Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie
di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 10 gennaio 2023 ore 17:30
Da Robert Fripp a Stevie Ray Vaughan, da Nile Rodgers ad Adrian Belew: sono molte le chitarre che hanno affiancato il Duca Bianco, ognuna capace di aggiungere un tassello di originalità a una carriera impressionante.
La grandezza artistica di David Bowie si misura anche nella sua capacità di reinventarsi attraverso collaborazioni sempre nuove e stimolanti con musicisti che hanno contribuito a plasmare la sua musica attraverso gli anni.
Mick Ronson, leader degli Spiders From Mars, fu il primo e forse il più iconico chitarrista del Duca Bianco, catalizzatore della sua trasformazione da songwriter a rockstar elettrica. "Ronno", oltre a essere un musicista di straordinario talento (Randy Rhoads lo citava come sua principale influenza, per dire un nome a caso), era un abilissimo arrangiatore. Fu Ronson a dare a Bowie quella fiducia in se stesso - come autore e come performer - che lo accompagnò per tutta la sua carriera artistica. Il suono della Les Paul Custom di Mick Ronson è l'archetipo del glam rock di quegli anni. Ascoltare “Moonage Daydream” per credere.
Nel 1974 Bowie è già alla ricerca di nuovi suoni. Per sentirsi più libero si separa dagli Spiders From Mars e comincia a lavorare al nuovo album, DIAMOND DOGS. Pur chitarrista ritmico, decide di suonare quasi tutte le chitarre del disco. Ma in sala di registrazione compare un giovanissimo chitarrista presentato da un amico comune. Earl Slick ha 22 anni, non è un fan di Bowie, ma con la Gibson SG che usa all'epoca sa fare miracoli. Sarà lui il chitarrista di DAVID LIVE, primo album dal vivo di Bowie. Benché sia centrato su Diamond Dogs e Aladdin sane, il disco segna il passaggio dell'artista dal glam rock al plastic soul che porterà a YOUNG AMERICANS e a STATION TO STATION.
Circondato da manager spregiudicati, talmente fatto da non riuscire quasi a ricordare il proprio nome, Bowie scopre che Earl Slick è stato allontanato dalla band. Al suo posto arriva Carlos Alomar, un chitarrista portoricano le cui radici musicali affondano nel soul di James Brown. Alomar sarà il cardine del periodo più funky dell'artista, durante il quale la chitarra di Alomar dà forma alle sonorità di album del calibro di STATION TO STATION, LOW, HEROES e SCARY MONSTERS.
Bowie sta registrando HEROES a Berlino con Brian Eno, il quale chiama il suo amico Robert Fripp, chitarrista visionario già leader dei King Crimson, inattivo già da qualche anno. L'inserimento della Les Paul di Fripp amplificata da un Hiwatt è determinante e culmina con la title track, che assieme a “Life On Mars?” è considerata il capolavoro dell'artista. Il successo è tale che tre anni dopo Fripp parteciperà alla registrazione dei pezzi migliori di SCARY MONSTERS. Fripp è uno sperimentatore, usa il fuzz al massimo e gira per la sala di registrazione muovendo la chitarra per controllare il feedback e trasformarlo in armonia.
Nel 1978 Bowie decide di tornare in tour, gli serve un chitarrista in grado di riprodurre le chitarre visionarie di Robert Fripp. Nella band di Frank Zappa c'è un musicista che fa per lui. Adrian Belew ha 29 anni e non si fa pregare per salire a bordo. Le magnifiche chitarre di Belew si sentono nel nuovo live STAGE, ma Bowie è talmente soddisfatto del nuovo acquisto da farlo suonare nell'ultimo album della serie di Berlino, LODGER. Belew tornerà con Bowie undici anni dopo come direttore musicale del tour Sound And Vision, dopo aver suonato con Robert Fripp nei nuovi King Crimson.
All'inizio della sua carriera David Bowie, fan degli Who, era stato protagonista della scena "mod". Diventato famoso ha la soddisfazione di poter invitare Pete Townsend a suonare come solista in “Because You’re So Young” (SCARY MONSTERS) “Slow Burn” (HEATHEN).
Nile Rodgers è considerato uno dei più grandi chitarristi ritmici della storia, oltre che produttore e songwriter. Quando David Bowie gli fa sentire un provino del brano “Let's Dance” dicendo "qui abbiamo una hit", Rodgers approva e aggiunge il suono funk della sua Stratocaster 1960 (che non a caso lui chiama The Hitmaker). Sta per nascere l'album di maggior successo della storia del Duca Bianco, che contiene brani come “Modern Love” e “China Girl”.
David Bowie è tra i fortunati che assistono alla straordinaria esibizione di Stevie Ray Vaughan con i Double Trouble al Montreux Festival del 1982. Chiede di incontrare il texano e lo invita a suonare per lui. All'epoca SRV non ha ancora pubblicato un disco ed è praticamente sconosciuto. La sua Stratocaster aggiungerà sfumature blues a brani quali “Let’s Dance”, “Modern Love”, “China Girl”, “Criminal World”. Inarrivabili i suoi assolo in “Cat People (Putting Out Fire)”.
TONIGHT e NEVER LET ME DOWN sono considerati dalla critica tra i peggiori prodotti di Bowie. Album commerciali che tentano di ripetere il successo di LET’S DANCE senza riuscirci. Eppure ancora una volta è un colpo di genio del camaleonte del rock, che non ha esitato a gettare alle ortiche il successo per seguire la passione del momento, l'alternative rock e un rinato interesse per i suoni delle chitarre elettriche. Reeves Gabrels è l'uomo giusto per assecondarlo. La sua Steinberger agganciata a un Mesa Boogie Quad Preamp e Boogie Simul-Class Stereo 295 è una componente fondamentale delle sonorità di Bowie negli anni Novanta con OUTSIDE, EARTHLING e HOURS.
La chitarra di Gerry Leonard segna le sonorità dell'ultimo David Bowie nel nuovo Millennio, sia negli album HEATHEN, REALITY e THE NEXT DAY, sia nei rispettivi tour.