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Giuseppe Orlando
utente #40 - registrato il 11/02/2002
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Attività

Orlando Moby Dick
di Giuseppe Orlando | 09 gennaio 2002 ore 16:58
SHG 18, domenica 28 Ottobre 2001. Che stupendo casino. Si sono aperte le porte e uno sciame di api operaie alla ricerca del fiore più succulento ci ha travolti. Io e Giulia, messi lì nell'angolo sinistro della sala, siamo stati dapprima sorpresi da un dolce panico poi, nel tentativo (fallito in pieno) di dare udienza a tutti gli assatanati avventori, ci siamo resi conto di dove eravamo. Centinaia di persone con la voglia sincera di vedere e far vedere, provare e sentire, comprare o vendere strumenti di qualità in totale fiducia e rispetto dell'opinione altrui. Stupendo.
Ampli, ovvero: l'altra metà del suono
di Giuseppe Orlando | 30 ottobre 2001 ore 14:43
Il 18° compleanno, si sa, è una data importante per tutti; chi si compra (o si fa comprare) la macchina, chi la moto rombante, chi si fa un viaggio... Io, invece, sostuii il mio primo basso Masaki modello Jazz Bass con l'originale: un Fender Jazz Bass del '71. Quel giorno, ricordo, mi ritrovai al posto prova senza sapere che strada avessi fatto, tanto ero entusiasta di possedere, finalmente, uno strumento di qualità.
L'altra metà del SUONO
di Giuseppe Orlando | 18 ottobre 2001 ore 12:11
Nell'ultimo articolo di qualche settimana fa, vi avevo raccontato come la liuteria è entrata con forza nella mia vita e vi avevo accennato che la stessa passione mi aveva fatto scoprire quegli strani oggetti di vetro che, se cadono si rompono ma se li scaldi un po' urlano come il vento. Al Nocive Lab. oltre a costruire chitarre e bassi elettrici con le cure di un tempo, si fanno anche aggeggini molto cari ai musicisti. Il "Brilliance Unit" (overdrive valvolare) è il primo esperimento che in modo particolare mi ha insegnato come funzionano le valvole. Pensate che dentro un pedalino ho inserito un preamplificatore, uno stadio pilota e un finale push-pull in classe A. Obiettivi: dinamica, infinite armoniche e soprattutto mantenere il timbro del proprio strumento anche a distorsioni elevate. Il mio maestro, Roberto Pistolesi, a cui non devo solo l'idea aveva ragione. Funziona! Ovviamente non potevo fermarmi al pedalino e così ho pensato di fare un vero e proprio ampli. Per prima cosa mi sono costruito un prototipo dove potevo sentire la voce delle diverse valvole finali sostituendole di volta in volta. Conobbi così le "EL34", le "6L6", le "EL84", le"6550", le"KT66", ma mia scelta cadde sulle 6V6GT per la loro morbidezza quando accarezzate e il loro ruggito in saturazione. Iniziai allora a lavorare sul preamplificatore costruendomi un altro prototipo dove potevo cambiare valvola rapidamente e così via anche per l'alimentazione. Questa battaglia ha lasciato sul campo: dodici trasformatori d'uscita, sei d'alimentazione una quarantina di zoccoletti e centinaia di componenti rigorosamente New Old Stock oltre a otto chili del mio già piccolo fisico. Tutte queste prove oltre che far nascere uno dei migliori ampli per chitarra sul mercato (il suo nome è "Moby Dick"), mi hanno dato una notevole conoscenza tecnica dell'amplificazione e di tutti i problemi ad essa correlati. In quest'edizione di SHG, che si terrà a Milano Domenica 28 Ottobre mi troverai ad aspettarti per parlare un po' del tuo ampli, per dargli una tastatina al polso, per controllare il bilanciamento delle finali, o per qualsiasi altro problema. Ti aspetto. Moby Dick ovviamente, sarà con me.
Nocive Lab
di Giuseppe Orlando | 04 giugno 2001 ore 17:08
Quando si è ragazzini si marina spesso la scuola, si sognano le moto, si inseguono le bionde chiome o le brune o tutt'e due e si comprano dischi di rock'n roll. Altri studiano, buttano la spazzatura e vanno a letto presto. Beh io, Giuseppe Orlando oggi trentatreenne, facevo sfortunatamente parte del primo gruppo e dico "sfortunatamente" perché se fai quelle ragazzate per troppo tempo, alla fine non puoi più farne a meno e diventano vere e proprie droghe. Così la mia droga, il Rock'n'Roll, mi porò a 19 anni ad aver voglia di suonare i riff dei Black Sabbath, i blues di Mr. Lee Hooker e le ballate dei Velvet Underground. Ma la cosa più bella che mi insegnò è che la vita è come una saetta di cui è meglio aver le briglie. Io, che fino a qualche anno prima ero convinto di dover vendere gioielli nel negozio di papà mi ritrovo oggi a scrivere la storia di quella piccola fabbrica di sogni sonici chiamata Nocive Lab. Tutto iniziò quando conobbi Davide che a quel tempo, più di quindici anni fa, suonava la chitarra classica al conservatorio e una Tele del '68 in una rock band locale di cui, in seguito, divenni il bassista (TURN editi dalla freeland recods). Davide, vista la mia indiscreta voglia di smontargli la chitarra con la scusa di riparargliela, alla fine scoprì il trucco e pensò bene di presentarmi al maestro liutaio Francesco Abramo di Catania che tra ponticelli e verniciature, stagionatura e intonazione guidò la costruzione del mio primo basso elettrico che chiamai Arthur. Questa esperienza accrebbe ancor più la mia passione, ma il maestro Abramo essendo un liutaio di impostazione classica (mandolini e banjos), non poteva aiutarmi molto nel campo elettrico. Iniziai allora una ricerca che però non diede molti risultati. Dopo qualche anno sempre Davide, in occasione del mio compleanno, mi regalò una busta che conteneva un c/c pagato. Intestazione: Nashville quota abbonamento '94. Vista la mia faccia con sorriso di cortesia stampato sopra (non avevo idea di cosa fosse) mise una mano nello zaino e tirò fuori un giornalino. Leggi disse. Sfogliando quella rivista mi resi conto che non solo avevo trovato chi parlava di strumenti con passione dieci volte più grande della mia, ma che addirittura quelle stesse persone mi davano la loro disponibilità della quale approfittai oltre ogni limite. Chiamai il maestro Roberto "New old Stock" Pistolesi tutti i giorni escluso la domenica, e più lui si divertiva ad ascoltare le mie papalate (termine locale che sta per "enormi cazz..") più io mi appassionavo al mondo elettrico. Dopo qualche mese, gli chiesi se potevo andarlo a trovare in quel di Santa Croce. Non so se la sua estrema disponibilità nei miei confronti fu perché gli stavo simpatico o per educazione, fatto sta che mi accolse come se fossimo amici di lunga data e tra pasta asciutta e attrezzi autocostruiti iniziò a educarmi all'arte del grande suono. Sono passati alcuni anni da quei giorni e di cose ne ho imparate tante, al punto che il Nocive lab conta oggi più di 1000 clienti. Si costruiscono chitarre e bassi elettrici, si ribobinano vecchi pick-ups, si vernicia "alla nitro", si accoppiano le valvole e si danno pazienti consigli al telefono come mi è stato insegnato. Ultimamente ho appena realizzato un mega pedalino interamente valvolare che ho battezzato "Brilliance Unit". Usa la stessa idea di quello costruito dal maestro Pistolesi e cioè, non solo un pre "spinto" ma un vero e proprio micro ampli. Quando lo colleghi al tuo stack le armoniche ti investono come un treno, hai l'impressione di star suonando 25 chitarre contemporaneamente e, cosa più importante, non modifica il suono del tuo strumento. Sto anche lavorando al mio ampli con, nel finale, un quartetto di 6V6GT in classe A. Si chiamerà "Moby Dick" e del "DE LUXE" (con rispetto parlando) ha solo il nome delle valvole. Ma questa è un'altra storia che non mancherò di raccontarvi.
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