di Leon Ravasi [user #4] - pubblicato il 10 giugno 2003 ore 19:21
Due dischi molto belli. Non due capolavori, ma il capolavoro non lo si trova a comando. Lo si deve sentire dentro. È un clic che scatta oppure no. Qui non scatta, ma scattano molte levette: di intelligenza, di piacevolezza, di bravura e ancora quel misto di consolazione e malinconia al pensiero di quanta poca gente conosce e apprezza Marco Berruti e Lalli. Miele e aceto. Da un lato è bella questa sensazione che sia un affetto esclusivo, qualcosa di nostro, dall'altro lato c'è il senso dello spreco. Come quando la trattoria sotto casa diventa di moda. Lalli e Marco Berruti non rischiano di diventare famosi in fretta. Fanno dischi troppo belli. E senza concessioni.