Il concerto inizia alle 11:00 con i Baptized In Blood, band che ritroveremo più tardi nello stage della Monster Energy a firmare autografi ai fans. La loro esibizione, durata 25 minuti, è ottima, non ci sono errori clamorosi e meritano di sicuro di più dei Cradle Of Filth di cui parleremo più tardi.
Dopo 20 minuti di pausa per il cambio della strumentazione salgono sul palco i Cavalera Conspiracy, guidati dal loro cantante e “chitarrista” Max Cavalera dotato di un tale carisma da riuscire a far pogare per i suoi 30 minuti di esibizione un bel po’ di gente a mezzogiorno.
Capeggiati dall’ex bassista dei Guns N’ Roses salgono sul palco alle 12:45 i Duff McKagan’s Loaded che spezzano la vena di metallo pesante con del buon hard rock. La loro esibizione è buona e simpatica grazie al bassista che continua a correre e a scherzare con il pubblico, un paio di problemi tecnici ma tutto fila liscio.
Dopo i Duff McKagan’s Loaded salgono sul palco gli Epica che suonano 45 minuti. Tutti bravissimi, peccato per tutto il pubblico posizionato davanti al palco che non ha sentito altro che la voce stupenda della bellissima Simone Simons e il doppio pedale di Arien Van Weesenbeek che tra l’altro è salito sul palco con due casse ma ne ha usata solo una. Non posso scrivere niente sui chitarristi e sul tastierista perché purtroppo non sono riuscito a sentirli a causa di questo problema all’acustica che inizialmente credevo scaturito dalla pelle della grancassa poco tesa ma purtroppo si è protratto fino ai Mr. Big anche se meno incombente.
Alle 15:00 ecco che arriva sul palco la band più scadente del concerto: i Cradle Of Filth. Il problema di questa band non credo sia costituito dall’assieme di tutti i suoi membri, infatti hanno un batterista pauroso e una tastierista con una voce stupenda, ma credo sia il membro principale: Dani Filth il cui timbro vocale non è adatto alle figure musicali che usa: passa infatti dai tasti più a sinistra della tastiera a quelli più a destra senza curarsi di quelli al centro e, soprattutto, senza esserne capace. La band non riscuote il minimo successo, dopo i primi tre urletti la gente non ne può più. Io che mi aspettavo che partissero dei poghi a dir poco spaventosi mi sono dovuto ricredere, notando anzi che il pubblico si è dato da fare di più con i Cavalera Conspiracy di ben tre ore prima e che nello stesso genere musicale fossero molto meglio i primi di tutto il Gods Of Metal, i Baptized In Blood. C’è da chiedersi come una band così scarsa possa essere arrivata ad un livello così alto.
Finito questo insulto alle nostre orecchie sale sul palco la band migliore (musicalmente parlando) ecco infatti alle 16:15 i Mr. Big che suonano un’ora e dieci di ottima musica, l’esibizione è ottima e simpatica, nonostante anche questa sia stata in parte rovinata da problemi tecnici. Spaventose come al solito le prestazioni di Paul Gilbert e Billy Sheehan che suonano assoli fantastici. Molto coinvolgenti e sciolti sul palco, anche se la loro musica non è ottimale per scaldare il pubblico. Per questo salgono sul palco gli Europe, che come musica c’entrano ancor meno dei Mr. Big in un concerto come il Gods Of Metal. Con gli Europe si risolvono i problemi tecnici dati dalla grancassa e il pubblico si scalda grazie alle canzoni storiche conosciute da tutti. Un Joey Tempest un po’ invecchiato ma comunque pieno di vita con in mano la sua asta del microfono bianca. Bella la loro esibizione e soprattutto il loro comportamento da headliner con tantissimi “giochi” con il pubblico e un paio di assoli esclusivi nonostante fossero la terza band prima dei Judas Priest. Alla fine della loro ora di ottima musica il pubblico era ormai caldo e pronto a godersi le ultime due band della giornata.
Alle 19:35 ecco sul palco i Whitesnake che debuttano con un’esibizione fantastica e pulita ma soprattutto divertente a causa degli assoli dei vari membri della band: è infatti esilarante l’assolo di batteria, in cui Brian Tichy inizia a sparare in giro una quindicina di bacchette prima di decidersi ad afferrarne una tirando un pugno ad uno dei microfoni dei piatti e a mettersi poi a suonare con le mani e concludendo con un gancio contro un crash. Altrettanto divertente è l’assolo dei due chitarristi, nonostante sia chiaro il baratro di cultura musicale che li divide. Infine un grandissimo David Coverdale che con la sua splendida voce è riuscito a far impazzire i fans. L’unico loro errore è stato nel finale: infatti hanno suonato inavvertitamente l’ultimo pezzo con dieci minuti di anticipo e quindi la loro Uscita Epica è stata leggermente compromessa. Del resto un’ottima esibizione.
Infine alle 21:35 ecco che cade il sipario e ci appaiono di fronte i Judas Priest capeggiati dal mitico Rob Halford. Il palco è pieno di catene e partono getti di CO2 e fiammate da ogni parte. Un’infinità di luci e laser che rendono stupendamente soprattutto perché ormai è sceso il buio. Un’esibizione fantastica, durata ben venti minuti più del previsto che ha fine con Living After Midnight.
La grandezza di questa band si può notare non solo dal fatto che Halford verso la fine del concerto è salito come tradizione sul palco in moto, ma soprattutto dal fatto che in Breaking The Law lui non abbia detto nemmeno una singola parola: tutta la canzone è stata cantata dal pubblico.
Concludendo un ottimo concerto; con i complimenti soprattutto ai tecnici che hanno organizzato un evento spaventoso come questo.
Aspettiamo il prossimo Gods Of Metal e speriamo in band di fama mondiale come quelle di quest’anno.