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Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco
Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco
di [user #17404] - pubblicato il

Sui social impazza con svisate che sembrano B.B. King fatto di anfetamina. Ma Alessandro Martini è tanto di più dell'ennesimo chitarrista mirabolante che gigioneggia sul web: è un musicista preparato, un'esteta del suono che porta sound e passione di artisti e strumenti vintage, tra le primizie di pop e Nu-disco.
 
In che attività musicali sei coinvolto al momento…
Attualmente sto lavorando principalmente con La Clinica Dischi, dove ho iniziato come artista. Successivamente, a fine pandemia, il mio percorso è virato verso la figura di session man, sia dal vivo che in studio. Ho iniziato a seguire alcuni progetti come Svegliaginevra, Apice e Cmqmartina molto diversi tra loro, il che rende tutto molto stimolante ed entusiasmante. 
 
Ho visto che con Cmqmartina stai suonando molto live...
Esatto, il tour ci sta portando in tutta la penisola! È veramente figo dal punto di vista della scelta delle parti, visto che non esiste fisicamente una chitarra in nessuno dei suoi dischi. Ed è stato stimolante incastrare il tutto in un contesto nu-disco. Sono stati due anni intensi di live, praticamente non mi sono mai fermato ed è molto bello. Per esempio, con Svegliaginevra dopo le date estive abbiamo aperto tutto il tour italiano di Jack Savoretti nei principali teatri d’Italia: esperienza pazzesca! In generale cerco di non fermarmi mai e questo grazie anche al mio management.
 
Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco

Foto di Oriano Previato

Raccontaci la tua formazione musicale?
Ho iniziato a studiare la chitarra classica da bambino e i miei genitori mi indirizzarono verso il Conservatorio; ho frequentato il Boccherini di Lucca per qualche anno, per poi indirizzarmi verso altri generi. Mi ricordo il periodo in cui tirai giù tutto il repertorio degli AC/DC su una Yamaha C60, molto divertente. Qualche anno dopo arrivò la chitarra elettrica...
 
Hai frequentato anche scuole di musica moderna?
Sì, verso i vent’anni, mi sono iscritto alle Accademie Lizard, dove ho conseguito il secondo livello con Fabio Bonci. Grazie a lui, ho imparato veramente come applicare la teoria musicale: questa è stata la chiave di svolta per me, mi ha aiutato tantissimo! Dopo l’esperienza Lizard ho iniziato a suonare con diversi progetti e musicisti, cercando sempre di interessarmi a generi nuovi, per lo più cose moderne, come il Neo Soul e la musica elettronica. Cerco di studiare quello che c’è dietro, anche se la chitarra spesso non è presente o comunque non è un elemento principale.
 
Quali sono stati i dischi e gli artisti più importanti, quelli che ti hanno influenzato ed ispirato di più?
Beh, ovviamente Jimi Hendrix, il primo grande amore, anche se inizialmente non lo capivo molto. Uno spartiacque per me è stato BAND OF GYBSYS (1970) di Hendrix: quel bending sull’assolo iniziale di "Power Of Soul", mi folgorò, letteralmente. A lui accosto Duane Allman: il LIVE AT FILLMORE (1971) è devastante. Anche se, ad essere sincero, la band che più mi ha segnato e continua tutt’ora a ispirarmi parecchio sono i Cream; ma i Cream del 1968, quelli del Farewell Tour, con quei brani da 18 minuti live! Mi hanno fatto capire l’importanza del timing di un assolo, dell’interplay in una band. Spostandoci in tempi più recenti, non posso non citare Alex Turner, Albert Hammond Jr. degli Strokes, e il modo di suonare di Kevin Parker dei Tame Impala. Ultimamente sono molto in fissa con Ariel Posen, Marcus King, Tyler The Creator, Gorillaz (l’ultimo album), Connan Mockasin e Tom Misch.  Insomma queste cose qua, poi mi piace molto spaziare, non mi metto troppi paletti, quello che mi stimola lo ascolto.
 
Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco

Foto di Maurizio Lucchini

Guitar Hero in Italia ne hai?
In Italia abbiamo dei fuori classe! Mi scosse parecchio quando vidi Giuseppe Scarpato dal vivo, con la sua band in un club; Dissi proprio: “Wow questa cosa è proprio rock”.
Poi, mi ha sempre affascinato Alex Britti per le sue ritmiche abbastanza complesse e di matrice blues.
 
Il tuo suono ha una pronunciata di matrice vintage ma - al contempo - una proiezione fresca, moderna... cosa c'è nella tua pedaliera?
Al suono attuale ci sono arrivato piano piano. Mi disco sempre: “Questa è la Pedalboard definitiva” ma ovviamente è solo una grande bugia, forse la bugia preferita di noi chitarristi! Fondamentalmente mi piace l’analogico. Mi piacciono i pedali, quelli grossi e pesanti e - soprattutto - non true bypass. Infatti in pedaliera ho sempre un Fuzz Face, costruitomi da un brand giapponese, Lemon and Ginger, che è incredibile; ne ho uno al silicio e uno al germanio. Spesso e volentieri, ho un Univibe, il Gypsy Vive di Argenziano Effetti: è magico, non true bypass e ha quel quel swishh... che non ho mai trovato in nessun altro vibe! Poi, per le modulazioni uso l'H9 di Eventide, con cui collaboro da tempo. L’H9 è un coltellino svizzero, soprattutto se devi preparare degli show in pochissimo tempo. L’overdrive del cuore l’ho trovato nel Gladio di Cornerstone Gear...

Brand italiano?
Esatto: andiamo sempre a cercare i classici ma spesso le real things, stanno sul nostro territorio...

Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco 

Che pedaliere utilizzi?
Uso le pedaliere Rockboard di Wariwick: fighissime, con i loro moduli attraverso i quali puoi fare i collegamenti più disparati tra midi, xlr...
 
Invece, per gli amplificatori?
Da poco ho iniziato una collaborazione con Mezzabarba. Ho uno Z18 ed è incredibile: ha un headroom enorme e quel tono li che avevo in testa da tempo. Lo uso spesso alternato con il Jazz Chorus della Roland...
 
Il Roland Jazz Chorus non è un amplificatore che accosterei al tuo rock blues incandescente...come lo usi?
Molto semplicemente credo fermamente nell’utilizzo degli amplificatori solid state, in quanto hanno una riserva infinita di clean e non vanno in saturazione, è un workhorse! Mai un problema in due anni di tour costante. L’ultima riprova della sua affidabilità me l’ha data a dicembre nel tour che ti ho menzionato prima in apertura a Jack Savoretti. Era un setup molto particolare, chitarra (Gibson mi aveva dato una chitarra pazzesca, la Gibson Lucille BB King Signature), voce e Moog, una cosa insolita. Come amplificatore ho deciso di portare il Roland e mi sono reso conto che avevo proprio quel suono alla B.B. King! Solo dopo ho scoperto che anche lui usava amplificatori Solid State...quindi, insomma, match perfetto e già rodato! Inoltre mangia benissimo i pedali, specialmente i fuzz e i vibe perché - non saturando - ha tanto suono clean di base e molto headroom.

Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco
 
A livello di chitarra, cosa ti fa sentire a casa quando suoni una Gibson?
La storia d’amore con Gibson è iniziata in realtà un paio di anni fa. Solo successivamente sono diventato loro endorser ed è una gran bella famiglia. Gibson è sempre molto vicina al lavoro che svolgo e mi supporta in tutto e per tutto con costanza. Sono chitarre difficili da usare secondo me - non che sia più bravo io, eh! - è questione di abitudine. Però tirare fuori una certa dinamica dagli Humbucker lo trovo molto più complesso che da un single coil! Complice forse la posizione dei potenziometri: in sostanza ho dovuto studiarci sopra! In ogni caso, le Gibson hanno sempre quel sustain che trovo molto comodo e poi l’estetica mi fa impazzire. Perché anche l’occhio vuole la sua parte!
  
La Diavoletto è la chitarra alla quale ti associo di più...
È una storia un po’ buffa, specie per il valore che questo strumento ha per me. Era fine pandemia e trovai online questa Gibson SG 61 del 2019: era proprio come la volevo, con la vibrola, colore cherry red. Il sogno nel cassetto! La comprai senza pensarci due volte perchè, sono sincero: non avevo mai provato una Sg in vita mia! E ho avuto fortuna direi...
Manico slim, molto comodo e un buon bilanciamento tra neck e body. Questa chitarra ha sfatato molti miti in cui credevo; tipo il fatto che la Vibrola non sia efficiente o che non tenga l’accordatura; o che sia una chitarra inadatta a tanti generi, valida solo per il rock. Mi piace tantissimo usarla in clean perché ha delle basse pazzesche. Quindi, a conti fatti, è stato il miglior acquisto che abbia mai fatto!
 
Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco

Foto di Oriano Previato

In sostanza porti lo stampo Vintage in contesti pop moderni...
Proprio così: mi piace usare roba di stampo vintage ma su produzioni fresche e moderne, pop. È un approccio un po’ strano lo so, forse il digitale sarebbe più appropriato a volte, in termini di economie, ma che ci posso fare? Mi piace sempre usare il potenziometro del volume per pulire il suono e utilizzare i cavi coil che mi ricordano il telefono che aveva mia nonna!

Sei contrario a priori al Digitale?
Assolutamente no! Non denigro il digitale, anzi, a volte quando hai poco spazio o situazioni particolari è indispensabile. Se poi devi suonare su una produzione che richiede quel tipo di elasticità sonora - elasticità che solo certi Device possono darti -semplicemente non puoi fare altrimenti. 
 
Alessandro Martini: una chitarra vintage nel Nu-disco

Insegni?
Da qualche anno insegno e collaboro in due strutture, l’Accademia Bianchi di Sarzana e la Backstage Academy di Pisa. Ho scoperto che mi piace parecchio insegnare, è molto stimolante, ho molti allievi e di tutte le età, ed è proprio bello vedere certi parallelismi tra di loro. Poi è un modo per rimanere sempre con la testa allenata, ripassi sempre la teoria. Da ultimo,  sinceramente ho imparato un sacco di canzoni nuove che non avevo mai avuto il tempo o la voglia di studiare...

Tipo?
"Hotel California" degli Eagles o "Breakfast in America" dei Supertramp...Ma che pezzi sono!?
 
Come musicista noto e attivo sui social, so che recentemente sei stato al centro di una storia da incubo su IG...
Che storia incredibile! Fortunatamente emergenza rientrata e ora il mio account @martinysuona è tornato operativo. Ma qualche settimana fa, di punto in bianco, Instagram mi ha disattivato l’account, senza troppe spiegazione e senza ovviamente possibilità di appello. L’assistenza Instagram è inesistente. Più che altro il problema è che attraverso Instagram io svolgo una parte molto importante del mio lavoro: il dimostratore. Infatti collaboro con tanti brand e distributori per i quali produco contenuti. Quindi, vedersi cancellare dall’oggi al domani un account con più di 40.000 follower, non è stato proprio carino! Alla fine, fortunatamente, sono riuscito a rientrare in possesso del mio account. Una cosa però ho imparato da questa esperienza: la community della quale faccio parte è molto unita e forte. I brand che mi supportano mi sono stati molto vicino e nessuno a esitato nel supportarmi, nemmeno per un momento. Inoltre, ho ricevuto un supporto incondizionato e costante da centinaia di persone da tutto il mondo in questa vicenda. Già a SHG mi ero accorto di quanto fosse forte questo legame con i follower ma ora ne ho avuto la conferma totale...

E allora, che dici: il prossimo anno ti aspettiamo sul palco di SHG?
Sarebbe meraviglioso, ovvio che ci sono!

alessandro martini didattica intervista
Link utili
Il profilo Instagram di Alessandro Martini
Il canale Youtube di Alessandro Martini
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