I nostri genitori ed i nostri nonni hanno fatto la rivoluzione industriale del nostro paese.
Da una civiltà contadina che riusciva solo a sfamare sè stessa hanno partecipato chi direttamente
e chi no alla crescita delle industrie.
Qualcuno di loro, è passato " attraverso" due guerre mondiali ed ha visto ricostruire da capo l'intero paese.
Nelle fabbriche, nelle scuole, nel pubblico come nel sociale i nostri " nonni " hanno fatto decollare l'Italia.
Tra un anno avrò cinquant'anni... non mi sembra che sia passato tutto questo tempo, ma
mi sono accorto che nell'industria dove si producono beni durevoli, tutto è cambiato.
I nostri genitori ci avevano consegnato un "mondo del lavoro" che ora si sta spegnendo.
Sono trent'anni che lavoro in aziende del settore meccanico, non sono un nostalgico so anch'io che senza il progresso tecnologico non saremmo arrivati a stare meglio ed a vivere di più tutti.
Abbiamo perso la nostra identità di uomini e non rispettiamo più nessuna regola pur di scalare la " piramide del potere ".
Quelli che producono veramente diventano sempre di meno in Italia e scappano ahimè, in oriente...
I rapporti tra colleghi sono diventati molto difficili...proprio nell'era della comunicazione globale, non ci si parla e non ci si comprende.
Mi viene nostalgia di quella vecchia officina... quella del Sig. Giuseppino!
Questa è una storia vera: la storia di un uomo che non c'è più, ma che ha lasciato dentro di me la sua traccia indelebile.
Grazie a quest'uomo oggi io sono diventato " un tecnico progettista " bravo o no... preferisco che lo giudichino gli altri.
Grazie a lui so distinguere tra i valori di una competizione leale ed una che invece non lo è;
un modo di competere senza regole che passa sopra tutto e tutti, che segue solo la logica del business a tutti i costi.
E così ho pensato di scrivere la sua storia e del punto in cui si è incrociata con la mia.
In paese lo conoscevano tutti il Giuseppino, sua madre , L'Eugenia, era quella che oggi si potrebbe definire direttrice di stabilimento.
Suo padre aveva fondato l'azienda: Fabbrica ferramenta e minuterie metalliche.
Erano i "favolosi anni '60" e grazie alle felici intuizioni del giovane Giuseppino si iniziarono a produrre sistemi di fissaggio per i tetti in " eternit ".
Gli stessi tetti che oggi bisogna " rottamare " perchè contengono amianto.
Il giovane " Giusep " però ebbe un ulteriore felice intuizione, sapendo che il processo di stampaggio a freddo era già ben conosciuto all'interno dell'azienda, fondò una seconda azienda.
La Bulloneria Usorini.
Le grosse aziende del settore auto cercavano sul territorio nazionale produttori di viti e bulloni.
Così alle macchine dedicate alla produzione di viti per legno e ganci e tiranti affiancò le presse per la produzione di viti e dadi speciali per lindustria dell'auto e del trasporto pesante.
Il Giuseppino aveva la mentalità industriale, pensava sempre in grande, non aveva paura a prendersi dei rischi.
Lui sapeva che la sua piccola " industria " se la doveva vedere con i grandi bullonieri della Brianza:
Fontana ed Agrati e con il polo di fornitori Fiat che nasceva nella cintura di Torino.
Per questo diverse presse o rullatrici che comprava erano dei prototipi...sapeva che non poteva rimanere indietro.
Caparbio, inarrestabile, tecnicamente preparatissimo, amava il suo lavoro.
Credeva nei valori della famiglia, della compagnia era un uomo "tutto d'un pezzo" riservato in azienda, ma uomo straordinario fuori dalla sua fabbrica.
Un gran burlone lo definivano i suoi amici...sempre pronto allo scherzo e alle goliardie.
Lo scherzo dello "Sputnik" del 1957 è molto famoso nella zona di Cerano e Vigevano.
Il finto satellite fu messo insieme proprio nella sua officina.
Da chi però non posso dirlo...
Ecco il link :
www.circoloculturalelomellino.it/modules.php?name=News&file=article&sid=73
invece ecco il sito dell'azienda: http://www.bulloneriausorini.com/azienda_it.htm
Negli anni '60 fondò la Pro Loco di Cerano e ne fu il primo presidente.
Io arrivai in azienda nei primi anni '80.
Lui era rimasto ormai solo alla guida dell'azienda, ma aveva inserito nel commerciale le due figlie...che tuttora conducono l'azienda da che lui non c'è più.
Non lo conoscevo bene, ma mi bastò partecipare ad una mangiata in "casotta" al Ticino con gli altri suoi amici-dipendenti per capire molte delle ragioni dei suoi successi.
I suoi operai "fidati" non potevano tradirlo mai! Lui condivideva con loro la gioia di stare insieme ivertendosi, senza far mancare i suoi salami del maiale che " il Pipa", uno dei suoi dipendenti, preparava per lui.
Il " Luis" gli forniva conigli, capponi, anatre, oche allevati " a terra".
Il " Conte Francesco " forniva la casotta, il gorgonzola e ogni ben di Dio.
Non mancava mai il " Rino " fine meccanico di precisione con qualche problema con la dipendenza da ... vino.
Il " Gianni ", vero factotum , meccanico eccellente, geniale, molte sue trovate avevano permesso alle macchine della ferramenta di triplicare la produzione.
E poi via via tutti gli altri...
Il Carlo che curava il magazzino della vergella, Luciano la preparazione del trafilato, il Bertuzzo fine operatore di rullatrici, Ignazio, Tiberio,Mario ecc. i suoi operatori più in gamba sulle presse.
Doriano il responsabile dei trattamenti termici e Luigi al laboratorio del collaudo e il Pietro all'ufficio tecnico...oggi direttore di produzione della " Bulloneria Usorini".
Il Giuseppino non faceva mai mancare il suo vino, lo Spanna o il Dolcetto o altre delizie della sua cantina.
Si direbbe oggi un team affiatato e vincente; che non aveva bisogna di meeting aziendali o lunghe riunioni per prendere delle scelte.
Gente abituata a fidarsi l'una dell'altra secondo la regola del reciproco rispetto.
Ci sono stati anni di crisi nera negli anni '80, eppure lui, si sentiva disonorato se doveva ricorrere alla cass integrazione...
Le sue regole erano sempre precise: i figli dei dipendenti più anziani avevano diritto al posto lasciato dal padre o dalla madre.
Chi si guadagnava il suo rispetto poteva stare certo che lui si sarebbe comportato da galantuomo: una specie d'uomo che ora è in via di estinzione...
Il Giuseppino si fidava delle persone, qualche volta anche troppo e prendeva fregature, amava stare in mezzo ai suoi dipendenti: la sua simpatia fuori dal lavoro diventava rigore in fabbrica.
Per diversi anni fu presidente della " Upiveb" l'unione dei produttori di viteria ed era persona conosciuta ed apprezzata dai suoi concorrenti e dai suoi clienti.
Nella sua visione la sua azienda doveva diventare autosufficiente per tutte quelle lavorazioni per le quali molti altri concorrenti dipendevano dall'esterno.
Il concetto di qualità globale gli era già ben chiaro e l'azienda diventò certificata per i particolari di sicurezza presso i grossi gruppi del settore automotive.
Me lo ricordo con quel " loden verde " e l'inseparabile Giulietta amaranto scorazzare tra L'Alfa Romeo di Arese e la Fiat Mirafiori di Torino a " caccia " di nuovi ordini.
Quante volte per strappare ordini consistenti bisognava allungare " mazzette " a questo o quel capo ufficio acquisti !
Questo modo di lavorare di certo non gli garbava affatto e mi diceva spesso " ...vedi Paolo, io ho la responsabilità di cinquanta famiglie e anche se non mi piace questo sistema, devo portare a casa il lavoro!"
Io seguivo la programmazione della produzione e poi facevo procedere il materiale nelle lavorazioni successive fino a che non veniva finalmente spedito: lì finiva il mio compito.
Mi ricordo che il Giuseppino diceva di me: "..il Paolo è lento, lento nel lavoro...ma è cosi un bravo ragazzo e poi così preciso..."
Io sapevo che un po' aveva ragione,sono un po' lento, ma chi fa produzione di massa, in caso di errore può sbagliare centinaia di migliaia di pezzi...e preferivo controllare e ricontrollare più volte i prodotti prima di proseguire le lavorazioni.
Col tempo mi guadagnai la sua fiducia e si stabilì tra noi due quel rapporto di rispetto reciproco che
rende possibile superare ogni difficoltà.
Era piuttosto " incazzoso " se aveva la luna storta ed era meglio non contraddirlo, però era generoso con chi si dava da fare e capiva quando urlava a sproposito...
Io vedevo in lui un po' mio padre e cercavo di imparare dalla sua grande esperienza nel settore.
Se non ci fosse stato lui, non sarei qui ancora a fare le viti.
Non avrei capito che il computer avrebbe cambiato tutto il modo di lavorare e non avrei forse mai apprezzato la musica jazz.
Il Giuseppino era un cultore di musica jazz, aveva una collezione di dischi invidiabile.
Spesso mi prestava qualche vinile per farmi sentire questa o quella formazione, era un eccellente programmatore e gestiva già la contabilità ed i costi aziendali con programmi creati " da lui medesimo" sul suo personal computer " Osborne "
Ecco la magia di conoscere persone del genere... ritorni a casa e il tuo cervello si mette in moto...
capisci che non si arriva mai ad ottenere certi traguardi per caso.
Viceversa ti "incazzi" quando chi non merita nulla ha già tutto prima di averne bisogno.
Scusate, ma non volevo dirlo, però l'ho pensato.
In pochi mesi nel 1990 un maledetto cancro si portò via il Giuseppino e tutto il suo mondo.
Era della stessa classe di mio padre, anno 1927.
Dopo di lui fu solo l'oblio e tutto quello che non doveva succedere, accadde.
Con le figlie sono rimasto in contatto e a volte passo a salutarle, ma di lui non ne abbiamo più parlato.
Quando passo davanti alla vecchia sede della sua officina, oggi sede della banca San Paolo di Torino... a volte mi sembra di vedere la luce del suo ufficio accesa e vorrei passare dentro a salutarlo.
Si, perchè gli vorrei spiegare cosa è successo da quando non c'è più, degli incredibili passi in avanti che ha fatto la tecnologia e di tutti, proprio tutti, quei bei ricordi che mi ha lasciato.
Però mi viene da piangere...abbasso la testa e oso dire: " tiremm innaz " perchè sono anch'io un cocciuto piemontese e come il Giuseppino non mollerò mai.
Credo che anche questo me l'abbia insegnato lui.
Ciao Giusep ! Quel Paolo lento, lento, lento...ti ha ricordato qui sul suo diario.
P.s.
Oggi i nostri figli da chi devono imparare?
E in maggior modo cosa devono imparare?
Io credo nei valori dell'amicizia e del rispetto verso le persone che hanno "navigato" nella vita più
di me e che sono arrivati ad una meta non solo per caso.
Questa visione la insegno anche ai miei figli e spero che un giorno mi ricordino sul loro...diario.
Ri P.s. non so se ho messo i link correttamente ... li ho infilati così com'erano nel testo.
Ciao.