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Pietro Quilichini:
Pietro Quilichini: "Dischi che ti fanno alzare il sopracciglio"
di [user #17404] - pubblicato il

Pietro Quilichini è una delle chitarre rock più veraci della scena italiana. Suono, groove, carattere e una tecnica debordante che sintetizza il meglio dello shred anni '90. Nell'attesa che si decida a fare un disco strumentale, lo abbiamo intervistato.

Con chi stai suonando?
Sto lavorando principalmente con il tributo ufficiale a J-AX/ Articolo31. Poi suono con gli HIPHOPIZE...
 
Con loro cosa fate?
Cover hip hop anni '90, 2000 ma arrangiate in chiave rock. Faccio una media di 80 date l’anno e che mi tengono piuttosto impegnato; motivo per cui ho dovuto accantonare per il momento il progetto Rezophonic.


 
Ti senti un chitarrista da band?
Mi piace il concetto di band e amo suonare generi differenti. Mi diverto a creare insieme ad altri musicisti e vedere che tipo di alchimia nasce. Ho suonato con tante band: con gli Hirofura, con i KLOGR... e - anche se come session player - con Alteria.







 
Viceversa, cose tue, magari strumentali non le fai?
In quest’ultimo periodo ho messo su un power trio, proprio di musica strumentale. Ci sono Claudio Sannoner al basso ed Elia Micheletto, alla batteria: due musicisti spettacolari! Spero di far uscire al più presto qualche brano e magari un EP.
 
Te lo chiedo perchè sulle cose rock shred sei pazzesco. E viene da chiedersi perchè non ritagli uno spazio maggiore ad una tua produzione da solista...
Ho pubblicato un brano che si intitola “Whatever”,  una sorta di traccia 0 che avrebbe fatto da apripista per il mio primo disco solista. Successivamente sono andato in studio per registrarne altri...
 


E cosa è successo?
Che è arrivato il lockdown e ho perso lo slancio...
 
Io spero che tu non desista...
Credo che a breve pubblicherò qualcosa di nuovo.

Ho iniziato presto a scrivere brani di musica strumentale su un Fostex a cassette. È un’ottima valvola di sfogo e mi aiuta a sperimentare soluzioni che poi posso proporre con più sicurezza in altri contesti e mi ha aiutato anche a trovare un mio stile.
 
Visto che parliamo di musica strumentale per chitarra, chi sono i tuoi riferimenti?
È una domanda difficile a cui rispondere; perché ascolto davvero tanta musica, di qualsiasi genere. L’ispirazione può arrivare da qualsiasi input per quanto mi riguarda!
Chitarristicamente parlando, amo follemente PASSION & WARFARE (1991) di Steve Vai, CRYSTAL PLANET (1998) di Joe Satriani, STILL LIFE TALKING (1987) di Pat Metheny, YOU HAD IT COMING (2001) di Jeff Beck, TALES FROM THE BULGE (1996) di Michael Landau, EROTIC CAKES (2006) di Guthrie Govan...
potrei fare un elenco infinito.
 
Tra l'altro questa musica sembra avere trovato una nuova chiave di lettura e interesse con Plini, Polyphia, Chon, Covet...una scena che ha attecchito soprattutto tra i più giovani...
Sono felice di vedere che ci sia movimento: credo faccia bene alla comunità chitarristica. 
Se questi nuovi artisti hanno tutto questo successo, significa che piacciono e che la loro musica colpisce emotivamente una bella fetta di pubblico.

 
A te piacciono?
Per quanto mi riguarda non ne sono attratto, non mi fanno l’effetto dei dischi che ho citato prima; dischi che tutt’ora mi fanno alzare il sopracciglio! Preferisco semplicemente ascoltare altro.
Comunque a tenermi aggiornato ci pensano i miei allievi: mi propongono spesso lo studio di questi artisti e io sfrutto quelle occasioni per fargli conoscere altre cose ed ampliare il loro bagaglio culturale. Non c’è futuro senza la conoscenza del passato.

Pietro Quilichini: "Dischi che ti fanno alzare il sopracciglio"
 
Una decina di anni fa, attorno a Guthrie Govan e Tosin Abasi si era accesa molta attenzione: eppure, non sono riusciti ad arrivare al grande pubblico come in passato Petrucci, Kotzen, Vai, Satriani... 
Credo che la fruizione della musica oggi sia il punto cardine.
Ora siamo troppo superficiali nell’ascolto, apparentemente non abbiamo il tempo di concentrarci e questi grandi musicisti ne hanno subito l’effetto. Prova ne sia che anche chi con questo modus operandi ci è nato e si è fatto conoscere (vedi Mateus Asato), ha sofferto del limite di minutaggio che impongono i social: o stai dentro quel limite o vieni skippato. Non credo sia il massimo per esprimersi!
 Forse i dischi, al di la dell’esigenza artistica, adesso sono una scusa per giustificare un tour che ad oggi è una delle principali fonti di guadagno, a volte anche a discapito della qualità. Questa è una delle cause che personalmente mi hanno bloccato nell’impegnarmi seriamente a proporre un disco solista. Come devo proporlo affinché venga ascoltato? 
 
Parliamo di tecnica: il tuo legato è spettacolare! 
È una tecnica affascinante che non concede niente: devi controllare la dinamica delle note, il loro congruo ritmico, l’organizzazione delle frasi.

 


Come ti sei appassionato a questa tecnica?
Mi sono innamorato del suono del legato. 
L’illuminazione è nata studiando chitarra classica, da piccolo. Volevo produrre quel suono prima ancora di scoprirlo nei chitarristi elettrici.
C’è un metodo su cui ho studiato che si chiama TECNICA FONDAMENTALE DELLA CHITARRA VOL.2 di Ruggero Chiesa. Una volta metabolizzata la meccanica ho provato a riportarla sull’elettrica, così da inventare delle frasi che fossero applicabili nella musica che volevo suonare.
Nel mentre suonavo sui dischi di Van Halen, Vai, Kotzen, Holdsworth, Satriani, Bettencourt, Garsed ed Helmerich, Ron Thal, Henderson e cercavo di ricreare quelle linee incredibili...
 
Sei passato anche tu per le VHS didattiche degli anni 90?
Certo, crescendo ho scoperto i metodi delle REH... mi sono chiuso letteralmente in casa cercando di assimilare quel materiale il più possibile. Senza copiarli, sforzandomi di capire il perché fossero unici, usando i loro lick come dei trampolini di lancio modificandoli a modo mio!
 
Da insegnante, quali sono le carenze che riscontri più spesso a livello tecnico?
Quando insegno non parto mai dalla tecnica. La tecnica è solo un mezzo per esprimersi quindi innanzitutto parto dallo studio del materiale armonico, melodico e ritmico.
Serve prima un’idea. Poi serve decidere quale sia il suo sviluppo ritmico. Solo allora si decide come proporla tecnicamente.
Infatti, molte volte capita di imbattersi in chitarristi mostruosi sulla meccanica ma senza idee interessanti o con un timing debole.
Prendi Brett Garsed per esempio: le sue linee sono sia cantabili che tecnicamente complesse e con un timing impeccabile.
 
Insegni molto?
Insegno a tempo pieno alla Nam di Milano e al RockOn! Studio.
Dedico anche un giorno alla settimana per le lezioni online per chi vuole studiare con me ma vive lontano.






 
Session man o insegnante: esistono altre maniere per vivere di chitarra?
In questo momento storico ci sono diversi modi: bisogna considerarli tutti e cercare quello che più si addice alla propria attitudine.
Io ad esempio, sto studiando un modo efficace per sfruttare lo streaming e penso di aver trovato un format che può essere interessante.  Devo fare dei test: magari ve ne parlerò più avanti...


 
Che rapporto hai con i social?
Ogni tanto pubblico degli spezzoni o delle demo delle cose nuove che sto scrivendo...


 
Non possiamo salutarci senza una domanda sulla strumentazione...
Da poco ho iniziato a collaborare con Charvel Guitars: hanno visto dei miei vecchi video del periodo Klogr, dove usavo delle So Cal, e mi hanno contattato. Sto usando una bellissima DK22 che è una ottima Super Strat e poi la colorazione Gold mi ricorda Prince, uno dei miei idoli.
 
Altre chitarre...
Nella mia rastrelliera non mancano Fender, Gibson, Ibanez, Molinelli Guitars, PRS...i setup sono sempre affidati da anni a Michele Migi e Fabio Gobbi a cui ormai basta un: “fate voi!”.
Poi, una cosa a cui tengo particolarmente è quella di poter contare sul supporto di Marco Volpe di Zead Guitars. Liutaio e costruttore di pick up. Mi manda continuamente cose da provare e mi aiuta a trovare il pick up migliore per esaltare le caratteristiche timbriche delle mie chitarre. Il Raw è clamoroso. Fine!
 
E come amplificatori?
Mezzabarba! Ho sempre usato ampli meravigliosi tra cui Marshall, Bogner, Diezel, PRS... ma il valore aggiunto è quello di potersi interfacciare con Pierangelo Mezzabarba e farsi guidare nella scelta. In particolare, uso una testata Z18 accoppiata alla sua cassa Street Fighters con coni Celestion Greenback.
Essendo una testata monocanale aggiungo un po’ di pedali: Bogner, Friedman, MXR, Boss...

That’s it.



Grazie Pietro!
Vi ringrazio io per avermi ospitato sulle pagine di Accordo. A presto!
 
 
didattica
Link utili
La pagina Instagram di Pietro Quilichini
Il profilo Facebook di Pietro
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