di LuckyPierluigi [user #40183] - pubblicato il 29 maggio 2016 ore 08:00
Una rara combinazione di eventi può rendere possibile portarsi a casa una rara edizione limitata di una Gibson Les Paul Traditional con P90 destinata al solo mercato americano. Bastano un paio di modifiche, un Bigsby e un ponte con sellette cilindriche per farne uno strumento unico.
Talvolta alcuni produttori creano "special run" destinate a rivenditori esclusivi o a determinate aree del mondo, e questo spesso significa vedere irrealizzato il proprio sogno di accaparrarsi una di queste sei-corde in edizione limitata.
Nel caso di specie, la Les Paul Traditional Pro P90 è stata prodotta in poche unità esclusivamente per Guitar Center e solo per l'anno 2011, divenendo quasi subito sold out. Nel mio caso l'acquisto è stato possibile soltanto perché il movimentato mercato italiano dell'usato mi ha permesso di trovarne una a pochi chilometri da casa mia, in condizioni pari al nuovo.
Il perché abbia immediatamente nutrito un così grande interesse per questa chitarra è nelle specifiche tecniche: P90 in alnico 5 con coil tap (per un suono quasi Telecaster, specie in posizione centrale), meccaniche Grover Keystone autobloccanti, quasi necessarie per l’upgrade che avevo in mente, e il manico con profilo '60 che ho imparato ad amare con la prima serie Classic.
Portata a casa, dopo una rapida e piacevole trattativa, ho approfondito la sua conoscenza.
Il peso è consistente, la chitarra infatti (nonostante un refuso nella descrizione sul sito Gibson, poi corretto nella pagine sulle specifiche del modello) ha il "traditional weight relief", ovvero i tipici fori di alleggerimento che accompagnano la produzione Les Paul dall’era Norlin, fori che in verità non riducono poi così drasticamente il peso, che resta infatti importante.
La tastiera è di un bel palissandro, è ottimamente rifinita e, grazie al Plek, consente qualunque tipo di action anche se, da chitarrista rock-blues, non amo i setup estremi, quindi opto per un'action media e alzo un po' il ponte, regolando di conseguenza anche il resto.
In verità stavolta non mi sono limitato al semplice setup e cambio corde ordinario, ma ho provveduto anche ad installare un Bigsby B7 con piastra adattatrice Vibramate V7, raggiungendo così l’obiettivo che mi ero preposto sin dall’inizio, ovvero avere una Les Paul con P90 e Bigsby, possibilità di "scaricare" con il coil tap il suono (avvicinandola a territori fenderosi) e che reggesse l’uso del vibrato. Tutti però sanno che non sono solo le meccaniche e il capotasto ad assicurare una buona tenuta dell’accordatura, ma soprattutto con il Bigsby è fondamentale che anche il ponte sia adeguato. Ho così acquistato uno Schaller STM, cromato come le meccaniche, e ho definitivamente archiviato la pratica: grazie alle sellette a rullo l’attrito è considerevolmente ridotto, e la corda non resta "strangolata" dalla tipica sella trapezoidale delle Les Paul.
A completare l'attuale veste della chitarra c’è poi una bellissima campana trussrod in argento, regalatami da un caro amico, che impreziosisce il look della paletta, e una placca jack in ottone cromato, quest’ultima pensierino della mia ragazza, che chiude il motivo estetico "metallo luccicante/nero lucido" che volevo caratterizzasse questo strumento.
Ma, per quanto l’estetica conti, è il suono che fa la chitarra, e devo dire che questa Les Paul mi soddisfa appieno. Non è una tipica Les Paul, il clean anche senza coil tap è molto diverso dal solito, arioso e definito anche con il pickup al manico, e a mio avviso anche il Bigsby influenza non poco la resa finale, alleggerendo ancora di più la Gibson dal solito fardello di medio-bassi che questi strumenti portano in genere sul groppone. Sia chiaro, amo il suono delle Les Paul con humbucker, ma avendo già quel suono in rastrelliera volevo qualcosa di diverso, di antico e versatile allo stesso tempo, e che in qualche modo mi permettesse di avventurarmi in generi e stili di solito non legati a questo tipo di chitarra.
Di seguito vi sono un paio di clip dove cerco di dare un'idea del suono con e senza tap coil. Entrambi sono suonati con la posizione centrale del selettore e il cambio di sonorità è evidente, tanto da portarmi a suonare brani con atmosfere decisamente diverse tra loro.
Senza coil tap:
Con coil tap:
Sul crunch, invece, non ho dubbi: P90 al ponte e via! Anche le altre posizioni sono molto belle e sfruttabili, ma il mio stile mi impedisce di agire sul selettore. Il P90 al ponte basta ed avanza per ottenere tutti i suoni crunch di cui un rocker vecchia scuola ha bisogno, provare per credere.
Una piccola nota: ho cambiato drasticamente modo di fare i video, ora il video è in HD e l’audio è registrato separatamente microfonando l’ampli. In questo modo i contenuti sono allineati agli standard attuali delle demo presenti su YouTube. Per un'esperienza ottimale di ascolto sarebbe preferibile, come sempre, utilizzare un buon impianto o delle cuffie di qualità.
Le mie conclusioni, dopo aver imparato a domare questa Les Paul, si riducono a un unico, semplice imperativo: qualunque chitarrista al mondo *deve* avere almeno uno strumento con dei P90 e, se le forme sono queste, poi non può chiedersi di più.