di Leon Ravasi [user #4] - pubblicato il 13 maggio 2003 ore 11:52
L'ho sentito la prima volta. Non mi è piaciuto. Salvavo solo 'Gli zingari (Intro)'. Pollice verso per 'Agosto' e 'Primo maggio', ma soprattutto per 'Anna di Francia'. Poi l'ho risentito, distrattamente, mangiando. Già meglio. Ma non mi è bastato. L'ho rimesso ancora. E iniziava a scorrere meglio, con qualche sacca di resistenza. Poi non ce l'ho fatta più e ho messo su il vecchio vinile traslato in cd. E capolavoro e magia e disco da isola deserta e pietra miliare e commozione e nostalgia e tutto quello di bello che ci può essere ascoltando un disco epocale, un disco con pochi, pochissimi eguali: 'Creuza de ma' , 'Non al denaro, non all'amore né al cielo', 'La pecora' di De Gregori, 'L'isola non trovata', 'Storie d'Italia'. Ma, masochista fino in fondo, ha riportato il lettore sulla nuova versione. Ho alzato il volume e mi sono messo in ascolto per l'ennesima volta. Il disco c'è. E' una scossa tellurica, è un'abrasione, è uno strappo. Ma è soprattutto un grande disco!