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Da Salonicco a Ozzy: intervista con Gus G
Da Salonicco a Ozzy: intervista con Gus G
di [user #17844] - pubblicato il

Frontman dei Firewind dal 2001 e chitarra solista accanto a Ozzy Osbourne dal 2009, il giovane Gus G lascia impronte sempre più grandi sulla scena metal. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo più a fondo e rubargli alcuni trucchi del mestiere.
Frontman dei Firewind dal 2001 e chitarra solista accanto a Ozzy Osbourne dal 2009, il giovane Gus G lascia impronte sempre più grandi sulla scena metal. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo più a fondo e rubargli alcuni trucchi del mestiere.

Quando si parla di metal è facile volare con la fantasia alla scena underground americana, o tornare indietro agli esordi inglesi, oppure ancora figurarsi la florida realtà musicale scandinava. Eppure, una delle più grandi rivelazioni della chitarra heavy metal degli ultimi anni proviene da tutt'altre terre. Gus G, all'anagrafe Kostas Karamitroudis, è arrivato dalla città greca di Salonicco fino in America per farsi largo tra i grandi nomi d'oltre Oceano fino a prendere posto al fianco di uno che, del metal, ha contribuito a modellare l'intera cultura: il frontman-cantante-icona-mangiapipistrelli Ozzy Osbourne.

A soli 33 anni, Gus può vantare una carriera da fare invidia a molti colleghi. Il suo nome compare tra i credits di innumerevoli band su ambo le sponde dell'Atlantico e la sua chitarra ha calcato i palchi di mezzo mondo. Oggi Gus è un professionista acclamato, apprezzato per il suo stile personale e la sua tecnica sopraffina, leader della band Firewind e con alcune interessanti novità in pentola.
Gus ha appena attraversato l'Italia per un breve clinic tour e noi, grazie anche alla complicità del guitar hero nostrano Andrea Martongelli, non ci siamo fatti sfuggire l'occasione di approfondirne la conoscenza, cominciando da dove tutto ha avuto inizio.

Da Salonicco a Ozzy: intervista con Gus G

Pietro Paolo Falco: A 18 anni arrivi negli USA ed entri al Berklee College Of Music. Cosa ricordi di quell'esperienza?
Gus G: Quando arrivai alla Berklee, realizzai presto che quel posto non era fatto per me. Ecco cosa ricordo. Odiavo andare a lezione tutti i giorni… non so, non mi sentivo a mio agio, anche se è una gran scuola sentivo che non era il posto per me, così decisi di lasciarlo.

PPF: Lo stesso anno, però, dai inizio al progetto Firewind.
GG: Quando lasciai il college rimasi a Boston per un paio di mesi, da alcuni amici che mi avrebbero aiutato a mettere insieme un demo. La ragione per cui avevo abbandonato il Berklee è che mi mancava l'esperienza sul campo, suonare con una band, scrivere canzoni. Non ero mai stato in uno studio di registrazione all'epoca, avevo giusto registrato qualche demo a casa.
Chiamai quel primo demo "Firewind", non era una band, ero solo io che provavo a suonare le mie prime canzoni. Ma quella fu la nascita dei Firewind.


PPF: Tre anni più tardi viene pubblicato l'album Guitar Masters.
GG: Qui bisogna mettere in chiaro una cosa: quello non è un mio album solista. Viene spesso detto così, ma è sbagliato.
Ti spiego cos'è successo. All'epoca avevo firmato da poco il mio primo contratto discografico con la piccola etichetta del chitarrista Dave Chastain, che aveva pubblicato il primo lavoro dei Firewind. Lui volle mettere insieme un progetto con vari chitarristi chiamato Guitar Masters. Mandò a diversi chitarristi un CD con otto backing tracks di basso e batteria e chiese di suonare una sola traccia di chitarra, e di improvvisare naturalmente. Avevo intorno ai vent'anni, mi sembrava un progetto divertente e improvvisai su tutto il disco. Registrai tutto in tre o quattro ore al massimo… e venne fuori che fu commercializzato come un album solista.


PPF: Ma c'è il tuo nome in copertina!
GG: Esatto! In effetti avevo chiesto a Dave di non pubblicarlo come un album solista, ma avevo firmato un contratto, lui aveva i diritti della musica e poteva farci quello che voleva. Ma è un equivoco, non è il mio album solista, non è neanche un album solista!
Comunque non sono arrabbiato con lui… probabilmente avrei fatto la stessa cosa al suo posto!


PPF: Sono riuscito a dargli un ascolto e la musica non sembrava affatto male. Certo, la copertina era orrenda!
GG: Tutto era orrendo! Il mio modo di suonare era orrendo, il mio suono era orrendo, le basi erano orrende! Erano una cosa come "dun, du-dun, du-dun" per tipo sei minuti!

Da Salonicco a Ozzy: intervista con Gus G

PPF: Gli anni a seguire ti hanno visto suonare accanto a diversi nomi del panorama metal.
GG: In linea di massima, cercavo di entrare nel business musicale e suonare con molte band. Nessuno dei progetti a cui ho contribuito implicava accordi discografici, erano solo delle occasioni per accumulare esperienza e lavorare con altre persone.
Ho suonato in Svezia con i Dream Evil, che hanno rappresentato la mia prima opportunità grossa, con un grande studio di registrazione e un produttore. Intanto continuavo a scrivere musica per i Firewind, che erano una cosa mia, mandavo demo a Dave Chastain e lui mi aiutava a mettere tutto insieme senza una vera e propria band. Mi misi a lavorare con il mio amico Marios (Iliopoulos, ndr) per formare una band death metal, i Nightrage…
Da lì sono cominciati i primi tour, in Giappone, in Europa con i Dream Evil, nel 2005 sono stato chiamato dagli Arch Enemy per sostituire Chris Amott in tour, per l'Ozzfest in America…
Dopodiché mi sono concentrato sui Firewind, per formare un vero gruppo, e non solo una band da studio.
Questo è accaduto in otto anni, poi nel 2009 ho firmato il contratto che ha cambiato la mia vita, con Ozzy.


PPF: Il tuo predecessore, Zakk Wylde, di te una volta ha detto "Gus is fuckin' awesome"…
GG: Zakk è come il fratello maggiore che non ho mai avuto. Voglio dire, sono un suo grande fan, sono cresciuto con i suoi dischi. È parte della famiglia Osbourne e per me fu uno shock quando venni a sapere che avrebbe lasciato la band. Ma aveva i suoi Black Label, Ozzy voleva cambiare sound, ha scelto me e Zakk mi ha sempre supportato. L'anno scorso è tornato per l'Ozzy And Friends Tour, è bello condividere questo tipo di esperienze.

PPF: Quindi siete ancora in contatto?
GG: Certo, parliamo piuttosto spesso, ci scriviamo, ci teniamo in contatto. Sarebbe grandioso se i Firewind e i Black Label partissero in tour insieme, ne abbiamo parlato e potrebbe accadere.

Da Salonicco a Ozzy: intervista con Gus G

PPF: Ormai sei cresciuto e hai un tuo nome. Hai pensato di fare qualcosa di più "tuo" dei Firewind? Un disco col tuo nome in copertina?
GG: Chi te l'ha detto? Come fai a saperlo? In effetti sto lavorando sul mio primo album solista, un vero album solista. Non una fottuta roba alla Guitar Masters!
Sì, ci sto lavorando, lo sto mixando al momento. Vedrà la luce l'anno prossimo, in primavera.


PPF: Il tuo nome, intanto, è già su molti strumenti signature, dalla chitarra ai pickup, agli amplificatori ai pedali. Torniamo indietro a quando eri un giovane chitarrista emergente in cerca della strumentazione perfetta: qual è il punto con gli strumenti signature?
GG: Per me, disegnare uno strumento signature vuol dire essere liberi di creare qualunque cosa si voglia, realizzare la propria strumentazione da sogno, su misura, per trovare il suono ideale o per migliorare quello che già si ha. Sono molto fortunato a collaborare con alcune tra le più grandi aziende al mondo e sono davvero grato che abbiano permesso a me di entrare nel loro mondo e creare della roba insieme.
Sono molto fiero dei miei strumenti, perché rappresentano ciò che sono, ma ho scoperto che anche altra gente li trova belli e di qualità, e che avrebbero voluto suonarli a loro volta. È una cosa che va oltre il sogno più selvaggio che abbia mai fatto, avere una chitarra tutta tua e incontrare un ragazzo in Italia o in Giappone che ti dice "sai, ho la stessa chitarra"… lo adoro… è da andare fuori di testa!


PPF: C'è qualcosa in cantiere attualmente sul versante signature?
GG: Abbiamo presentato quest'anno l'overdrive BBE G Screamer, l'ultima aggiunta all'arsenale. Sto lavorando su un paio di cose con Blackstar, ci saranno presto novità…


PPF: Puoi consigliare una strumentazione base per addentrarsi nel metal?
GG: Credo che al giorno d'oggi siamo fortunati, perché si possono acquistare buoni strumenti a prezzi davvero bassi. Non bisogna prendere una Gibson o una Strat costosa, o una ESP Custom Shop, ci sono linee più economiche molto valide.
Per gli amplificatori è lo stesso, puoi portarti a casa combo e piccoli ampli a prezzi stracciati. Parlando dei Blackstar, quelli che uso io, dal vivo suono con il full stack, ma a casa ho un HT1, un amplificatore da un watt davvero piccolo, fenomenale.
Non devi spendere una fortuna per avere una buona strumentazione, a prescindere dal tuo livello. Naturalmente, se sei un professionista, devi cominciare a pensare a cose più costose per registrare in studio professionali e che resistano agli sballottamenti dei tour.
Gli strumenti sono là fuori che aspettano, io suggerisco ai ragazzi di andare in negozio, tirare giù dal muro le chitarre che più gli piacciono, cercare quella col feeling giusto e comprarla.


PPF: Molti chitarristi trovano difficoltà a trovare suoni che vadano bene per le parti ritmiche quanto per gli assolo. Come gestisci i due tipi di suono dal vivo?
GG: Non ho mai avuto due suoni diversi. Il mio suono distorto viene tutto dall'amplificatore. Attivo il pedale BBE per avere un po' di gain e sustain in più, ma il suono resta invariato. Credo sia molto importante imparare a gestire un solo suono, aiuta a essere più versatili. A meno di dover suonare in una band progressive, dove hai bisogno di un suono acustico, uno con chorus eccetera, nel metal tradizionale un solo suono basta. Pensa ai chitarristi degli anni '70 e '80, avevano solo l'amplificatore e imparavano a lavorare con le dinamiche, col potenziometro del volume…

Da Salonicco a Ozzy: intervista con Gus G

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L'ultima frase dovrebbe essere da ...
di DHyde [user #28600]
commento del 18/10/2013 ore 14:08:54
L'ultima frase dovrebbe essere da monito un po' per tutti.
Rispondi
Perchè poi dovrebbe vendere un ...
di Leokater [user #8776]
commento del 18/10/2013 ore 16:12:26
Perchè poi dovrebbe vendere un distorsore col suo nome?
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Re: Perchè poi dovrebbe vendere un ...
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 18/10/2013 ore 16:26:01
Come spiega nell'intervista, lo usa per avere una spinta extra di gain e sustain. Quelli, per quanto si possa padroneggiare dinamiche e volumi, non li si può prendere dal potenziometro della chitarra :D
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GUS sa il fatto suo: massima stima da parte mia! ;-)
di Storx [user #19716]
commento del 18/10/2013 ore 19:00:22
L'ho conosciuto in occasione della clinic a Caserta al MyToy (si intravedono i loghi nelle foto), organizzata dalla Route To Hell MGMT. Un evento piacevole in una location davvero straordinaria. GUS mi è sembrato davvero disponibile e soprattutto mi ha dato l'impressione di grande professionalità. Quello che fa, lo fa al top e allo "stato dell'arte": si vede che ha fatto tesoro di tutta la storia del metal ed, in alcuni casi, la reinterpreta anche con ilsuo personale gusto e creatività. Non mi è capitato di vedergli fare funambolismi esagerati da far cascare la mascella (ma forse non sarebbe stato nemmeno il suo genere/contesto), come ad esempio potrebbe capitare con qualche altro matto tipo Matthias IA Eklundh, ma è decisamente piacevole come gusto musicale e chitarristico, pur nella sua (diciamo) compostezza. Per riassumere il tutto in poche parole, lo definirei sicuramente un chitarrista "organico".
....E poi vabbè, anche se sembra timido e serioso, in realtà e molto simpatico e si vede che è un ragazzo a cui piace scherzare e stare a proprio agio in mezzo agli altri.
Non riesco a spiegarmi perchè, ma pare sia un fan sfegatato di Totò Schillaci!

NB: l'unica cosa che mi sembra l'abbia messo in difficoltà è stata, da parte di una ragazza (visibilmente in stato euforico per non dire altro), una domanda "esoterica" che non aveva nulla a che vedere con musica, chitarre, dischi e rock (per altro ribadita più volte con insistenza)...da grande professionista, ha gestito la cosa riportandoci tutti nel giusto contesto, anche con il supporto del mitico Andrea Martongelli (degli Arthemis) che si è prestato come traduttore, ma soprattutto "apripista di eccellenza"
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