di soltanto [user #31177] - pubblicato il 03 ottobre 2012 ore 14:13
Hola a todo el mundo! Allora, dopo avervi presentato la mia vita on the road settimana scorsa, oggi vorrei raccontarvi il mio primissimo ricordo di “vita da strada” che ho vissuto ormai tre anni fa.
Hola a todo el mundo!
Allora, dopo avervi presentato la mia vita on the road settimana scorsa, oggi vorrei raccontarvi il mio primissimo ricordo di “vita da strada” che ho vissuto ormai tre anni fa.
Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi. Perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana – Giovanni Falcone
Inverno 2010. Sono a Lione. Francia.
Non ho mai suonato in Francia prima d'ora. E tantomeno ho idea di come sia regolamentata la cosa qui a Lione.
Mi dirigo allora verso il commissariato di polizia. Poi verso il municipio. Poi una telefonata ai burocrati dell'ordine. Da tutti la stessa risposta. La legge a Lione vieta la musica in strada. Ma la polizia, a propria discrezione, può decidere di essere tollerante. Mi ha fatto male.
Sapere che non esiste la possibilità di garantire a un musicista la serenità e la tranquillità di potersi esibire non è giusto. Ho accusato il colpo. Anche il mio corpo ne ha risentito. E i miei pensieri. Per due giorni sono stato molto indeciso. Resto. Sto. Poi ho capito. Bisognava provare. Sperimentare. Vivere con mano. Da subito. E allora cercare il posto giusto. Trovare un piccolo tunnel. Un sottopasso pedonale lontano dal centro. Poco passaggio. Una persona, forse due, ogni cinque minuti. Ma un'ottima acustica. Una chitarra viaggiatrice. Un cappello a terra, rivolto all'insù.
Un sorriso. Insieme a tutta la mia voglia di fondermi con la città e con le persone, e di chiedere una mano soltanto a chi è disposto ad offrirla. Con coraggio. Con paura. Con dignità. Ed eccole lì, le prime canzoni. I primi sorrisi. I primi spiccioli. Comincio a pensare che quelle persone, abituate al silenzio del loro piccolo tunnel, mi stessero aspettando, perché d'un tratto cominciano a fermarsi in molti.
Ragazzi, ragazze, lavoratori edili, papà con bambini, mamme con bambini, mamme e papà e basta. Un nonnino. E il movimento cresce. E cresce. Finché a un certo punto da lontano vedo arrivare tre poliziotti. Quello in mezzo è enorme. Origini africane senz'altro. Si avvicinano con calma. "Sono qua per me, ecco lo sapevo... cazzo. Ok va bene, fai finta di niente, continua a suonare, cambia direzione di sguardo, forza... Vengono da sinistra? Bene allora io guardo a destra”. Poi però mi arrivano davanti. E io non posso non guardarli. È allora che mi accorgo che quello in mezzo, quello enorme, sta ballando come un bambino. Muovendosi leggero sulle mie note. È bellissimo. Mi fa un cenno di approvazione con la mano e svuota la sua tasca piena di monetine nel mio cappello.
Si avvicina e "Bravo! Mais il n'y a personne ici", mi dice. "Bravo! Ma qui non passa nessuno". E io: "Lo so, ma suonare qui, oggi, è il mio dovere".