Un paio di giorni fa Steven Wilson ha rilasciato "Rock Bottom", ennesima collaborazione interessante con l'israeliana Ninet Tayeb.
Mi sono soffermato sull'analisi del testo e sulla sua collocazione musicale, non sempre coerente nel panorama musicale moderno.
In questo caso mi trovo a condividere le mie impressioni sperando di avere qualche spunto interessante anche da chi vorrà commentare la mia analisi.
Il testo (traducibile facilmente):
I feel it in my bones
New life
The unknown
New life
I will return
La partenza e consecutiva fase "calante", quasi a significare qualcosa che va sempre peggio, che va a morire in modo inevitabile.
Don’t lose hope, don’t lose hope
Stay alive, stay alive
Sul primo "Stay Alive" da notare l'apertura con accordo propositivo, speranzoso (che richiama "Don’t lose hope") e a seguire il secondo "stay alive" di tranquillità/rassegnazione,cosa che non succede sulla successiva strofa in "break apart" inserita in una strofa molto più pessimistica.
And all you want to do is to fall
Break apart
Close your heart
Surrender and let your bottom rock
Break apart, break apart
L'assolo molto pinkfloydiano (personali ricordi di "Comfortably Numb" e "Marooned") viene lanciato dalla voce della cantante, cosa che ho apprezzato molto così come il suono della chitarra e le scelte stilistiche delle note scelte.
New life
The unknown
New life
I'm coming home
La parte "speranzosa" sul "The unknown" finale viene poi ripresa solo alla fine, con il cambio del testo da "tornerò" a "sto arrivando a casa", una certezza più che un desiderio.
Penso che la scelta del duetto sia anche in questo caso azzeccata: le cose in due sono decisamente più affrontabili, il supporto vicendevole porta a sopravvivere e alimenta speranze.
Ed è proprio questo ultimo concetto che mi scaturisce questa domanda: il valore delle parole può essere elevato dalla musica e viceversa? |