E che ho ancora, infatti è il più longevo in mio possesso (1972), seguito a ruota dal Fender Jazz Bass, comperato nel 1978 ma che era usato essendo, come matricola, databile a fine 1974. Antefatto: dopo anni di produzione nostrana ed europea (due bassi EKO, uno modello 1100/MB/2 e l'altro modello 1150/TO/2, un basso Framus modello 5/149 e due Hofner, uno modello 185 e l'altro modello 500/1 Violin Bass), dopo una breve parentesi in cui utilizzai un Fender Mustang Competition Blue, subito sostituito con un Gibson EB 0 del 1969 (questo tenuto ed usato per 13 anni, ma che ancora lo rimpiango), essendo entrato a far parte del gruppo dei fratelli Avitabile (Rino ed Enzo) che loro avevano chiamato "Gli Achei", un giorno Enzo mi chiese di accompagnarlo alla Bideri. Era una sala di registrazione al lato dell'ingresso principale del vecchio "Policlinico" e fu lui che conobbi e diventai poi amico di Mario Musella, buonanima, cantante e bassista degli "The Showmen". Lo sentii provare in quell'occasione un brano di Franco Califano (che comunque conobbi poi ad Ercolano), intitolato "Non si può leggere nel cuore"; grande interpretazione canora accompagnata da un giro di basso incisivo come mai sentito prima, lui che aveva utilizzato per anni un Burns modello Bison. Fu così che gli chiesi perchè avesse scelto di inciderla con il Fender Precision e non con il Jazz Bass che vidi su un porta-chitarre, e Mario, che era di una disponibilità unica e sempre pronto a dare consigli, mi rispose: "Uagliò chiste ha nù suono sulo ma chille". Tanto mi convinse che solo dopo 5 giorni comperai, nel negozio più conosciuto a Napoli, il mio Fender Precision (quello dell'immagine d'apertura), pagandolo lire 199.000 (il Jazz Bass dopo 6 anni mi costò, usato, lire 350.000). Ma feci lo sbaglio di non comperarmi il precedente basso di Mario, un Fender Coronado II che lui aveva dato in permuta proprio in quel negozio. Ecco Mario e Precision
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