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Ritorno all'analogico

di Sykk [user #21196] - pubblicato il 19 settembre 2023 ore 15:21
Sempre più chitarristi si convertono al digitale; è leggero, flessibile e da qualche anno ha anche dei suoni belli e realistici.
Anche io ho fatto questo passo e ne sono tutt'ora convinto, ma mi sono messo a fare alcune riflessioni che potrebbero essere spunti utili per entrambe le fazioni.

A cosa ho dovuto rinunciare rispetto a prima?
Tornerei mai all'analogico? In quale situazione o con quali motivazioni?
In secondo luogo, si dice spesso che per usare bene il digitale bisogna partire da un preset vuoto e svilupparlo con un approccio analogico.
Condivido questa filosofia, ma la domanda che mi faccio ora è se tornando indietro, l'esperienza fatta sul digitale influenzerebbe la scelta e l'utilizzo del mio rig analogico.

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di Sykk [user #21196]
commento del 19/09/2023 ore 15:22:08
Quanto alle rinunce, l'unica è il numero di suoni che utilizzo.
Sembra un controsenso dal momento che il digitale permette di salvare decine se non centinaia di preset, ma mentre prima avevo un numero di combinazioni date dal numero di pedali, ora per evitare errori preferisco avere 5 o 6 suoni in totale.
Questo ha però anche un risvolto positivo, si rischia meno di incappare i suoni sbilanciati tra loro. Cosa che capitava quando usavo un amplificatore multicanale più overdrive e fuzz.

Questa riduzione del numero di suoni mi ha portato a sperimentare dei suoni più personali invece di attingere alla miriade di pedali e amplificatori modellati; sembra un altro controsenso ma è la scelta migliore per un utilizzo esclusivamente live e non in studio.
Nello specifico l'uso di un crunch che si ripulisce al tocco, che viene ripetuto identico su un secondo preset ma con l'aggiunta di un distorsore, il tutto si ripete nel terzo preset che ha volume leggermente più alto e un filo di delay per gli assoli.

Ecco quindi la prima differenza nel mio ipotetico rig analogico post-digitale: cercherei un amplificatore monocanale con un buon crunch invece del multicanale che avevo prima.
Questo amplificatore sarebbe un piccolo combo, perché mi interesserebbe esclusivamente il suono catturato dal microfono, dato che comunque utilizzerei un monitor sul palco.

A proposito del suono microfonato, il digitale permette un controllo infinitamente superiore, oltre alla selezione del microfono e al suo posizionamento.
In più aggiungo sempre un equalizzatore parametrico.
Sono d'accordo sul fatto che l'ultima equalizzazione sia un mestiere che va lasciato a chi sta dietro al mixer, ma questa operazione ha più volte limitato i danni di fonici inesperti.

Quindi step successivo sull'analogico, il combetto di cui sopra diventerebbe una testatina con isobox e microfono; in più aggiungerei un equalizzatore nel loop della testata.

Ultima differenza, mentre prima avevo suoni analogici che erano o completamente dry o con effetti ambiente molto presenti, il digitale mi ha insegnato che è meglio avere un riverbero molto leggero che nella maggior parte delle location non fa differenza, ma in cuffia si.
Attenzione: non è tanto importante in cuffia, quanto nel caso in cui durante il live venissimo registrati in diretta dal mixer.

Abbiamo capito cosa utilizzerei, ma manca ancora la risposta a una domanda: cosa dovrebbe succedere per tornare all'analogico?
Considerando il fatto di dover acquistare e portare in giro il materiale che ho descritto per arrivare a scimmiottare il digitale, alla fine sarebbe una scelta davvero insensata.
Probabilmente farei questo passo indietro solo se mi trovassi in un progetto semiprofessionale e/o che si vuole proporre con una certa attitudine sul palco proponendo pezzi originali, ipotesi davvero improbabile in questa vita.
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 19/09/2023 ore 15:58:03
La risposta è dentro di te epperò è sbagliata (cit.)
Ti sei già risposto, se qualcosa ti riportasse all'analogico perché no?
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 19/09/2023 ore 17:17:04
In realtà speravo che la cosa più interessante del post fosse la questione dell'approccio alla creazione del suono.
Rispondi
di bulgi81 [user #45146]
commento del 19/09/2023 ore 22:01:16
Io che sono fatto al contrario sono passato dal digitale all'analogico... o meglio ad una soluzione ibrida ma con una forte base analogica. Da una pedaliera multieffetto con decine di suoni, sono arrivato ad un ampli 2 canali con riverbero digitale integrato (testata Marshall DSL20) accompagnata da wha, compressore, multieffetto senza simulazioni di ampli (Nux Cerberus: in 30 cm ci sono gain boost, overdrive e distorsore analogici, modulazioni e delay digitali, dotato di loop effetti), quindi un volume boost a fine catena, infine il tutto torna nel return della testata ma prima di andare alla cassa il segnale si splitta: si passa per il Nux Solid Studio sul quale ho caricato 8 IR (ma alla fine la mia preferita è diventata una Celestion 4x12 Greenback) così che il segnale arriva al mixer già pronto, mentre la cassa la uso come monitor dedicato solo a me. Credo che sia una soluzione ideale, il giusto compromesso tra digitale e analogico. Se voglio viaggiare leggero sostituisco la testata con un Mooer UK900 (simulazione di JCM900, 2 canali, volendo ha anche la simulazione di cassa). Insomma il digitale ha il suo perché, ma l'analogico mi da più soddisfazioni e la scritta Marshall dietro la schiena fa figo quasi quanto quella Gibson sulla paletta.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 20/09/2023 ore 00:46:18
Ciao Sikk io mi trovo molto in sintonia con la tua storia. Da una decida di anni ho trovato un tipo di suono che mi contraddistingue parecchio, da allora più che cambiare o stravolgere è stato un limare a poco a poco per renderlo sempre più essenziale. Da diverso tempo ho cominciato a usare solo un paio di pedali che influenzano la base di gain che sono sostanzialmente un fuzz abbinato con un preamp echoplex, molto bassi di gain, e alla bisogna un compressore pulito per dare una spinta ai clean. Su questi i colori li do prevalentemente con un Deco. In generale prima di prendere un H90 usavo uno switcher, due delay e un phaser e un paio di riverberi, uno spring corto e un hall molto lungo. Prima tutto entrava in diretta (no send/return) in dry/wet in un Brunetti pulitissimo (wet) e un Fender al limite del break (dry). Su questa base analogica (ok il deco è digitale ma suona come un analogico) avevo il desiderio di alleggerirmi per le serate, ho preso dunque un Dream 65 per evitare di portare gli ampli, e per semplificare l’ho cablato in stereo (paradossalmente dry/wet è più sbattimento). Ho sudato come un fabbro per tarare i suoni perché sì, il digitale di fascia alta suona molto vicino all’analogico, ma non è una roba plug’n play, si deve andare parecchio di fino su un sacco di parametri, alla fine anche grazie a Universal Audio che ti sta a sentire quando dialoghi con loro su queste cose sono riuscito ad accordare il Dream al rig in maniera molto efficace. Dopo aver preso l’H90 ho fatto l’ultimo salto evolutivo e ho tolto un sacco di pedali, lo uso al 90% per i riverberi o i delay in contesti corti o ambient. Il grosso del suono viene dalla sezione gain fuzz+pre-echoplex e il Deco che si combina in maniera eccezionale. Il compressore entra e esce a seconda dei casi (funk o arpeggi, a volte per i soli ma suona al max un 30% del tempo). In pratica l’H90 fa da banco mixer lavorando come ultimo in catena occupandosi per lo più dell’ambientazione del guitar tone che viene dal Dream che in pratica è una piattaforma pulitissima. Siccome tutto questo va in diretta nel PA, ho un setup molto stabile per le serate ed estremamente versatile (in tutto mi sono costruito 12 suoni in quattro banchi dell’H90 che sostanzialmente, come per te, sono sempre quelli con delle leggere variazioni sul tema, ho sempre un pulito secco e stratoide, un pulito un po’ più caldo e appena più riverberato, e un suono ambient piuttosto arioso. Se voglio più spinta su ciascuno c’è il fuzz tarato a metà tra SRV e Hendrix, e la sezione gain del Deco per una spintarella alla Keith Richards. Altro non mi serve. Come ultimo passaggio ho provato a disattivare gli IR del Dream e a entrare negli ampli invece che nel PA e dopo un luuunghissimo sbattimento adesso tutto suona in maniera perfetta, in pratica posso staccare la pedaliera dagli ampli e metterla su un PA ovunque sia continuando ad avere un sound molto vicino a quello che ho a casa. Ho passato due mesi a tarare il setup interfacciandomi sia con Universal Audio che con Eventide ma sono molto contento del risultato finale. In pratica è un sistema ibrido che ha una tattilità molto analogica e una versatilità enorme. E soprattutto sono passato da switcher e una dozzina di pedali a una pedaliera più piccola e leggera e 8 pedali in tutto senza aver perso nulla dei suoni che ho costruito in un decennio di sperimentazioni.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 20/09/2023 ore 09:56:38
Al momento ho trovato la pace dei sensi con un Blues Junior e qualche pedale: accordatore, wah, pitch fork, od-3, ts-7, big muff, chorus, hf-2, delay. Li uso a seconda dei contesti e a seconda della chitarra.
Trovo più facile avere il suono giusto così che con un sistema digitale, a meno di poter avere la stessa quantità di pulsanti pigiabili sotto ai piedi (e la possibilità di toccare con il piede i potenziometri del big muff per regolazioni al volo tra una chitarra e l'altra).
Poi per carità, potrei anche suonare con dei preset digitali, non ho nulla contro se le sensazioni sono le medesime, meno roba da portarsi dietro. Però trovato il sistema che funziona, perché cambiarlo?
Rispondi
di Zoso1974 [user #42646]
commento del 20/09/2023 ore 10:16:52
Io il digitale l'ho sempre vissuto di striscio quindi non ho esperienza a riguardo da portare, ma trovo interessante come la possibilità di giocare con i 1000 suoni disponibili ti abbia portato a trovare alla fine "il tuo" suono, che, come spesso accade, è quello di un ampli e qualche effetto niente più.
E' un percorso diverso che porta però alla stesso traguardo di chi ha fatto strade pià "analogiche". :)

Alla fine le grandi correnti di pensiero sono sempre due... c'è chi preferisce avere il suono "giusto" per ogni brano replicando l'originale al meglio (parlando di cover) e c'è chi preferisce avere il proprio suono ed usarlo su tutto.
I primi secondo me trovano la pace dei sensi con il digitale... anche perchè è l'unico modo per saltare da un Fender ad un Marshall e da un effetto all'altro scegliendo tra decine.
I secondi, almeno dal mio punto di visto, godono di più con un set analogico (schiena permettendo), perché se hai il tuo suono vuoi che sia bello senza compromessi... bello l'emulatore della Plexi, ma preferisco avere the real thing se posso scegliere.
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 21/09/2023 ore 09:19:19
Il suono per ogni brano mi è sempre sembrata un'illusione irraggiungibile con entrambi i sistemi, a meno di non essere un professionista che ha il suo fonico, un impianto notevole e il tempo necessario per tarare il tutto insieme.
Il Luca Colombo citato sotto ad esempio.

The real thing dal vivo.. non suonava mai allo stesso modo e questo era piuttosto frustrante.
E anche quando suonava in modo che mi piacesse, quasi sempre in uscita all'impianto il suono era stravolto, quindi a meno di non essere uno che suona solo per se stesso e non per il pubblico, anche questo era abbastanza fastidioso.
Rispondi
di Zoso1974 [user #42646]
commento del 21/09/2023 ore 09:36:33
Sì capisco, però correggimi se sbaglio, alla fine l'acustica del locale/palco modifica il suono in egual maniera per un rig analogico che per uno digitale. Non credo che farsi il suono digitale a casa garantisca di avere lo stesso risultato su un palco...
Alla fine la differenza la fa un bravo fonico sempre... ad avercelo...

Comunque, almeno per me, the "real thing", suono finale a parte, da tutto un altro gusto a prescindere. Poi ci sta che non tutti siano sensibili a questa cosa, ma per me che sono un chitarrista mediocre e suono solo per il piacere di farlo, quella è una delle cosa che fanno la differenza tra la voglia di prendere in mano la chitarra e l'apatia.
Probabilmente se fossi un musicista vero avrei altre priorità.
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 21/09/2023 ore 11:51:58
Assolutamente vero!
Col digitale il suono l'ho affinato per step successivi, prima a casa, poi alle prove, infine il parametrico del general EQ è stato tarato durante i primi live spostandomi davanti all'impianto.
Ora il risultato è abbastanza costante sui vari impianti e comunque non è che il fonico dal mixer lo costringo a lasciarmi in flat, però ha un suono di partenza che è quello che ho in testa io.
Lo puoi fare anche con l'analogico, ma solo se riesci a convincere ogni volta il fonico a mettere il microfono come vuoi tu.

Tornando al real thing, come ti dicevo in molte situazioni l'ampli non riuscivo a farlo suonare decentemente, mentre ora dalla spia devo dire che ho una costanza notevole.
Rispondi
di melonstone [user #55593]
commento del 20/09/2023 ore 14:40:24
Chissà che andrò fuori dall'oggetto, in ogni caso intervengo perchè l'argomento è ovviamente uno di quelli che desta maggiore coinvolgimento.
Io vedo il digitale come un'ottima scelta per chi la musica la vive a livello professionale, laddove per professionale intendo il musicista che ha diverse situazioni musicali, a volte anche passando attraverso i generi, ed ha bisogno di una cassetta degli attrezzi molto ampia. Ricordo una bella intervista a Luca Colombo quando ancora suonava nell'Orchestra RAI di Sanremo, in cui presentava la sua strumentazione per il festival, dichiarando di utlizzare il Kemper perchè così era certo di coprire tutti i suoni possibili.
Mi domando invece, e non è una domanda retorica, cosa potrebbe portare un "amatore" come me a scegliere l'analogico, considerando che i miei gusti musicali sono ben definiti e la paletta di suoni che ricerco non è poi così ampia. La distinzione dunque per me è sulle esigenze, altrimenti reputo molto più divertente "spippolare" su un fuzz vero piuttosto che su un ottimo suono del Kemper (e altri, ovviamente).
DI sicuro, e non è un dato da poco, c'è il peso e l'ingombro che di certo rendono l'analogico molto più fruibile, e questo potrebbe essere l'unico motivo per il quale passerei dall'altra parte. Mi dicono, ma io no frequento quei posti, che alcuni locali accettano solo chitarristi in analogico, in modo da farli attaccare direttamente all'impianto ed evitare ingombri e fischi infiniti. Su questo aspetto, io quando suono faccio sempre presente al gestore che avrò il mio amplificatore e che non siamo una band (anzi, 2 band, ho 2 situazioni musicali da tempo) che utilizza l'analogico. Ad oggi, non ho trovato resistenza.
Poi, e concludo, io credo che il genere sia anche in questo caso uno spartiacque fisiologico: la situazione con la quale faccio serate è una band di blues/rock e di solito i locali che ci aprono le porte sono anche appassionati del genere, credo che se mi vedessero entrare con il Kemper si farebbero 2 domande :-)
A tal proposito, un racconto simpatico di qualche settimana fa, quando siamo saliti sul palco per un blues festival a dividere la serata con una band più agèe, ma fantastica. Ad un certo punto, dopo il soundcheck, sul palco c'erano 3 Gibson 335 e 2 Vox AC30, ed il fonico del service a sfotterci "lo sapete che hanno inventato la tv a colori?" :-)
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 20/09/2023 ore 15:28:05
Credo che tu abbia usato 4 volte il termine "analogico" volendo in realtà scrivere "digitale".
Rispondi
di melonstone [user #55593]
commento del 20/09/2023 ore 16:40:55
Confermo drammaticamente....l'età! :-(
Rispondi
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 22/09/2023 ore 09:33:36
Io ho Helix floor da 8 anni e mi è servita per risolvere il problema di non poter suonare liberamente.
Ora la situazione è un po' cambiata ed ho tirato fuori il mio Rivera Pubster 25.
Ho avuto la fortuna che nel negozioc che bazzico arrivasse uno Speaker Celestion Greenback in versione 10" che una volta non esisteva.
Cambiato lo speaker mi sono messo a provare tutte le combianzionei di valvole 12AX/ che negli anni ho accumulato.
Trovata la combinazione migliore ora uso sempre l'amplificatore (con un riduttore di potenza Koch che possiedo da molti anni come il Rivera del resto).
Ho ritrovato il gusto delle valvole.
Ho rinnovato la scheda audio conuna bellissima Audient ID14 col mio microfono RODE NT3 (che ho sempre da molti anni) ora mi registro così.
DImenticavo le casse sono le Iloud micro monitor.
Un giorno forse mi tornerà la voglia di Helix (che è sempre lì non l'ho venduta)
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 22/09/2023 ore 15:44:44
Io, con tutto il rispetto per l'analogico (valvolare), che continua ad essere il top assoluto in termini di sensazioni, e che in caso di serata rock/blues con amici me lo porterei certamente, oltre ad accenderlo regolarmente quando suono a casa... sarà molto difficile che torni indietro nelle situazioni live col mio gruppo.
Non devo pensare a nulla, spippolare nulla, ed è già da mò, che il fonico quando mi chiede di fargli un pulito, un crunch e un lead, mi fa durare a suonare dai 20 ai 30 secondi, poi mi dice: sono a posto, grazie.
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 22/09/2023 ore 16:47:06
Eh, ci ho fatto un post un mesetto fa, fonico di una certa età (comunque molto bravo) che scocciato mi dice testualmente: "un chitarrista senza amplificatore non si è mai visto", però alla fine del concerto non si vergogna ad ammettere che il suono era ottimo e dice sempre testuali parole: "se dovessi suonare dal vivo userei anche io quel COSO li".
(nota: dire UN COSO in Romagna è come dire UN FATTO a Napoli)
E non è che parliamo di Fractal eh.. ma del modestissimo Mooer GE250.
Rispondi
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