Jackson ha dimostrato più volte di saper offrire strumenti egregi per le fasce più alte quanto soluzioni appetibili anche per studenti e giovani professionisti. Con , l’asticella del prezzo si piazza giusto a ridosso del migliaio di euro e le caratteristiche tecniche puntano decise verso l’alto, per un mix bello da vedere, potente nel suono e un fulmine sotto le dita.
Abbiamo passato qualche tempo con la Dinky in versione DKAQ, nella ricetta classica della super-Strat a due pickup basata su pickup Seymour Duncan, ponte flottante e un appariscente top in acero figurato.
Legni e materiali
Il body in okume con top in acero è garanzia di sound corposo e profondo, eppure brillante e incisivo. La Dinky non tradisce le aspettative e ci mette su anche una ricca figurazione quilted dalle piacevoli rifrazioni tridimensionali quando la luce la colpisce. Lucidata a specchio, la finitura Firestorm è forse la più originale tra le tre disponibili in catalogo.
La Transparent Purple Burst e la Ghost Burst offrono la classica sfumatura che va virando verso il nero a ridosso dei bordi, partendo rispettivamente da un corpo viola e uno grigio. La Firestorm invece crea una singolare sfumatura a V che lascia tutta l’asse centrale del corpo - pancia compresa - in un giallo carico color miele fino a passare a un rosso acceso verso le due spalle.
La struttura è bolt-on, scelta azzeccata per note dall’attacco pronunciato e comunque un buon sustain, grazie a un solido manico composto da cinque parti alternate di acero e noce con rinforzi in grafite.
La finitura satinata trattata a olio regala una buona sensazione di scorrevolezza e il tacco smussato e arretrato rende agevolare l’accesso ai fret più alti esattamente come ci si aspetta da uno strumento simile.
Nel frattempo, segnatasti Luminlay disposti lungo un binding color crema che corre intorno all’intero strumento aiutano a orientarsi quando la visibilità non permette di adocchiare gli eleganti dot perlati posizionati lungo il bordo superiore della tastiera in un ebano liscio e uniforme.
Suonabilità
I 24 tasti jumbo in acciaio non risultano estremi quanto ci si aspetta. Regalano una suonabilità sì moderna, ma comunque confortevole anche per chi è affezionato a manici più classici. Il manico al contempo non è eccessivamente schiacciato e il raggio compound da 12 a 16 pollici appare sempre naturale sotto le dita, agevole per chi ama i manici da corsa propriamente detti, ma confortevole anche per chi proviene da stili più convenzionali tipici del rock classico e hard.
Hardware e affidabilità
Il ponte Floyd Rose 1000 è una garanzia. Rifinito nero come il bloccacorde alla paletta e le meccaniche pressofuse in fila sulla paletta appuntita, regge sollecitazioni decise senza battere ciglio. Non troppo soffice sotto il palmo, si rivela adatto alle ritmiche e al palm muting consentendo di gestire senza troppa difficoltà l’intonazione anche nei passaggi più concitati.
Elettronica e suono
Seymour Duncan ci mette lo zampino, e montati dritti nel legno troviamo l’intramontabile coppia di un JB TB-4 al ponte e un ’59 SH-1N al manico.
Gli humbucker suonano forti, decisi, forse un po’ smussati sugli acuti per precise scelte stilistiche, perché sui clean possono apparire un po’ ovattati sull’estremo di banda, ma in saturazione liberano armoniche e articolazione niente male, rendendo qualsiasi suono più gestibile, compatto e gradevole senza rischi di zanzara.
Il tutto è gestito da un solo volume, un tono master e un selettore a cinque posizioni. Non ci sono controlli diretti per lo split, ma le posizioni intermedie del selettore permettono di richiamare sonorità originali sommando le bobine interne ed esterne dei pickup. Si tratta di suoni svuotati, altamente percussivi e brillanti, ottimali per esplorare derive più moderne del rock e del metal sui distorti quanto - e soprattutto - nei clean o nei crunch.
Il binomio JB-’59 è un evergreen, e scoprirne tali sfumature inedite fa capire perché ancora oggi rubano il cuore a migliaia di musicisti, professionisti o hobbisti che siano.
La Dinky della Pro Plus Series è bella da vedere, curata come non ci si aspetterebbe da una produzione orientale rivolta agli studenti, e racchiude una pletora di suoni capace di appassionare i tradizionalisti del rock e dell’heavy metal quanto i curiosi degli stili più avanguardisti. Non è una “macchina da corsa” nel senso più estremo, e per questo anche un rocker dall’animo più classico saprà gustarsela. Certo, Il marchio Jackson sulla paletta, l’estetica e i contenuti parlano chiaro, e un test con le proprie mani su un amplificatore hi-gain bene imballato è senza dubbio consigliato.
Sul sito Jackson, la chitarra con scheda tecnica e altre foto. |