di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 14 novembre 2014 ore 07:30
Le chitarre con paletta slotted hanno sempre un fascino quasi magnetico, anche quando sulla paletta non c’è la scritta “giusta”. In redazione oggi è capitata una Ibanez Artwood Vintage Dreadnought. L’abbiamo subito messa in mano a Paolo Antoniazzi per un test approfondito.
Le chitarre con paletta slotted hanno sempre un fascino quasi magnetico, anche quando sulla paletta non c’è la scritta “giusta”. In redazione oggi è capitata una Ibanez Artwood Vintage Dreadnought. L’abbiamo subito messa in mano a Paolo Antoniazzi per un test approfondito.
La serie Artwood Vintage comprende due soli modelli (più una tenor guitar), che pur essendo diversi tra loro condividono lo stesso spirito e lo stesso look retrò. Qualche tempo fa abbiamo testato la parlor, questa volta tocca alla dreadnought, con una cassa molto più grande e materiali completamente diversi.
Per il top è stato scelto un pezzo di abete Sitka massello, scelto per le sue caratteristiche timbriche e per la sua risposta equilibrata su tutte le frequenze. Il manico, con attacco al 12esimo tasto, come da tradizione, è in mogano con tastiera in palissandroa 18 tasti. Stesso legno per il ponte. Il mogano è stato usato abbondantemente anche per fondo e fasce, laminato in questo caso. Insomma come potete ben capire la AVD1 è una chitarra che rispetta i canoni delle dreadnought pre-war, diventando quasi una reissue piuttosto che un vero nuovo modello.
La chitarra che ci è stata mandata in prova montava anche il buon sistema di preamplificazione con controlli a scomparsa nella buca e piezo sotto l’osso del ponte, di vero osso tra l’altro come il capotasto. In particolare abbiamo a che fare con preamp LR Baggs EAS-VTC e pickup LR Baggs Element.
Come una chitarra acustica dovrebbe essere l’Ibanez AVD1 è molto semplice. Legni di buona qualità uniti a una costruzione curata e a un’estetica gradevole. La finitura gloss del body la rende anche resistente a graffi e piccole botte. Il manico, invece, è satinato così da non impacciare i movimenti di chi suona. Imbracciandola si resta subito colpiti dalla leggerezza e dal bilanciamento. Le dimensioni certo sono importanti ma non la rendono scomoda. Bisogna aggiustare un attimo la posizione del braccio destro e il gioco è fatto. Già dai primi accordi la si sente vibrare bene sulla pancia e il manico col profilo sottile e il capotasto da 43 millimetri facilitano il playing.
La quantità d’aria contenuta all’interno della cassa si fa sentire, infatti il volume che fuoriesce dalla buca è sostenuto. Ammettiamo che ce ne aspettavamo ancora di più a dire il vero ma è già sufficiente. Il sound è bilanciato, forse appena appena spostato sulle basse, ma da una dreadnought non ci si aspetta mica il sound medioso e nasale di una parlor. La scelta dei legni è azzeccata, anche se non innovativa, e conferisce allo strumento un timbro educato, con cantini morbidi e mai sferraglianti. Avremmo preferito una action più bassa, ma a tutto si può rimediare. La scelta dell’attacco del manico al 12esimo tasto può scoraggiare i virtuosi dell’acustica che hanno più difficoltà a raggiungere la parte alta della tastiera. La AVD1 è una chitarra alla vecchia, diretta e semplice, fatta per accompagnarsi mentre si canta oppure per del sano fingerstyle.
Collegare un jack all’uscita posta nell’attaccacinghia è una piccola impresa. Il buco infatti sembra essere stato progettato preciso al decimo di millimetro tanto che bisogna faticare per inserire il capo del cavo. Questo però lascia presagire che distaccamenti accidentali del cavo durante i live saranno pressoché impossibili. Il sistema LR Baggs si difende bene. Pur restando un piezo, quindi forte sulle basse e un po’ plasticoso sulle alte, riesce a riprodurre un sound in parte rispettoso di quello acustico della AVD1. Impossibile riprodurlo identico, anche lavorando con il tono, meglio lasciare fare al fonico. Abbiamo già provato diverse chitarre con il sistema a scomparsa nella buca. Questo offre si il vantaggio di lasciare intatte le fasce, ma rende la gestione del suono abbastanza difficoltosa durante il live. Molto meglio i classici fader. Probabilmente con un po’ di abitudine tutto migliora ma al primo colpo risulta abbastanza difficile entrare in confidenza con i piccoli potenziometri.
In definitiva per 450 euro (350 per la versione senza amplificazione) la Ibanez AVD1 è una chitarra che offre buona qualità al prezzo corretto. Il look classico e le finiture curate la rendono uno strumento appetibile. Il timbro, come l’aspetto, è rispettoso della tradizione. Abbiamo sempre a che fare con uno strumento di fascia media, bisogna ricordarlo, quindi non ci si possono aspettare performance da primadonna. Come le altre chitarre della serie AW di Ibanez merita sicuramente una prova in negozio per assaporarne con mano i tanti pregi.