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Caposella a manovella
di [user #4] - pubblicato il

Disco non facile, ma nient'affatto banale. E' da ieri che lo sto facendo girare sul lettore. E passo, alternativamente, da stati di alterazione e irritazione a fasi di ammirazione. Canzoni a manovella "soffre di genialita'"! Troppa. In eccesso. Ne basterebbe meno. In alcuni momenti sembra un disco tratto direttamente da un'altra epoca (gli anni '30? '40?) e in altri ancora ti stupisce il suo essere fuori dal tempo, il suo vagare sulla luna alla ricerca di un senno che Capossela stesso deve aver intravisto qualche volta, ma cosi' ... di sfuggita. La canzone del Decervellamento, tratta da Jarry, e' una chicca assoluta. Ma non da meno la Polka di Warsava, fatta di soli 8 versi "Il cielo e' fosforo/ la terra e' cenere/ sferraglia celere/ il treno e va/ Sui bastimenti/ va la fanfara/ la terra implora/ un altro brindisi". Irritante e da rincorrere col bastone "Maraja'", ai limiti "Bardamu'" che alterna strofa bella a ritornello demenziale. Dolcissima la "Canzone a manovella", nonostante "palombaro/scafandro/boccaglio" o forse proprio per quello. Un misto tra "La marcia di Cip e Ciop" e un capolavoro. Qualcuno lo interdica per "Rosamunda" e gli elevi inni per "Solo mia". Bella "Corre il soldato", dal vago fuoco balcanico. "Signora Luna", "Nella pioggia" e "Resto qua" sono belle pagine un po'jannacciane. Tutto sa di Jannacci a dire il vero. Sia l'atmosfera da circo che gli attimi più intimi e delicati. Quest'aria di polvere e pioggia e inverno e caldarroste. Delicato acquarello "I pagliacci". Sospeso tra Babbo Natale e le merce del periodo bellico, un miglio oltre Paolo Conte e dimentico di Tom Waits. E' un disco ipertrofico, gonfio, strapieno. Con piu' strati di una torta pasqualina. Insomma da mangiare con appetito, da spilluzzicare o da rigettare per il troppo pieno. Da amare o da disprezzare, ma comunque (credo) da comprare. Ce ne sono pochi di dischi cosi' in Italia! "Una notte sul canale di Lubecca , in una vecchia fabbrica di polvere da sparo, , li' giacciono nella polvere accasciati , i vecchi pianoforti , dalla guerra abbandonati, , cani senza piu' padroni, , sull'attenti come vecchi maggiordomi , e in quelle casse sorde e addormentate , giace li' il silenzio di milioni di canzoni" , (I pianoforti di Lubecca) , Leon


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