Il 17 ottobre 2011, alle 16,40 in punto, ho ricevuto da tomwaits.com questa mail:
Dear Tom Waits Fan, You are invited to be one of the first people to listen to the newTom Waits record, Bad As Me. Go to BadAsMe.com and enter the following unique code, you will only be able to preview the record until this Friday.
Un regalo inaspettato e graditissimo. Dopo qualche ascolto, ecco le mie prime impressioni.
Un disco di Tom Waits, come solo lui ne sa fare, senza dubbio. Meno “classico” di Mule variation, meno sperimentale di Real Gone, solo per citare gli ultimi dischi in studio. Ma waitsiano fino al midollo. In generale, nulla di veramente nuovo, ma la qualità è davvero alta.
I brani:
Chicago: tiratissimo brano d'apertura, con sezione fiati nervosissima: tra James Brown e l'orco delle fiabe, con un grande Ribot e la partecipazione di Keith Richards.
Raised Right Men: sembra una versione aggiornata e corretta di Heartattack and Vine, con aggiunte rumoristiche, Flea al basso elettrico e l'armonica di Charlie Musselwhite.
Talking All The Same Time: ondeggiante ballad in falsetto con steel guitar d'atmosfera e la partecipazione di David Hidalgo (presente anche in diversi altri brani accanto a Ribot, com il quale tra parentesi ha anche recentemente creato progetto comune, da non perdere).
Get Lost: tirato rock'n'roll con accenni anni '50 frullato in salsa waits.
Face To The Highway: ballad sussurrata con basso alternato, percussioni metalliche e gentili ululati da licantropo-gentiluomo.
Pay Me: classicissima ballad pianistica un po' sgangherata, un must di Tom, com fisasrmonica e il violino di Hidalgo.
Back In The Crowd: una ballad con percussioni e chitarre dall'accento latino e una profonda voce a metà tra Amstrong e Presley.
Bad As Me: il primo singolo estratto, in realtà non è molto rappresentativo del resto disco, per la sua ritmica serrata e gli accenni funk, ma tutto sommato è uno dei pezzi più originali dell'album.
Kiss me: essenziale ballad sulla linea Christmas card froma a hooker e Blue Valentines, molto primo-Waits, con accenti da classico a 78 giri, c'è pure un disturbo che fa pensare allo scricchiolio del vinile, un vero esercizio di stile in salsa autoreferenziale, ma comunque davvero ben riuscito.
Satisfied: tirato r'n'b, con titolo intertestualmente rollingstoniano, la collaborazione dell'amico Keith Richards, e il grande Les Clypool al basso.
Last Leaf: classica ballata essenziale, costruita su chitarra acustica, pennellate di elettrica leggera, organo e contrabasso, con cori ubriachi del grande Keith; bella, ma in effetti di simili se ne contano davvero tante simili nella discografia waitsiana.
Hell Broke Luce: direi una versione riaggiornata di Step Right Up, specie di rap waitsiano con prevalenza di percussioni, ritmica serratissima con strani accenni hard, brevi break di fiati e con la band che sembra ripresa da dentro una scatola da scarpe; forse il brano più originale dell'album.
New Year's Eve: classicissima ballad di chiusura, aperta da un simil-mandolino, ancora con fisarmonica e vocione tirato e liricissimo.
In effetti, almeno per gli assidui frequentatori di Tom, il deja-vu è molto forte (come si capisce dal reiterato uso da parte mia dell'aggettivo “classico”), ma direi che è come uscire da una lunga e faticosa giornata di lavoro e tornare finalmente a casa... Comunque, se non si fosse capito, per me è davvero un gran disco; eventualmente, viste le sue caratteristiche, anche un'ottima introduzione a Waits per neofiti. Della serie: Tom Waits, una delle poche certezze della vita.