di Leon Ravasi [user #4] - pubblicato il 31 luglio 2003 ore 11:25
Bisognerebbe farne un’oasi protetta. Come per i panda. La cantautrici, queste sconosciute. Così poche che quando ne emerge una sembra di essere davanti alla scoperta del secolo. Se oltre oceano abbiamo Lucinda Williams, Natalie Merchant, Ani Di Franco, Mary Gauthier e su su fino a Suzanne Vega e Joni Mitchell, il panorama italiano ha sempre offerto molto poco: Carmen Consoli, Gianna Nannini, pochissimo altro. Scrive qualcosa Lalli e, ma in francese, ha esordito quest’anno Carla Bruni. Adesso arriva Isa (al secolo Zoppi) e gliene siamo subito immensamente grati. “Disoriente” è un disco disomogeneo e difficoltoso. Perciò tanto più bello. E’ bello perché ci mette a parte di una realtà in cui ci piace riconoscerci: uno specchio rovesciato attraverso il quale guardare noi stessi negli occhi di un’altra. Isa forse preferirebbe la si considerasse “artista” e basta, parola anfibia per definizione, ma è proprio dal suo essere donna che emerge il valore delle parole di “Disoriente”.