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la ruggine del batterista, in immagini e parole

di theoneknownasdaniel [user #39186] - pubblicato il 09 novembre 2019 ore 13:04
Il mio doppio pedale Yamaha ha molta meno ruggine di me, nonostante siano almeno 15 anni che non lo uso.
Il fatto è che da prima ancora di "diventare grande" avevo abbandonato un certo modo di suonare la batteria, prediligendo meno pezzi ma di migliore qualità, lavorando di più sulle dinamiche del pianissimo, migliorando il tocco, studiando aspetti più jazzistici e ripartendo dal pad.
Stare in appartamento poi aveva cancellato il mio stato di batterista, ripreso solo negli ultimi 6 anni, prima con l'elettronica presa al mio pupo per iniziare e poi con l'acquisto dell'acustica nella nuova abitazione.
Ora il mio piccolo ha 12 anni, e mi sembrava giusto fargli ascoltare un disco uscito proprio quando io avevo 12 anni, un disco che ha stravolto le esistenze musicali di tanti appassionati: Images and Words. 
la ruggine del batterista, in immagini e parole
E' vero che i Dream Theater non sono magari i più tecnici, i più metallari, i più progressive che ci siano in circolazione, ma hanno un equilibrio tra le varie tendenze che era perfetto (secondo me, fino a Metropolis Pt.2, con le prime avvisaglie di qualcosa che non andava in certi brani di Falling into Infinity). Ma a parte questo, Images and Words rimane per me uno dei più bei dischi, a cui sono legato emotivamente per mille motivi che prescindono dall'aspetto prettamente musicale, è il disco della mia adolescenza "ribelle" ascoltato insieme a The Wall, Kill'em all, Rust in peace, In Utero, Rage against the machine, Holy Land ed altre chicche del panorama rock/har/heavy degli anni '90.
E se con i Nirvana ho avuto lo stimolo a suonare uno strumento, con i Dream Theater ho avuto lo stimolo di diventare un batterista trascinatore del gruppo, che suona la batteria come se fosse una chitarra solista.
Ed Images and Words è il disco che tutti i pomeriggi mettevo in cuffia e ripetevo sulla batteria fino allo sfinimento dei vicini di casa (quindi dalle 13:45 fino alle 14:40 circa), cercando di migliorarmi fino a riuscire a suonare Pull me Under, Another day, Surrounded, Learning to live, e riuscendo più o meno a restare dietro a Take the time e Metropolis Pt.1.
la ruggine del batterista, in immagini e parolela ruggine del batterista, in immagini e parolela ruggine del batterista, in immagini e parole
Come nonno Simpson si perde nei suoi discorsi, stavo dicendo che ho fatto ascoltare questo disco al mio giovane erede, il quale ha sgranato gli occhi chiedendomi se per davvero riuscissi a suonare quei pezzi.
Ok, non ho più tutti i pezzi, però dovrei riuscire a riarrangiare Pull me under in modo da portare un groove semplificato anche con la batteria attuale.
Prima prova. Un disastro. 
Sapevo cosa dovessi suonare, che movimenti fare, e come fosse la canzone. Semplicemente, dopo anni a suonare al massimo i Guns, mi mancava l'agilità e la velocità. 
E mentre pensi come riarrangiare non hai tempo di pensare anche come compensare la velocità.
Seconda prova. Andiamo meglio.
Ecco che il mio stile, con una buona pacca, ritorna poco per volta in superficie. Ruggine come se piovesse salato, ma va già meglio.
Terza prova. Decido di smetterla con la configurazione fighetto, nel profondo dell'animo sono sempre stato un casinaro, per questo di ritorno dal mio prossimo viaggio in terra asiatica riprenderò il mio doppio pedale Yamaha, magari gli cambio le molle, cambio un paio di pelli ai tom più alti (che non avevo nè venduto nè buttato) e riprendo ad allenarmi su Images and Words.
Poi magari non riuscirò più a suonare come quando ero giovane, anzi, ne sono sicuro, quell'agilità e quell'atletismo non ci saranno più, ma il divertimento, ragazzi, quello è più che assicurato!

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di tramboost utente non più registrato
commento del 09/11/2019 ore 14:17:15
dunque, fammi pensare, mmmmm, l'album è del 92, tu avevi 12 anni, per cui sei dell'80, giusto?
se così fosse, sei ancora un giovanotto, non sei ancora negli anta;)
in ogni caso, l'album Images and words, è pieno di perle, a me non piacevano i suoni un po' plasticosi, la batteria in particolare, per me era troppo triggerata, Awake come suoni mi piaceva molto di+, ma le canzoni erano stupende, per mio gusto personale il top è stato l'album Scenes From A Memory, e l'ultimo album loro che ho acquistato e che mi è veramente piaciuto è Octavarium, ho visto anche un loro concerto a Bologna nel 2005, proprio nel tour di Octavarium, acustica a parte, che non era il massimo, avevano spaccato di brutto, in fin dei conti è risaputo che sono vere macchine da guerra, distruzione e devastazione totale, comunque noto che in linea di massima, abbiamo avuto diversi gusti in comune, buona domenica, ciao Daniel;)
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 10/11/2019 ore 10:01:17
Gli anta arrivano tra poco, sono di gennaio...
Sì, i suoni di Images and Words risentono troppo l’influenza di un produttore ancora legato agli anni ‘80, rullante triggerato, chitarra pesantemente effettata... Awake è decisamente meglio da questo punto di vista, ed i brani sono altrettanto validi - a parte Scarred, che non era presente nella versione musicassetta e che per me è stata una scoperta difficile da accettare. Anche la sequenza dei brani su cassetta era diversa ed ascoltando il cd mi sembra che sia rotto, che salti i brani... poi mi ricordo che la cassetta che ho consumato all’inverosimile aveva i brani in un altro ordine, e torna tutto alla normalità. Non so se sia dovuto alle memorie legate a quella cassetta ed a quegli anni, ma con la sequenza dell cassetta Awake suona decisamente meglio del cd.
Per scenes from a memory magari scrivo qualcosa apposta, è un concept troppo importante, il sogno di buona parte dei fans diventato realtà, ed il grande problema del seguito... è come partire con affreschi sempre più belli, da chiese e cattedrali, ed ultimare la cappella Sistina. Cosa puoi fare dopo? Il pubblico si aspetta sempre di più!
Buona domenica anche a te, io la passerò su un aereo... dai che la settimana passerà veloce!
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di DiPaolo [user #48659]
commento del 09/11/2019 ore 15:49:3
Non volermene per la piccola digressione, io sono del '55, alla fine dei '60 le batterie avevano solo pedali singoli e quando il tempo andava a mitraglia la grancassa faceva TU-TU-TUM, poi arrivarono i gruppi con due grancasse (e due pedali singoli) e facevano TUM-TUM-TUM e si sentiva, per cui il commento corrente era "un batterista vorrei ma non posso", erano i tempi in cui ad un batterista veniva chiesto "sai fare Fireball?" tre minuti a treno con un solo pedale, cosa quasi impossibile. Poi sono arrivati i doppi pedali, stessa cosa, personalmente non apprezzo il senso del ritmo dato dal doppio pedale, ma è un fatto personale, forse condiviso/apprezzato da chi si è formato musicalmente/ritmicamente in quegli anni. Ripeto non volermene, sono solo chiacchiere, ma questo è un forum e siamo qui per chiacchierare. Mi piacerebbe sapere la motivazione della scelta di un doppio pedale, rispetto ad uno singolo, proprio da parte di un batterista, sempre a livello di chiacchiere. Ciao, Paul.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 10/11/2019 ore 09:24:00
Dunque, provo a spiegartelo, per scritto non è così facile.
Premetto che per me doppio pedale o doppia grancassa non cambia nulla a livello di tecnica, cambia a livello di budget, affidabilità e difficoltà di accordare in maniera perfettamente identica due grancasse e relativo sordinamento.
È una questione di velocità, resistenza e dinamica.
La grancassa, per sua natura, non genera un rimbalzo paragonabile a quello di un rullante. Inoltre, percossa con forza, cambia il suono, l’attacco diventa più marcato.
Con un solo pedale molto batteristi fanno cose incredibili, scivolando col piede su e giù per il pedale. Penso a Franz Di Cioccio, Nicko McBrain, Ian Paice, sono tutti bravissimi e mi piacerebbe tanto essere bravo come loro. Però questi signori non suonano brani con fill di grancassa o con flam di grancassa.
Per passaggi veloci in sedicesimi o trentaduesimi il pedale singolo mostra i suoi limiti fisici, soprattutto per quanto riguarda la dinamica - magari un paio di fenomeni riescono lo stesso, ma dare colpi con forza e velocità non è per nulla facile.
Insomma, è come suonare con una mano sola o con due sullo stesso tamburo!
Questo ha portato ad un cambio di prospettiva riguardo alla grancassa, non più uno strumento per portare il groove ma un vero elemento sul quale suonare fill e pattern diversi.
Non a caso adoro Portnoy, perché ne fa un uso sensato, non qualcosa di sempre presente ed alla lunga stancante, ma uno strumento ben inserito nel mix e nella funzionalità della canzone.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 10/11/2019 ore 21:00:48
La cosa m'interessa, sono curioso e ignorante, cosa sono il "fill" ed il "flam" di grancassa? e perchè dovrebbero facilitare chi non li ha, nell'uso del singolo pedale, che io ritengo superiore, ritmicamente parlando, all'ascolto? Paul.
Rispondi
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di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 11/11/2019 ore 23:42:56
Dunque, intanto scusa il ritardo nella risposta ma sono letteralmente dall’altra parte del mondo questa settimana e il fuso non aiuta...
Il ‘fill’ è il riempimento ritmico fatto dal batterista per unire due parti di un brano, in italiano lo traduciamo come ‘stacco’ o ‘rullata’. Immagina di fare uno stacco con una sola mano su un tamburo, o di usarne due, le potenzialità ritmiche si raddoppiano.
Il ‘flam’ è più difficile da spiegare ad un non batterista, è l’effetto che si ottiene suonando due note non perfettamente in sincronia tra di loro, ad una distanza temporale così ridotta da non riuscire a distinguerle ma al tempo stesso sentire un suono innaturalmente prolungato. Un esempio celebre può essere l’intro di We will rock you, ‘suonato’ da diverse mani e piedi di diverse persone, e la relativa difficoltà di Roger Taylor nel riprodurre tale suono dal vivo, servendosi per l’appunto del flam tra grancassa e timpano per le due note gravi e di due mani (o meglio bacchette) sul rullante. Con due grancasse non perfettamente sincronizzate (ed il timpano) ci si avvicina maggiormente al flam sentito sul disco, salvo però il calo drastico del volume relativo alla nota alta fatta dal rullante, che rimane fatta sempre e solo da due bacchette.
Se tu prendi ad esempio dei generi musicali estremi tipo i Sepultura di Chaos AD, i Death di Scavenger of Human sorrow, o la celebre intro di Painkiller dei Judas Priest ti rendi conto che nessun batterista con una sola grancassa possa eseguire tali brani, la velocità e la potenza dei colpi sono di fatto impossibili da riprodurre con un pedale solo.
Poi ovviamente è una questione di gusti, mia moglie etichetta tale musica come rumore e quindi per lei non servirà mai una doppia grancassa, secondo me l’uso che se ne fa nella musica progressive tendente al metal è ben equilibrato. Un esempio, oltre ai miei adorati dream theater, possono essere gli Angra, molti dischi di Steve Vai (Sex and religion per dirne uno), i gruppi in cui militava Paul Gilbert negli anni 80/90.
Per quanto riguarda Fireball (scusa, non ti avevo detto la mia prima) parliamo di un gran pezzone, che rimane ancora oggi ostico, ma che si avvale di una tecnica raggiungibile da molti. È come dire che sul piano tecnico Jimmy Page sia superiore a tutti (non di composizione eh, di tecnica pura), tralasciando mostri come Vai, Van Halen o Gilbert, che hanno portato il chitarrismo ad altri livelli.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 12/11/2019 ore 00:57:01
Grazie della spiegazione, credo di aver capito il significato di "fill" e "flam", magari se avessi degli esempi su YT da indicarmi li farei più miei, non c'è niente come un esempio sentito direttamente. In quanto alla doppia grancassa non volevo dire che la preferisco al doppio pedale, semplicemente che ho sentito per prima quella soluzione e poi il doppio pedale su una sola grancassa, alternative al pedale singolo. Sono cresciuto musicalmente alla fine dei '60 ed il rock, l'hard rock di allora prevedeva tempi di batteria molto spesso sincopati e non pari, come successivamente come per es. AC/DC che pur mi piacciono. Un esempio di quello che dico, relativamente alla grancassa, è spiegato magistralmente da questo video di YT vai al link su John Bonham e la sua tripletta, ecco, nel suono di questa tripletta c'è tutta la mia idea di batteria rock (passami la definizione), che non sento più da decenni (non l'usava solo Bonham, si sentiva anche da tanti altri, magari non così magistralmente). A risentirci e grazie, Paul.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 09/11/2019 ore 18:06:29
Per continuare la chiaccherata eccoti una alternativa - keyboard! Ti metti un rhythm box a basso volume come riferenza. Su sequencer con MIDI suoni da batteria sui tasti partendo da cassa/rullante, poi highhat, tamburi vari e piatti (+ percussione). In pratica, ti servono 2 dita!
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 10/11/2019 ore 09:25:37
Ho passato gli anni delle scuole medie in quella maniera, suonando la batteria sulla tastiera viscount... fino a quando ho capito che avrei voluto diventare batterista anziché tastierista!
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