Era il 1985.
Di ritorno da un viaggio in Francia io e il mio compare ci confrontavamo le storie vissute in quei giorni: chi le ennesime avventure amorose (lui), chi le prime (io).
Sul sottofondo uno stereo con cassetta riproduceva con qualità infima una canzone tratta da un bootleg di qualità media registrato pochi mesi prima: Bad.
Stamattina in macchina mi sono ascoltato Acoustic Dream, live unplugged dei Dream Theater.
Che musicisti diplomati all'università riuscissero a rifare alla perfezione un pezzo di musicisti ruspanti come gli U2 non c’era dubbio.
Che amassero la band irlandese fino all’immedesimazione compositiva l‘avevamo sentito in Awake, soprattutto in ‘Lifting shadows of a dream’.
Quello che non sapevamo era che, anche live, James LaBrie, non imita Bono ma diventa Bono stesso, anzi lo supera. Infatti è più simile al Bono da studio di Unforgettable Fire di quanto non lo fosse Bono stesso in quel bootleg dell'85, unico mio riferimento live di quel pezzo.
Sfido chiunque a riconoscere, senza la copertina del disco in mano, che sono i Dream Theater e non gli U2.
Annosa questione: cover identica, con tutte le oggettive difficoltà connesse (utili per migliorarsi) e perdita dell'identità personale, o reinterpretazione libera, con tanto di “chi se ne frega se non riesco a farla uguale? Tanto è una mia versione”.
Ai posteri l'ardua 'versione'.
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