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Intervista a Jordan Rudess
Intervista a Jordan Rudess
di [user #16140] - pubblicato il

Il 24 settembre 2013 usciva Dream Theater, album omonimo che sancisce, oltre all'ingresso ufficiale di Mike Mangini anche sotto l'aspetto compositivo, un punto di svolta per la band. Nuove sonorità, nuove idee e tanta buona musica. Abbiamo quindi posto qualche domanda a Jordan Rudess in modo tale da approfondire alcuni aspetti che stanno alla base della nascita dell'album.
Il 24 settembre 2013 usciva Dream Theater, album omonimo che sancisce, oltre all'ingresso ufficiale di Mike Mangini anche sotto l'aspetto compositivo, un punto di svolta per la band. Nuove sonorità, nuove idee e tanta buona musica. Abbiamo quindi posto qualche domanda a Jordan Rudess in modo tale da approfondire alcuni aspetti che stanno alla base della nascita dell'album.

A cosa è dovuta la scelta di intitolare l'album con il nome della band?
E' un momento molto importante per la carriera dei Dream Theater, avevamo bisogno di fare un cambiamento da un paio di anni. Ora sentiamo che è il momento giusto musicalmente, personalmente e per quanto riguarda la qualità dell'unione tra gli elementi gruppo. Ci sentiamo in un'ottima condizione e lo abbiamo trasmesso nella realizzazione di quest'album.
E' il momento perfetto per intitolare un album con il nome del gruppo, solo e semplicemente un nome che descrive appieno la nostra condizione attuale.

Solitamente come nasce un brano dei Dream Theater, è un lavoro di gruppo oppure ognuno proprone la propria idea?
La maggior parte della musica viene scritta da John Petrucci e da me per poi essere ascoltata e valutata insieme a tutto il gruppo. Molto, in questo progetto, è stato fatto anche da Mike Mangini grazie alla sua personalità, musicalità ed energia accompagnata dalle ottime idee a cui si aggiungono gli ottimi riffs di John Myung. Sai, scriviamo un po' tutti e tutti insieme diamo forma alla melodia, nella maniera che ci sembra più interessante.

La maggior parte delle persone che hanno avuto modo di sentire il disco, hanno notato delle sonorità diverse (in senso positivo), per qualche verso un ritorno al passato. E' una scelta voluta?
Una delle cose che stiamo facendo da anni, consiste proprio nel cambiare e lo stiamo facendo esplorando quello che musicalmente sono le persone che compongono il gruppo e valutando che tipo di musica vogliamo realizzare.
Allo stesso modo, abbiamo cercato di tenere a mente quello che sono i Dream Theater e quello che rappresentano. Non stiamo certo cercando di reinventare lo stile del gruppo, ma di catturare nuove idee e scrivere nuove canzoni mantenendo comunque l'essenza dei Dream Theater che per molte persone è importante.

Intervista a Jordan Rudess

False Awakening Suite sembra essere stata creata come intro perfetta da utilizzare all'apertura dei concerti al posto di Dream is collapsing (Hans Zimmer) che avete utilizzato nel precedente tour. Il brano è nato (anche) con questo scopo o volevate semplicemente realizzare una bella intro per il disco?
Solitamente in passato usavamo una bellissima colonna sonora prima di salire sul palco realizzata apputo da Hans Zimmer. Così ci è venuta l'idea di crearne una nostra. Mi ricordo che John Petruci mi ha chiesto cosa ne pensassi dell'idea di creare un'intro tutto nostro. Mi è sembrata subito un'ottima idea, così io e lui ci siamo seduti e abbiamo iniziato a comporre la musica. In due o tre ore la linea melodica era già definita.

A cosa è dovuta la scelta di affidare le orchestrazioni a Eren Başbuğ?
Ho scoperto Eren qualche anno fa, è una persona di grande qualità. Ho visto alcuni video che aveva realizzato, poi ho scoperto che aveva riarrangiato per orchestra un pezzo dei Dream Theater. Ho subito pensato che fosse una persona di grande talento. In quel periodo stavo lavorando a "Exploration for keyboard and orchestra" e avevo la necessità di avere un'orchestra vera tra le mani. L'ho quindi contattato per darmi una mano nell'arrangiamento.

In seguito l'ho fatto conoscere al resto del gruppo al quale è piaciuto molto. Ci tenevo a dargli l'opportunità di arrangiare le orchestrazioni di "Dream Theater". Eren sarà inoltre presente nei live con un quartetto d'archi.

Ormai si può affermare che l'iPad sia entrato nella tua dotazione musicale standard. In "Enigma Machine" fai anche un assolo con l'ipad. Da cosa è nata l'idea di realizzare delle app?
Molti anni fa, avevo uno dei primi iPhone con qualche semplice App musicale installata come un pianoforte e simili. Mi sono quindi subito reso conto della potenzialità che poteva avere quel tipo di supporto, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di espressione dovuta allo schermo sensibile al tocco. Ho quindi investito molto tempo sia nell'individuare delle App interessanti, che nel cercare di capire come poter sfruttare appieno questo supporto. Ho quindi rintracciato degli sviluppatori con i quali parlare delle mie idee. Cercavo qualcuno che mi aiutasse a creare un'applicazione capace di unire l'aspetto audio a quello video in un unico elemento, così è nata MorphWiz.

Ho ricevuto per quest'app molti premi incluso il Billboard come migliore App nell'ambito musicale. Il sampling è un'operazione molto naturale per me, così come lavorare con i synth, i computer e con le varie metodologie di espressione. Tutto questo è molto eccitante per me. Così è nata l'idea di lanciarmi nel mondo delle App.

Intervista a Jordan Rudess

Hai intenzione di realizzare qualche altra App in futuro?
Assolutamente! Al momento sto lavorando al mio piano solo album. L'idea è quella di realizzarlo - oltre che in formato classico - in un formato interattivo, quindi di rilasciare un'applicazione con la quale l'utente possa manipolare in qualche modo quello che sente e allo stesso tempo condividere con i propri amici.

In "Behind the Veil" hai utilizzato il Seaboard che è uno strumento piuttosto inusuale. A cosa è dovuta questa scelta, praticità, metodologia d'uso o cosa?
Seaboard è realizzato da un'azienda chiamata Roli, lo strumento in realtà non è ancora nella sua veste ufficiale, ma io l'ho avuto dall'azienda con la quale sto collaborando alla sua realizzazione, in quanto trovo che sia uno strumento veramente innovativo e interessante. E' in buona sostanza l'evoluzione della tastiera del piano così come noi la conosciamo. Consente un livello di espressione non possibile con una tastiera convenzionale. Puoi utilizzare un suono di chitarra e riuscire a suonare - senza alzare le dita dai tasti - un bending semplicemente spostandoti in senso verticale sulla lungezza del tasto. L'ho usato in qualche pezzo nell'album.

Oltre al Seaboard, hai utilizzato qualche altro nuovo strumento per la registrazione dell'album?
Si, ho utilizzato un'altra mia App "Geo Synthesizer" per suonare uno dei miei Lead nello strumentale Enigma Machine. Mentre registravamo in studio, a un certo punto è arrivato il momento di suonare un mio solo che avrei dovuto fare con la tastiera. Avevo il mio iPad alla mia sinistra e mi sono messo a suonarlo con la mia App. Alla fine abbiamo scelto di usare quello suonato con l'iPad (che dopo il solo era fumante).

"Illumination Theory" è un brano molto elaborato nel quale sono evidenti le ritmiche estreme di Mike Mangini. Credi che il suo ingresso nel gruppo abbia in qualche modo modificato lo stile del gruppo e/o il modo di comporre?
Una cosa interessante di Mike Mangini, è che ci sono pochissimi batteristi al mondo che possano suonare quello che suona lui. Ho guardato - da spettatore - i nostri ultimi video con i Dream Theater realizzati in vari paesi del mondo e credo che sia una persona sovrumana (in senso positivo naturalmente), non credo sia completamente umano!
Ha portato nei Dream Theater la sua tecnica di altissima qualità, ma anche la sua mentalità in merito al concetto di ritmo - che trovo molto interessante. Mike Mangini ha una mentalità matematica fuori dalla norma nella costruzione del ritmo e della sua struttura. La combinazione di tutte queste qualità ha portato una grande esperienza all'interno del gruppo.

Intervista a Jordan Rudess

Sta avendo un grande successo anche il progetto con Minnemann e Levin. Puoi parlarcene?
Sono molto contento di questo progetto perché appena ho finito di lavorare all'album dei Dream Theater mi ci sono dedicato. E' un miscuglio di progressive, metal, fusion, jazz. Quando ho ricevuto le loro parti registrate, sono rimasto entusiasta del lavoro effettuato.

Realizzarlo è stato un po' come Liquid Tension Experiment nel senso della libertà di stile. E' stato naturalmente un piacere lavorare con Marco Minnemann e Tony Levin. Ho apprezzato Marco - oltre che alle audizioni per trovare il nuovo batterista dei Dream Theater, anche in altre occasioni. E' un musicista e batterista incredibile.


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