Protocol IV è l'ultimo lavoro del grandissimo batterista Simon Phillips.
In questo nuovo capitolo del suo progetto solista, il noto batterista americano si avvale di una formazione eccezionale: il veterano Ernest Tibbs al basso (già presente in Protocol II e III), alla tastiera Dennis Hamm (Chris Cornell) e alla chitarra Greg Howe autentica icona dello shred fusion.
Il cd si apre in maniera soffusa e un delicato fade in si fa scivolare nelle atmosfere di "Nimbus": riusciamo subito a percepire che non ascolteremo un disco comune. L’arrangiamento, la scrittura di questo primo brano già svelano un viaggio musicale ricco e pieno di emozioni, strabiliante nelle esecuzioni che si snoda attraverso Progressive, Fusion e del sano buon vecchio rock. Il tutto arricchito da una mirabile scelta dei suoni.
In particolare, quello della batteria di Simon è stupefacente. Eccezionale brillantezza dei piatti, un rullante secco e deciso e una cassa con una pancia enorme.
La seconda traccia, "Pentagle" è Il fiore all’occhiello del disco ed è una magnifica dimostrazione di Fusion nel senso più riuscito e centrato del genere: un connubio di groove, ritmo dispari in 5/4, tecnica, armonia sopraffina che non vanno mai a prevalere sulla musicalità del brano a favore di sterile manierismo.
Le parti solistiche di Simon sono una goduria: si apprezzano e riconoscono i tanti rudimenti come inverted paradiddle, flam, polirtirmie. Il solismo di Phillips non è mai fine a sé stesso, e il suo connubio di tecnica e musicalità ci lascia letteralmente a bocca aperta per tutto il disco. Incredibile, da questo punto di vista, la parte centrale di "Solitarie".
Benché Simon Phillips abbia scritto interamente le musiche di questo lavoro, il contributo dei musicisti coinvolti va ben oltre quello dei semplici esecutori: il loro apporto è magistrale e regala ulteriore carattere e forza al disco. Ci sono momenti in cui affiora l’impeto tecnico, come in "Celtic Run", episodio più Progressive Rock e incalzante dell’album che ubriaca con riff dispari, svisate in tapping di Howe, tappeti e assolo di synth suonati da Hamm. Così come, tanti sono i momenti più protesi alla pura ricerca melodica e cura del suono perfetto, che mostrando l’abilità della band nell’essere musicisti completi e assolutamente versatili.
Ed è proprio l’equilibrio magico tra tecnica, melodia e suono che incanta brano dopo brano: in "Passage To Agra" abbiamo la presenza di un ritmo quasi tribale per buona parte della canzone; in "Interlude" e "Phantom Voyage", ci sono parti solistiche di chitarra iche stregano e la presenza mai invadente del basso di Tibbs, appoggiato alle melodie di Pianoforte Hamm, è magistrale.
Protocol IV entra di diritto nei must dei dischi di musica Fusion Progressive, un album praticamente quasi d’obbligo per ogni musicista che voglia misurarsi con lo stato dell’arte di questo genere. Un disco che è un esempio magistrale di come, per quanto la tecnica e il suono siano decisivi, la differenza sulla qualità di un lavoro la fanno le idee e le canzoni su cui questo poggia. E qui, quelle scritte da Simon Phillips sono superbe. Phillips dopo averci incantato con le sue esecuzioni nei Toto, continua imperterrito negli anni a creare capolavori ritmici e musicali.
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