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Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata
Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata
di [user #116] - pubblicato il

Roberto Fazari è un musicista estremamente versatile: insegnante, turnista, arrangiatore, autore. Un esempio mirabile di come un enorme bagaglio tecnico, da vero shredder, se sfruttato saggiamente possa essere una risorsa per lavorare in maniera agevole e funzionale negli ambiti più svariati. Incontriamo Roberto alla vigilia della partenza dell'RGA Tour con Donato Begotti e Andrea Filippone.
L'RGA tour, evento organizzato da Volonté&Co, si preannuncia come uno degli appuntamenti chitarristici e didattici più interessanti della stagione.
Dal 7 marzo Donato Begoti, Roberto Fazari e Andrea Filippone attraverseranno l'Italia per una serie di  “Seminari/Concerti” che si prefiggono di coinvolgere i partecipanti in un evento divertente e allo stesso formativo. L’esecuzione live di brani famosi e di generi musicali differenti, saranno l’occasione per toccare e trattare varie tematiche, come legato e tapping, pennata alternata, feeling, sound & creativity.
Incontriamo Roberto Fazari.

Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata

Tante volte la tecnica diventa una prigione per molti chitarristi. Spesso, paradossalmente, quelli più tecnici e fissati con lo studio finiscono per essere poi quelli meno attivi sul piano pratico (live, sessioni, collaborazioni…) Ti va di fare con noi qualche riflessione su questo spunto?

Il punto di unione tra l’essere tecnicamente preparati e lavorare tanto credo risieda “nell’avere la testa giusta”. Per diventare un chitarrista abile sullo strumento ci vogliono determinazione, organizzazione, pianificazione e costanza. Convogliare tutti questi aspetti in contesti musicali/lavorativi differenti porta inevitabilmente a fare le cose bene, in maniera professionale e, perché no, remunerativa. Il segreto direi che sta nell’affrontare ogni sfida lavorativa con lo stesso, altissimo, impegno e senza sconti. Unendo poi al tutto una attitudine positiva e il pensiero che ogni lavoro, anche il più piccolo, è una opportunità. In ormai quasi 20 anni di attività ho portato avanti progetti molto differenti (insegnamento, cover band, duo acustico, musical, lavoro in studio per la televisione, studio/live per artisti emergenti ecc). Quello che cerco di fare arrivare ai miei allievi è che, se pensiamo alla fortuna di fare musica (in maniera amatoriale o professionale non importa), ogni singolo lavoro si affronta con gioia poiché si è felici di essere proprio lì, proprio in quel momento. E, ancora una volta, la gioia ci porta a lavorare con qualità, ad affrontare con serenità ore e ore di studio per migliorare un passaggio, ore e ore di prove per capire qual’è il modo migliore per suonare determinati accordi, ore e ore di confronti per decidere qual’è il pedale migliore per un contesto musicale.
 
Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata

Che suggerimenti dai ai tuoi allievi per crescere su questo versante?
Durante le mie lezioni spesso mi trovo a spronare gli allievi a buttarsi, a fare… a lavorare. Non importa il contesto (liscio, big band, promo autoprodotto, video YouTube ecc). L’importante è iniziare a fare rotolare la palla ed uscire all’esterno. Scoprire “sul campo” la gioia dello stare sul palco, la fatica delle prove, la concentrazione che serve in studio, la felicità di vedere gente ballare sotto di noi ecc. Ogni lavoro ci insegna qualcosa e, portare avanti un progetto strumentale classical-metal non preclude il poter lavorare in una rock cover band.
 
Quindi studiare troppo, può quasi essere controproducente?
Comprendo bene il “pericolo dell’essere shredder”. Sviluppare una tecnica virtuosa rischia di far perdere, a volte, di vista la “vita reale”. Ci si immerge così a fondo nello studio “compulsivo” con il rischio di dimenticare gli altri aspetti inerenti alla chitarra (accompagnamento, repertorio, registrazione, improvvisazione). E così ci si trova ad avere un bagaglio, anche importante, di tecnica che non può essere sfruttato. Questo non deve succedere: godiamoci le nostre sestine suonate alla velocità della luce, i nostri super-hyper-fast licks che ci fanno stare bene ma non dimentichiamoci mai di studiare una nuova ritmica, un  assolo, una scala.
A volte, inoltre, il “virtuoso” rischia di cadere in una sorta di costante senso di impreparazione. Sembra di non essere mai sufficientemente pronti per “uscire all’esterno”. Ancora una volta questo non deve succedere: la musica è condivisione, deve “muoversi” e noi dobbiamo metterci in gioco. Suonare con un amico in cameretta o davanti a 1000 persone, realizzare un promo da fare ascoltare ai parenti o un disco che svetta le classifiche sono una chiave fondamentale per concretizzare il nostro essere musicisti.
 
Dal punto strettamente tecnico, legato ed economy picking sembrerebbero agevolare l'esecuzione di quello che si potrebbe suonare in maniera più tradizionale in alternate picking.  Anche perché poi, l’alternate resta una delle tecniche più insidiose e dure da dominare e mantenere.
Verissimo! Con il legato e l’economy si potrebbero suonare più facilmente un sacco di frasi ma…quel toc-toc-toc, quell’effetto mitragliatore che la pennata alternata esercita su di me e su molti chitarristi ha un fascino ineguagliabile!!! Si tratta, in fondo, di scegliere la tecnica giusta per ricreare il suono che si ha in mente e che ci fa stare bene. Eseguire delle frasi in alternata fa scaturire un suono definito, serrato e grintoso che per molti di noi tamarri non solo è il “suono giusto” ma è una vera e propria fonte di godimento. Non smetteremmo mai! Sono convinto che questo fattore emotivo sia un vero e proprio propulsore allo studio. La soddisfazione che si prova ad ottenere un certo tipo di suono, ad eseguire determinate frasi, a padroneggiare la tecnica diventano il carburante che ci fa chiudere nella nostra stanza a studiare come matti e di conseguenza…a migliorare sempre!
 
Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata

Quali sono allora i vantaggi di suono e resa musicale che possono portare a privilegiare e investire su questa tecnica?
Tralasciando il lato “emozionale” c’è comunque un aspetto su cui insisto molto sia a lezione sia nei seminari: la pennata alternata è spesso alla base di una buona ritmica in diversi contesti musicali. Non parliamo quindi solo di Metal e affini ma anche di Funk (che vede in questi anni un revival importante con Daft Punk, Maroon 5 ecc), Pop, Country e molto altro. Avere una mano destra solida, precisa, che mantiene con correttezza il groove dato dalla griglia “su-giù” porta inevitabilmente ad accompagnare con qualità, donando grande spinta al brano. Si creano le fondamenta del groove e…si fa ballare.
Per sviluppare una buona pennata sono necessarie tantissime ore di studio che coinvolgono in egual modo mano destra e sinistra. Ciò che si ottiene è un grande sync tra le due mani, scioltezza e precisione ritmica che donano agli accompagnamenti una marcia in più. Gli allievi ormai conoscono a memoria la mia frase: “possiamo shreddare quanto vogliamo ma se accompagniamo di m###a è finita!”. La funzione primaria della chitarra è quella di far tirare il brano…che si tratti di una canzone di Ozzy così come un pezzo di M. Jackson. Ecco quindi perché diventa fondamentale inserire nella propria formazione anche un lavoro approfondito sulla ritmica applicando le stesse metodologie di studio che utilizziamo per migliorare la nostra tecnica virtuosa.
 
Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata

 Ci fai una top 3 dei più frequenti errori di impostazione, attitudine, metodo che per la tua esperienza bloccano, castrano letteralmente lo sviluppo di una tecnica armoniosa, efficiente, pulita?
1) Non riascoltarsi. Capita spesso che i chitarristi si ritrovino a studiare dopo il lavoro, a notte fonda o nella pausa pranzo. Mantenere la concentrazione risulta a volte difficile. Si rischia di ritrovarsi a suonare in maniera automatica un lick o un esercizio assimilando delle imprecisioni o peggio ancora degli errori che il cervello bypassa. Un buon modo per tenere alta la qualità è quello di registrare, ogni tot tempo, una take e subito risentirsi. Questo porta a due benefici:
  • ci fa staccare, per un attimo, dalla pratica “fisica” e quindi ci rigenera
  • ci “riporta alla realtà” mettendoci di fronte alla qualità di quello che stiamo suonando
Attenzione! Questo metodo non porta a galla solo un eventuale playing “brutto”, di cui non ci stavamo accorgendo, ma può anche essere fonte di soddisfazione inaspettata. Può farci dire: “ehi, pensavo stessi suonando peggio!”. In entrambi i casi ci stimola a fare meglio!
2) Non pianificare. Sviluppare una tecnica efficace, portare un lick difficile ad una certa velocità, eseguire con fluidità una frase richiede tempo e dedizione. Spesso si tende a non creare un piano di studio a medio/lungo termine e si cerca di “portare a casa il risultato” in fretta…troppo in fretta. La strategia migliore è organizzare invece una tabella di incremento giornaliero e prevedere un obiettivo. Questo crea serenità, determinazione, disciplina e qualità dello studio. La programmazione è un argomento che tratto veramente a fondo nelle mie lezioni ed è un aspetto che molti studenti vogliono conoscere. Cerco, con questo metodo, di fornire un approccio che consenta loro di dissipare quel “velo di tristezza” che colpisce quando ci sembra di non riuscire ad arrivare mai all’obiettivo.
3) Sottovalutare gli errori per “fare prima”. Come dicevo al punto uno, spesso la mancanza di tempo data dagli impegni di studio, lavorativi e famigliari costringono il chitarrista a trovare solo dei piccoli sprazzi di tempo per studiare. E spesso, nei pochi minuti a disposizione, sii vorrebbero portare avanti diversi argomenti. Oltre al rischio di non sentire le imprecisioni visto sempre al punto uno, spesso si tendono a ignorare in maniera conscia gli errori e far salire comunque il metronomo in fretta perchè altrimenti “non arriverò mai a quella velocità”. Purtroppo questo metodo non porta a molto e si ritorna quindi al discorso della programmazione. Il trucco è trovare il metodo giusto per far rendere anche solo quei pochi minuti giornalieri.
Non importa quanto ci vorrà ma se la salita sarà graduale, di qualità e ben controllata i risultati arriveranno e saranno duraturi. E la soddisfazione dell’aver raggiunto, ogni giorno, il piccolo risultato intermedio, sarà non soltanto la nostra più grande ricompensa ma ci immetterà in un circolo virtuoso fatto di studio di qualità, progressi più veloci, felicità nel suonare, voglia di imbracciare ogni giorno lo strumento!

Roberto Fazari: il fascino irresistibile della plettrata

Cosa ti porterai sul palco per queste clinic? (Chitarra, ampli, effetti…)
Seguirò il famoso mantra che dice: “un chitarrista deve avere due suoni…un buon pulito e un buon distorto”. Utilizzerò un setup piuttosto contenuto ma funzionale ai brani che dovrò eseguire.
Come chitarre utilizzerò le mie due fide Jacaranda costruite a Milano.
La principale sarà una JL 2.0 Roberto Fazari signature in mogano, manico incollato, floyd rose e pickup Di Marzio Paf Master al ponte e Haussel Alnico 2 al manico. Si tratta di una chitarra che unisce il mio amore per i mondo Gibson con la necessità di comodità (data dalla forma del body e del manico), velocità (data dalla tastiera piatta e dai tasti Jumbo) e versatilità (data dal ponte Floyd Rose e dai pickup splittabili). 
Nonostante la mia passione per lo shred preferisco utilizzare pickup poco potenti per poter sentire sotto le dita la dinamica che voglio ed ottenere un suono percussivo che mi piace molto.
La seconda chitarra sarà una JD Faster Roberto Fazari signature che utilizzerò per gli esempi più “puliti”. Corpo in mogano, manico incollato, scala corta, ponte fisso wraparound e due P90. È una chitarra selvaggia e raffinata allo stesso tempo. Senza fronzoli, sa essere delicata e rotonda sui puliti così come sporca e graffiante sui distorti.
Dal punto di vista degli ampli, per questo tour, abbiamo deciso di portare sui palchi le tre “regine della RGA”: tre amplificatori Friedman. Io utilizzerò la SS100. Due canali più boost sul distorto. Il pulito è molto trasparente mentre il crunch è veramente “grosso” e può arrivare a vette di gain veramente alte. Essendo io lo sporco metallaro del trio non potevo che scegliere lei.
La cassa sarà la mia fidata Dragoon 2x12 con coni Vintage 30. Definita, potente nonché estremamente leggera. Una grande comodità visti i diversi spostamenti che dovremo effettuare.
La pedaliera sarà molto semplice. Oltre all’indispensabile accordatore utilizzerò, in front, solo tre pedali: Sl Compressor Xotic per i puliti, Ep Boost Xotic per spingere l’ingresso della testata, Phaser MXR per un paio di brani in cui avrò bisogno della sua sonorità.
Nel loop effetti: Carbon copy delay MXR acceso all’occorrenza e Wet Reverb Neunhaber
sempre acceso per dare una leggera spazialità al suono.
Una piccola curiosità riguardo al delay: ho installato sul pomello MIX una piccola levetta chiamata Option Knob che mi consente di gestire, in tempo reale e con il piede, la quantità di effetto che voglio sentire. Una grande comodità per chi utilizza pedali analogici che non hanno la possibilità di salvare e richiamare preset differenti!
Grazie mille per questa intervista, un saluto a tutti gli amici di Accordo e… ci vediamo in giro! Vi aspetto!!!



Nel video Roberto regala ai lettori di Accordo.it un assaggio della nuova edizione del metodo "Alternate Picking Improver" edizioni Volontè, autori Donato Begotti e Roberto Fazari. In questa lezione di chitarra country, da cui è estrapolato il video,  ci si concentra sulla resistenza e sulla pennata Inside-Outside.
donato begotti interviste rga rock guitar academy roberto fazari volonté&co
Link utili
I manuali della RGA pubblicati da Volontè&Co
Il sito della Rock Guitar Academy
Il sito di Roberto Fazari

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