Realizzata nello stesso stabilimento che sforna i modelli storici di casa PRS, la serie S2 riempie il gap tra le Student Edition e il top della gamma americana. La S2 Custom 24 è appena arrivata in Italia, e noi ne abbiamo testato a fondo uno dei primi esemplari.Quando si parla di PRS, non si può fare a meno di immaginare finiture sgargianti, ricchi top figurati in
aceri dalle mille A e, soprattutto, prezzi esorbitanti. Le chitarre di Mr. Paul Reed Smith, in effetti, non sono tra le più abbordabili sul mercato.
Da diversi anni ormai la serie SE è scesa in campo per dare un assaggio della scuola PRS anche agli studenti o ai chitarristi che non intendono sborsare alcune migliaia di euro per una sei-corde. Per l'occasione, la produzione è stata collocata in Corea, mentre la fabbrica americana ha continuato a dedicarsi agli strumenti di fascia alta. Tra le due serie, però, la differenza di prezzo è ancora ampia, così il liutaio del Maryland ha ben pensato di aggiungere una nuova linea di chitarre esattamente nel mezzo: la serie S2 nasce nello stesso laboratorio che plasma i modelli più costosi ed è opera degli stessi artigiani, ma stringe la cinghia su tutto il superfluo per offrire il feeling e il vero sound PRS per un prezzo concorrenziale.
Le chitarre della linea S2 sono appena arrivate in Italia con la distribuzione di
Eko Music Group, e Cristiano Ceruti del
Centro Chitarre di Napoli ce ne ha gentilmente messa una a disposizione per una prova sul campo.
Quella in test è la
S2 Custom 24, versione budget - per così dire - dell'omonima ammiraglia di casa PRS.
Abituati alle forme tondeggianti delle made in USA, il primo approccio con la S2 può essere traumatico. Il top è bombato solo in prossimità dei bordi, mentre si appiattisce di netto nella sezione centrale, ricordando così più una Student Edition. La finitura curata alla perfezione e l'evidente qualità dei materiali, invece, suggeriscono di trovarsi davanti a qualcosa di estremamente diverso.
Mentre si soppesa il
leggerissimo mogano del body e si ammira la
delicata fiammatura del top in acero, cominciano a prendere forma le possibili motivazioni che hanno spinto PRS a creare uno shape nuovo anziché replicare quello delle vecchie Americane. Innanzitutto, una tavola piatta o semi-bombata di acero costerà di meno sia in materiale sia in manodopera. Le manopole, poi, possono essere fissate sul top piatto e non sarà necessario scavare gli alloggi come accade sul top della gamma: altro lavoro in meno.
Di fatto, ogni PRS di fascia alta è una scultura in legno per tanti piccoli accorgimenti, realizzarne una costa e Smith vuole che questo sia ben chiaro. A questo scopo elimina tutti gli orpelli e lascia unicamente quelli finalizzati a donare ergonomia alla chitarra, come lo smusso sulla spalla inferiore o il contour sul retro.
Tanto arrosto e poco fumo, insomma, e la sensazione è rafforzata quando si scorre lungo il
manico in mogano. Il
profilo Pattern Regular è di quelli tondeggianti, non eccessivamente voluminoso ma capace di trasmettere le vibrazioni con vigore. La sua forma è uno dei fiori all'occhiello del nuovo catalogo PRS: anche una mano abituata a manici di tutt'altro tipo non ha problemi ad adattarsi, complice anche il lavoro di fino eseguito sui bordi della tastiera. Il
palissandro di cui è costituita è compatto, scuro, bello a vedersi quanto a sentirsi,
smussato lungo i bordi che sono
lucidati come il manico, ma per niente appiccicosi. Dei
24 fret, nessuno interferisce con lo scorrimento delle dita e gli
intarsi Bird danno la conferma definitiva: la S2 è un'Americana degna del
seriale scritto a mano dietro la paletta.
L'hardware è un altro indice di qualità. Tutto, dalle meccaniche S2 bloccanti al ponte S2 Tremolo, fino anche alla placca del jack e la plastica satinata dei vani elettronici, trasmette una sensazione di solidità e affidabilità.
Se sui materiali non si è badato a spese, però ancora una volta i piccoli tagli arrivano sul versante manodopera. I due coperchi - per il vano elettronico e per quello del vibrato - sono avvitati direttamente sopra la superficie del retro del body, creando uno scalino di pochi millimetri. Ci si potrebbe chiedere perché mai non sagomare degli incassi per far sì che i coperchi fossero a livello con il corpo, come accade anche su chitarre economiche. Sbirciando sotto il ponte, inoltre, si nota che i fori per le viti sono come "freschi fatti", cioè ancora con alcune schegge intorno. Niente di cui crucciarsi, considerando che parliamo della zona sottostante la piastra del ponte, ma è impossibile non chiedersi cosa sarebbe costato fare una passata di carta vetrata sui fori, quando col resto si è fatto un così bel lavoro.
Dal momento che questi particolari non fanno perdere punti in alcun modo sul lato funzionale o ergonomico, la bilancia continua a pendere a favore della S2. Accantonate pignoleria e calcolatrice, il vero giudizio può arrivare solo impugnando il plettro.