di DaveR [user #22744] - pubblicato il 22 luglio 2012 ore 18:00
I Judas Priest, essendo tra le band Heavy Metal più grandi di sempre, non hanno certo bisogno di presentazioni. Formatisi a Birmingham, grande città industriale inglese, nella loro carriera hanno venduto oltre 35 milioni di copie e sono a tutti gli effetti tra i fondatori dell’Heavy Metal.
British Steel, album uscito nell’aprile 1980 è sicuramente tra le pietre miliari del genere. L’artwork della copertina è sublime, rappresenta una mano su uno sfondo nero che tiene una lametta sulla quale sono incise le parole “Judas Priest British Steel”, immagine che rivendica l’appartenenza al vero Heavy Metal inglese, come del resto dimostrato in pieno dalla musica della band e del disco.
E’ il riff di Rapid Fire ad aprire il disco, pezzo veloce e potente dove il nuovo acquisto Dave Holland dimostra la sua abilità di batterista. Un ottimo inizio che fa intravedere quelle che saranno le sonorità di tutto l’album.
Metal Gods è un pezzo dalla ritmica dura ed imponente, un mid-tempo dove il cantato di Halford è metrico. Il ritornello è un anthem da stadio, il titolo ha contribuito nel dare ai Judas Priest la definizione di "Metal Gods”.
Breaking the Law, scritta in seguito al disagio di non riuscire a trovare un impiego stabile, causa depressione economica della Birmingham degli anni 70, diventa un vero e proprio inno Heavy Metal. Il riff mozzafiato iniziale dà il via alla voce potente e bellissima di Rob Halford fino al raggiungimento del culmine del pezzo dove Rob intona un ritornello che rimane immediatamente e per sempre impresso nella mente dell’ascoltatore. La quarta canzone si intitola Grinder, il muro sonoro di chitarre, basso e batteria è compatto, Tipton/Downing/Hill/Holland danno la potenza giusta che l’Heavy Metal richiede mentre Halford canta con tutta l’energia che ha in corpo, confermando di essere uno dei più grandi cantanti di sempre. La traccia seguente intitolata United ha un ritornello molto melodico e spicca per originalità, sicuramente uno dei più immediati brani del disco. Si passa quindi a You Don't Have to be Old to be Wise, una delle migliori song, con una venatura Hard Rock dove i cinque metalhead inglesi danno il meglio con riff ed intrecci strumentali veramente forti. Come per il resto di British Steel, Rob Halford regna sovrano. Living After Midnight ha un testo spensierato e schitarrate orecchiabili, ed inneggia a far baldoria a suon di Rock; pezzo perfetto per qualunque metallaro che vuol divertirsi senza tanti problemi. L’intro di basso di Ian Hill ci porta alla track The Rage. Il clima del pezzo non è spensierato come quello precedente: le sonorità fanno fede al titolo del brano che con la potenza delle chitarre di Glenn Tipton e K.K. Downing portano il brano ad un livello compositivo davvero alto. La veloce e splendida Steeler è la “ciliegia sulla torta” di un album che si può definire un “capolavoro”. Brano veloce con linee vocali grandiose, chitarre taglienti ed una sezione ritmica martellante portano alla chiusura dell’album. Insomma British Steel è un album “essenziale” per l’Heavy Metal. Ha tutti gli ingredienti tipici del genere ed a mio avviso è uno dei migliori non solo dei Judas Priest ma anche di tutto il Metal in generale. Line up: • Rob Halford - vocals • K.K. Downing - guitars • Glenn Tipton - guitars • Ian Hill - bass guitar • Dave Holland - drums
Album: British Steel Artista: Judas Priest Anno di uscita: 1980 Voto: 9/10