolo. Niente ammennicoli come delay, chorus, riverberi, flanger e via così.
Se state per iniziare un'avventura di questo genere, munitevi di un buon distorsore (ce ne sono a pacchi in giro) o, se avete un ampli con un buon distorto per i vostri gusti, un bel boost per gli assolo o ritmiche aggressive e siete a posto. Con spesa tutto sommato contenuta si riesce ad avere un suono piuttosto buono, sempre se non si esageri e non si cada nella tentazione di acquistare pedali superflui che aggiungerebbero solo confusione.
Trio Blues
A mio parere qui la necessità più grossa è prima di tutto un buon amplificatore, meglio se valvolare attorno ai 15-20 watt per poterlo sfruttare meglio. Se ciò che si suona è un blues "standard", anche qui effetti di modulazioni e ritardi possono essere a mio parere lasciati da parte (magari appena un filo di delay o riverbero in qualche solo) a favore di un compressore (utile se non indispensabile in certe ritmiche) e un buon overdrive a caricare le valvole.
Diversamente, in base a esigenze particolari, un effetto di modulazione regolato in modo da essere molto discreto (vedi phaser in qualche ritmica) può dare soddisfazioni se usato con criterio.
Band Alternative
Qui la cosa comincia a farsi interessante. Il numero di effetti, in funzione dei gruppi di riferimento (citando per esempio i 30STM oppure i Muse, che coverizziamo molto) aumenta e una pedaliera minima dovrebbe perlomeno essere costituita da un paio di OD/Dist, chorus, eventuali modulazioni particolari come flanger o tremolo e delay.
Questa è un'esperienza a cui a volte (come nel mio caso) si arriva dopo la fase punk, per cui si passa da uno stile spartano a dover acquistare effettistica decente (leggasi a volte costosa). Il rischio di farsi prendere la mano e acquistare mille effetti in una botta sola però sarebbe da evitare come la peste, per cui anche qui la regola è: capiamo se e cosa ci serve per un determinato suono prima di comprare e, soprattutto, meglio un passo alla volta per ammortizzare eventuali spese considerevoli. Un buon delay, per esempio, difficilmente costa meno di 80-90 euro, ed è uno di quei pedali che, se scarsi, è meglio non avere, per cui occhio alla spesa.
Cover Nomadi
Può essere Ligabue, Vasco o altra musica italiana su questo genere. Arrivare a fare il solista in una cover band dei Nomadi era un mio piccolo sogno, dato che sono uno dei primi gruppi che ho ascoltato, e oltretutto l'essere stato richiesto per farlo mi fa davvero sorridere (qualcuno che mi apprezza c'è).
Qui si parla di musicisti attivi da più di 20 anni, nel corso dei quali hanno spesso cambiato il sound anche di molto. Per replicarlo potrebbe essere necessario ricorrere a pedalini diversi. Se la cover-band ricerca i suoni perlomeno simili agli originali, pensare di fare tutto con la stessa semplice pedalanza del gruppetto punk e sperare di avere un suono sempre perfetto è quasi un'utopia.
Sperando nella comprensione dei valvofili, ho trovato un ottimo alleato nel Line6 Pod X3 Live, che mi consente di memorizzare suoni credibili e personalizzabili quanto basta per avvicinarmi a quelli originali per un prezzo sicuramente più accessibile di quello di un'ipotetica pedaliera da 9-10 unità, che devono essere gestiti magari da looper, MIDI o altro (versatilità enorme ma a pari del prezzo purtroppo).
Per gli amanti dei pedalini singoli, un looper rappresenta sicuramente una buona soluzione per praticità e possibilità sonore, ma per i prezzi non è facilmente accessibile. La via del multieffetto (con incluse simulazioni di amplificatori e distorsioni varie), invece, può essere gratificante se si ricerca una grande versatilità per un prezzo accessibile. Specie se si guarda all'usato, si trovano pedaliere ottime a meno di 300€ e, a patto di regolarle bene, è possibile ottenere anche suoni molto validi.
Tirando le somme, le costanti nei diversi setup possono essere principalmente l'amplificatore e i due o tre pedali che facciamo ruotare da un set all'altro.
Se il nostro orecchio giudica soddisfacente la risposta del nostro combo o testata che sia, è inutile pensare di averne molti a seconda dei generi, anche considerando i costi.
Quanto ai pedali, per me sono l'overdrive e il booster, che sposto da una pedaliera all'altra a seconda delle necessità e sono onnipresenti sia nel blues sia nell'alternative, come lo sono stati per il punk.
Come detto, ho testato sulla mia pelle che se si comincia a suonare in un classico gruppo pop-punk (Green Day, Blink 182, Offspring a gogò) e dopo poco si ampliano gli orizzonti e ci si orienta in tutt'altro genere, non si può pensare di dare il massimo mantenendo lo stesso equipaggiamento. Qualche acquisto sarà necessario, purché sia ponderato: faccio punk? Il delay non mi serve, quindi anche se lo vorrei per ora non lo prendo.
Imporsi alcuni paletti di questo tipo è la cosa migliore e denota, almeno per quanto mi riguarda, maggiore serietà perché ci si mostra consapevoli di quello che si porta sul palco: nel mio primo live ho suonato solo con i due distorsori che ho citato, sapevo che suono volevo e me la sono cavata. In fondo a suonare i Blink non ci va un fonico né c'è bisogno di puntare su pedali boutique, e anche gli spettatori apprezzeranno maggiormente un suono piacevole e senza fronzoli piuttosto che una confusione di effetti generata da pedalini alla rinfusa.
Senza contare che c'è la crisi: non spendiamo millemila euro in pedalini a cui non sapremmo trovare una collocazione, pensiamoci su.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.