di giorgio montanari [user #6752] - pubblicato il 31 marzo 2005 ore 10:47
giorgio montanari scrive "Prendiamo la questione un po' da lontano: tra gli anni '60 e gli anni '70, musicisti di "scuole" diverse iniziarono a produrrre composizioni non più nella classica forma canzone, ma, spinti da ragioni diverse (ricerca, vicinanza alla musica classica, erba...), iniziarono tutti a dilatare le loro composizioni, introducendo maggior libertà nella composizione, giustapponendo, a volte, pezzi brevi, variazioni e riprese. I dischi, così, divennero il luogo privilegiato dove sperimentare, liberi dai vincoli (anche fisici) del singolo, dove inserire suite quasi classiche (non un serie di brani accostati più o meno casualmente, ma frutto di una scrittura progettuale) oppure inserire brani uniti da un filo narrativo, fatti di temi ricorrenti e di pezzi brevi accostati a composizioni lunghissime; qualcuno se ne uscì, in modo un po' sarcastico ma, ahimé, lungimirante, alle finte pubblicità messe tra un pezzo e l'altro. L'album era il re."