di Oliver [user #910] - pubblicato il 21 dicembre 2013 ore 07:00
La televisione, da quando è stata inventata, è il più potente veicolo per le informazioni (vere o meno vere...) e le emozioni che esista.
La televisione, da quando è stata inventata, è il più potente veicolo per le informazioni (vere o meno vere...) e le emozioni che esista. La musica fa parte delle emozioni, e ha spesso beneficiato di questo potentissimo palcoscenico per raggiungere un pubblico sterminato. Ovviamente, uno strumento funziona quando lo si sa - o lo si vuole - far funzionare: sappiamo bene cosa accade, quando alla ricerca della qualità si sostituisce la ricerca dell’audience e del più facile guadagno. In campo musicale gli effetti sono noti a tutti. Il videoclip ha decretato il successo del vacuo e la ghettizzazione della vera arte. La ricerca della perfezione "come il disco", quando non di rado i cosiddetti "artisti" non sarebbero mai stati in grado di replicare dal vivo le loro prodezze, pompate e truccate in sala di incisione, unita alla ricerca della maggior praticità (e minor costo) possibile, hanno decretato la morte virtuale della musica suonata e il successo dell’avvilente playback: dei figuranti che fingono di suonare e un pubblico di imbecilli che assistono consapevolmente ad un’esibizione finta. Ma è davvero così? O meglio, è davvero così dappertutto... o siamo noi i più polli?
Mai come ora è stato facile dare un’occhiata a quello che fanno i vicini. Satelliti a parte, basta anche un rapido giretto su YouTube per scoprire che fuori dai nostri confini le cose spesso vanno molto diversamente. A tutti i livelli: anche confrontando trasmissioni talent-scouting come X-Factor (dopo non si dica che non faccio citazioni colte...), ci si rende conto dell'abisso profondo che ci separa dal resto del mondo occidentale. Perché in Inghilterra hanno trasmissioni come "Later... with Jools Holland", negli USA il "Letterman late night show"? E noi... Amici? Mi appello alla Convenzione di Ginevra.
Tanto per rendere l’idea, mentre da noi quasi sempre gli artisti - anche quelli bravi - devono ridursi a mimare i loro pezzi, come farebbe un bambino davanti allo specchio della camera brandendo una racchetta da tennis, "fuori" le trasmissioni che ospitano la musica (senza essere esclusivamente musicali), si gestiscono come potete vedere nel video che segue: si tratta del souncheck dei The Kat Men (trio rockabilly con il batterista ex-Stray Cats, più chitarrista e bassista di Imelda May) al Jools Holland show. Notare la location: un enorme spazio dedicato SOLAMENTE alla musica dal vivo (che è solo una parte del programma), nel quale sono riuscito a contare OTTO palchi, allestiti per consentire l’esibizione ottimale di più bands dal vivo nella stessa puntata, in diretta.
Un miraggio. A noi invece capita di vedere la Ventura, che non si accorge nemmeno di essere sfottuta dai Muse, offesi per essere stati costretti a suonare per finta.
Simpatica anche la protesta degli EELST che, costretti al playback, sono rimasti immobili per tutto il pezzo:
Possibile che l'unico modo per avere della buona, vera musica dal vivo nella nostra TV sia... tirare fuori dal freezer Renzo Arbore?