Il battage pubblicitario con tanto di misterioso countdown ideato per far scoprire alle innumerevoli legioni di fan quale sarebbe stata l’imminente novità del gruppo, non aveva però - almeno a tavolino - esito del tutto scontato: si sarebbe potuto pensare a un nuovo album, a uno speciale documentario celebrativo, a una nuova rimasterizzazione del catalogo discografico (cosa che, infatti, puntualmente si è verificata per i 50 anni di onorato servizio dagli esordi a oggi), ma che il quintetto tornasse a calcare le assi dei palchi di mezzo mondo, no, non era del tutto prevedibile.
È da tempo, infatti, che gli AC/DC sono alle prese con una serie di vicissitudini tanto dolorose quanto destabilizzanti: in primis, la scomparsa del vero motore della band, il chitarrista ritmico Malcolm Young. Più in ombra rispetto al fratello minore, il funambolico e inarrestabile Angus, ma autentico tassello compositivo e inimitabile macchina da riff, granitico in ogni pennata che la sua Gretch Jet Firebird, soprannominata “The Beast”, ha inciso nel corso di una carriera a dir poco leggendaria.
In secondo luogo, i problemi di udito del cantante Brian Johnson - costretto addirittura ad abbandonare il tour del 2016 fino a essere sostituito, in quell’occasione, da Axl Rose.
Infine, il recente ritiro dalle scene del bassista Cliff Williams e la momentanea assenza del batterista Phil Rudd. Che la band, dunque, si preparasse ad affrontare un ciclo di nuovi show ha destato non poco stupore.
Al tempo stesso, però, in Italia - come nel resto d’Europa - è scattata immediatamente la corsa ai biglietti così da consacrarne, ancora una volta, il successo planetario e il bisogno da parte del pubblico. Un pubblico, nel 2024, sempre più variegato a livello di età e sempre più ricco di famiglie, quasi a voler garantire un naturale passaggio di testimone tra genitori e figli e, al tempo stesso, consentire al rock di (ri)nascere o, meglio, di (ri)generarsi senza fine.
Eccoci, dunque, all’alba della riproposizione di una formula performativa che, da mezzo secolo, comprende una rigida e inossidabile scaletta fatta di classici, la celebre “duck walk” del leader (presa a prestito nientemeno che da Chuck Berry), lunghe corse per palchi di enormi dimensioni, assolo a torso nudo, cannoni e coriandoli sulle note di “For Those About to Rock”.
Di tutto questo lungo elenco, che cosa però oggi saprà mantenersi inalterato? Riusciranno ancora i nostri eroi a tenere alto il nome del gruppo, conservando quegli standard qualitativi che li hanno resi universalmente una delle principali influenze per generazioni e generazioni di rocker?
Proviamo a non soffermarci sul fatto che, a questo giro, gli unici membri storici saranno Angus Young e Brian Johnson, proviamo a non dar peso a capelli bianchi, pance incipienti, dita che sembrano non scivolare più così agevolmente come in passato sulle corde di una Gibson GS “Diavoletto” nera come la pece o rosso fiammante. Proviamo a tenerci stretto quel che conta davvero, le canzoni, e pensiamo - per dirla con Ernesto Assante - a come «questi brani possano essere parte di una storia più grande, addirittura quella dell’umanità». |