Pochi conoscono il mio vero nome, per tutti sono Stravinskij.
Mon dieu, che mare d’ ignoranza bagna il mondo! Stravinskij è stato un grande compositore, un direttore d’orchestra, un eccellente pianista, ma il violino non l’ha mai suonato. E’ come soprannominare un ciclista, Maradona! Potevano chiamarmi Galamian, Vengerov, Accardo. La gente comune conosce la vita di cantanti, attrici e calciatori, ma non sa nulla di quei grandi professionisti le cui mani sfiorano tutti i giorni le corde di un impareggiabile Stradivari “Kreutzer” del 1727.
Ho cominciato a suonare il violino all’età di tre anni e non ho mai smesso. Anni di Andante e di Allegro, di esercizi per le dita e le articolazioni, anni di Conservatorio, di solfeggio e di pece sui crini dell‘ archetto. Anni di solitudine e spartiti. La mia vita è stata una sinfonia continua, senza intermezzi, senza sosta.
Soprattutto senza applausi, perchè non mi sono mai esibito in pubblico, mai un concerto, mai un teatro, mai indossato il vestito scuro e il cravattino. Mi avevano offerto un posto al Teatro dell’Opera come violino di fila. Il primo gradino, il livello dell’ultimo arrivato. Quando avrete bisogno di un violino di spalla, chiamatemi ! Chi è il violino di spalla ? Il primo violino dei primi violini. Nei concerti è il violino di spalla che si alza e chiede all’ orchestra di accordarsi dopo il “la” dato dall’ oboe. Che mentecatti, chiedere di fare violino di fila a uno dei più talentuosi violinisti contemporanei ! Fottetevi !
Da allora non esco più di casa. La gente sa che esisto perché passando vicino al cancello di casa mia sente le melodie, sente il suono del violino, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Sempre. Dicono che Stravinskij ha le rotelle fuori posto, non mi interessa, lascio dire. Mangio poco e dormo ancor di meno.
Suono… Suono… Suono…
E un giorno è successa una cosa straordinaria. Sono in giardino, sto ascoltando il Terzo Movimento del Concerto di Paganini eseguito da Yehudi Menuhin e con le braccia mimo l’esecuzione. Poi prendo l’archetto appoggiato sulla custodia rigida del mio amato Maggini e senza strumento appoggio i crini al braccio sinistro.
Un brivido di emozione attraversa il mio corpo e gli occhi non riescono a staccarsi dalla inconsueta e straordinaria visione. Il bicipite, il muscolo che Braccio di Ferro gonfia dopo aver mangiato gli spinaci, sta cambiando forma, si sta trasformando in una tavola armonica in abete rosso e acero montano, mentre la parte anatomica che va dal gomito al polso, con precisione millimetrica, è diventata una tastiera in ebano nero. La mano scompare lasciando il posto a un elegante ricciolo barocco in palissandro e le dita diventano i quattro piroli che registrano la tensione delle corde, quelle che una volta erano le mie vene. Al posto del braccio ora ho un meraviglioso violino, che non teme paragoni con il “Cannone” realizzato dal Maestro Liutaio Giuseppe Guarnieri del Gesù, il violino preferito di Niccolò Paganini.
Non resisto alla tentazione e accarezzo il mio archetto preferito, opera di un artigiano cremonese, con l’impugnatura in osso di balena, astina in legno del Pernambuco e crini di cavallo maschio bianco. Comincio a suonare, chiudo gli occhi e una musica soave riempie la stanza, la permea, l’avvolge. Non ho mai udito suonare un violino così, il mio corpo è attraversato da brividi e lacrime scivolano copiosamente sul viso.
Suono.. Suono.. Suono..
Non sento la fatica, sento solo calore, armonia, vita. Vita che viene, vita che và.
Suono… Suono… Suono…
Mi hanno trovato in una pozza di sangue con i polsi tagliati, squarciati, maciullati, il viso bianco e un tiepido sorriso sulle labbra. Morto, duro come un baccalà.
Stravinskij aveva le rotelle fuori posto, hanno detto alla Polizia. Che imbecilli, tu che ne pensi, Niccolò?