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Dei Lazzaretti: chi non va a tempo, suona da solo
Dei Lazzaretti: chi non va a tempo, suona da solo
di [user #116] - pubblicato il

Maurizio Dei Lazzaretti è uno dei batteristi più eleganti e versatili della scena italiana. Con collaborazioni che spaziano da Francesco De Gregori a Mina, passando per quella ventennale con Lucio Dalla, è dal 2001 il batterista dell'orchestra di San Remo. Didatta attivissimo, ha da poco pubblicato per Volontè & Co il manuale “Time & Functional Coordination”. Nell'attesa di recensire questo testo, abbiamo intervistato l'autore per parlare della sua formazione, di timing, versatilità e tanti altri argomenti.
Se andiamo ad esplorare le tue tantissime collaborazioni, non possiamo ignorare il diverso sound che sei riuscito a portare nei dischi e nelle performance live in ogni produzione...
Ho sempre adattato il mio set alle esigenze musicali ma innanzitutto ho provato ad adattare... me stesso. Lo strumento è un mezzo, ma la vera differenza tra un suono o l’altro, nasce sempre dal pensiero del musicista.

Che consigli dai ai tuoi studenti per affinare la loro versatilità e la capacità di spendersi in contesti stilistici differenti?
Per imparare una nuova lingua, bisogna partire col riconoscere la sua “Radice Sonora”, poi sarà importante la grammatica. Credo che questo valga anche per uno stile musicale: non si può partire dai patterns, dalla tecnica. Per avvicinarsi ad uno stile, è necessario ascoltare gli esponenti principali che hanno tracciato le linee guida del suono, riconoscendo il Feel e il modo in cui davano consistenza alla pulsazione. Suonando in contesti stilistici differenti, è importante cambiare il proprio “vestito”, in modo sincero e credibile. Ai miei studenti consiglio sempre: lasciatevi trasportare dalla musica, appassionatevi ai vari colori che offre, ma non fingete di divertirvi suonando qualcosa che non vi appartiene, perchè anche in musica l’abito non fa monaco.
 
Dei Lazzaretti: chi non va a tempo, suona da solo

Hai studiato al Berklee College of Music di Boston con Gary Chafee e Alan Dawson, che possiamo definire due “guru” della didattica per batteria. Ci puoi raccontare questa tua esperienza e magari qualche simpatico ricordo su come svolgevate lezione di strumento?
Si, ho studiato al Berklee College nel 1978, ma a quel tempo sia Gary Chaffee che Alan Dawson non erano più a scuola, quindi seguendo il
consiglio di un mio caro amico (Roberto Petaccia che purtroppo ci ha lasciato prestissimo), sono andato a lezione da loro privatamante. Se dovessi raccontare della mia esperienza formativa nel College direi che il più grande esempio per me è stato proprio Roberto Petaccia. Era un giovane di origine italiana che finito il suo percorso di studi, era ancora nel College e aspettava il suo primo ingaggio importante. Ero affascinato dal suo suono, dal carattere che aveva suonando in Big Band, lo seguivo in tutti i suoi concerti, seguivo i suoi consigli. Una volta mi invitò ad un suo concerto in un club (Pooh’s Pab) dicendomi: - ciao Maurizio, questa sera nel mio concerto, sarà ospite un giovane studente che fino allo scorso anno studiava al College, vale la pena che tu lo senta suonare. Questo giovane si chiamava Vinnie Colaiuta, anche lui come il mio amico Roberto era ancora a scuola per cercare il suo primo ingaggio importante. Inutile dire che dopo averlo sentito suonare rimasi folgorato! Per una settimana non riuscii a prendere sonno, pensavo di aver fatto la scelta sbagliata, che il livello musicale degli studenti fosse così alto da non meritare di essere lì. Forse i miei dubbi non erano infondati... ma non potevo mai immaginare chi sarebbe diventato poi quel giovane.
Boston è una delle ambiziose mete che attrae musicisti di tutto il mondo. Ma a volte forse non si percepisce il lavoro di formazione che è necessario per accedervi.

Quali studi hai svolto prima di andare negli U.S.A.? 
Sono andato a Berklee dopo aver frequentato per tre anni il corso di percussioni classiche in Conservatorio ed aver ottenuto la Licenza di teoria e solfeggio.

Qual'è il rischio in cui uno studente incorre lanciandosi in un'esperienza didattica così importante senza le necessarie basi?
Avendo vissuto quell’esperienza e visto il cambiamento nella didattica in questi ultimi anni, direi che l’aspetto più importante che oggi può offrire un corso al Berklee, non riguarda la formazione didattica ma l’esperienza di Ensamble e il confronto con bravi musicisti. Per rispondere alla tua seconda domanda... direi che oggi lo studente che frequenta Berklee senza delle buone basi, non può approfittare della preziosa esperienza in Ensamble di qualità, quindi corre il rischio di imparare solo quello che avrebbe appreso anche nel suo paese con la guida di un buon maestro.

Dei Lazzaretti: chi non va a tempo, suona da solo

Di recente è uscito il tuo nuovo metodo per batteria dal titolo “Time & Functional Coordination”. In questo, come nel precedente “Time Rudiments”  insisto ancora sul concetto di internal clock...
A mio parere, la prima grande selezione tra i musicisti ( professionisti e non), è tra chi va a tempo e chi ha problemi....poi viene il discorso stilistico. In fondo, chi ha un buon Time ma una limitata cultura musicale, può sperare di suonare per tutta la vita nel proprio contesto senza avere problemi, chi invece ha difficoltà ritmiche, non può che suonare da solo.

Batterista da band e session man. Possono e devono esistere delle differenze?
Non credo debbano esserci delle differenze musicali, certo chi suona solo con la propria band, si preoccupa esclusivamente di difficoltà che riguardano il sound del gruppo al quale appartiene, il session man deve far fronte ad esigenze musicali diverse. Ma in fondo, credo che al session man farebbe bene immedesimarsi nel sound del brano con lo stesso coinvolgimento emotivo del batterista “da band”, mentre quest’ultimo, non dovrebbe sottovalutare aspetti che riguardano la professionalità tipica del session man. Quindi.. entrambi potrebbero imparare qualcosa l’uno dall’altro.

Dei Lazzaretti: chi non va a tempo, suona da solo

Se dovessimo stilare un elenco di batteristi che più hanno influenzato la tua formazione e il sound chi non potrebbe mancare?
I primi nomi che mi vengono in mente sono Steve Gadd e Jeff Porcaro ma l’elenco dei batteristi sarebbe lunghissimo...Devo dire però che le influenze sul mio approccio alla musica provengono anche da musicisti che non suonano il mio strumento. Da ragazzo ho imparato molto da Michael Brecker, Bob Berg, Mike Stern, Marcus Miller, Joe Zawinul, Jaco Pastorius.... ascoltando questi grandi musicisti, ero affascinato dalla loro musica e poi dal modo in cui suonavano i loro batteristi.
 
Toglimi una curiosità, quante volte provate i brani con l’orchestra Rai per gli artisti di Sanremo?
Le prove musicali durano circa due settimane, poi ci sono le prove audio e video. I tempi per provare i brani in gara sono più che sufficienti ma poi ci sono gli ospiti (da provare in poco tempo) e questo rende tutto più complicato. E’ una grossa produzione in cui può capitare di provare al mattino con James Taylor, il pomeriggio con Sting e la sera, cinque minuti prima della diretta, lo sketch comico incasinatissimo.. E’ una produzione impegnativa, tanta musica da suonare e molta tensione da parte di tutti. Non tutta la musica che si esegue al festival viene provata molto, ma in fondo, tante prove o poche prove non fà molta differenza... ciò che conta è riuscire a suonar bene nel momento in cui sei in diretta, se non sei capace di rimanere concentrato nonostante lo stress e la fatica...le prove musicali non sono mai abbastanza. 



Domande e approfondimenti di Jonathan Vitali
batteristi interviste maurizio dei lazzaretti
Link utili
"Time Rudiments" sul sito di Volontè & Co
Il sito Maurizio Dei Lazzaretti
"Time & Functional Coordination" sul sito di Volontè & Co
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