Ho tanto da dire ma poca voglia di farlo.
Capisco le ragioni della gerenza, ma l’amaro in bocca resta.
Come scrissi sul diario di un tizio (peraltro tempo e risorse sprecate) “la verità è che le cose cambiano” e spesso non possiamo farci niente. A volte cambiano in un modo che non ci piace e possiamo farci ancora di meno.Peraltro anche noi cambiamo, ci piaccia o meno, ma è un altro discorso. O forse no.
E capisco che si possa far tutto, tranne che costringere qualcuno a stare in un luogo in cui non vuol stare, che sia giusto concentrarsi sul gregge, peraltro in crescita, e non sulla pecorella smarrita.
Però l’amaro in bocca…
Mark Twain (o il prof. Cecchi alla prima lezione che seguii all’Università?) diceva: “esistono 3 categorie di bugie: le piccole bugie, le grandi bugie e le statistiche”. Ci misi qualche secondo a capire, ma capii; il che, peraltro, non mi permise di superare lo scarno “22” in Statistica 1, che rappresenta il punto più basso del mio curriculum accademico. Della frase, però, ho fatto tesoro: un utile strumento di lavoro, quando non, addirittura, un principio informatore vitale.
E d’altro canto quando qualche mio collega trascurava un cliente col pretesto “… ma tanto acquista sempre poco …”, facevo notare come il giorno in cui quel cliente avesse vinto l’appalto per la costruzione di una palazzina si sarebbe approvvigionato “altrove”, ovvero dove veniva servito meglio e con più cortesia. Ovvero, ho sempre posto l’accento più sulla fidelizzazione che sui numeri nudi e crudi. Ma so perfettamente che se avessi chiesto ad ogni cliente come avrebbe voluto che fosse la nostra azienda avrei avuto una risposta diversa da ciascuno. E a volte anche due, magari contrastanti.
Sicché … gli Amici della gerenza hanno ragione, soprattutto quando sostengono che a loro tocca l’onore-onere di decidere ed io non posso che continuare a ringraziare per quanto ricevuto in questi anni (anche come banda occupata :DDD) e per quanto riceverò in futuro. E di certo non li invidio per la sequela di rogne che devono risolvere quotidianamente.
Ciò detto, ho sempre sto cavolo di amaro in bocca che non va via.
Vabbé, chiedo scusa per lo sproloquio dell’una passata. So di non avere il peso di un utente con un codice a 1, 2 o 3 cifre (anche se il mio 1047 avrebbe largamente potuto essere a 3 cifre; ma anche questo è un altro discorso…) ma la mia stronzata, per di più anacronistica (come chi l’ha formulata, del resto) visti gli sviluppi, la dovevo dire. Spero che qualche battuta qua e là non risulti sarcastica: posso garantire che nessuna lo è, e che ho scritto il post col sorriso sulle labbra. Magari per contrastare ‘sto cazzo di amaro….
Ciao Triumph, ciao Fenderato, ciao Blues 54. Io rimango qui a “lavorare da dentro”.
L'amaro? Mah, proviamo con un gargarismo... :D