di coccia [user #2436] - pubblicato il 21 settembre 2007 ore 10:32
La discussione su Vai e Ramazzotti si aggiunge a una riflessione che sto portando avanti da un pezzo, e che a questo punto mi piacerebbe condividere con chi ne ha voglia: quali sono i criteri per giudicare "musica buona" e "musica cattiva"? Quali sono i parametri su cui posso stimare la qualità di un brano?
Il problema è che, come S.Agostino con il tempo, se non me lo chiedi lo so, ma se me lo chiedi non lo so più. Però ci provo ugualmente. Andando per ipotesi.1. ritmo
Non funziona. Le musiche dell'Affrica subsahariana dovrebbero annichilire automaticamente tutto da Bach ai Dream Theater (che al confronto sono ritmicamente nulli), e per quanto io ami quelle musiche, so che non è così.2. armonia
Non funziona. Adoro Charlie Parker (un nome per tutti), ma credo che anche i Beatles "qualcosa" alla musica abbiano dato... E la loro "pochezza" armonica non cambia il dato di fatto.3. melodia
Non funziona. Musiche popolari (v. ad esempio certi canti sardi), le citate musiche subsahariane, ma anche certe forme primitive di blues... la melodia è quasi completamente assente, perlomeno in termini di articolazione, eppure... Eppure.Quindi.
Quindi? Che si fa? Come faccio a stabilire che "questo" (qualunque cosa sia) sia "buona musica" oppure no? Del resto, anche tra musicisti (quindi: gente che può vantare una competenza ed una esperienza riconosciute) i pareri non sono automaticamente univoci. Massimo (Varini) letteralmente adora brani pop che moltissimi giudicano "spazzatura". Nel mio piccolo, sabato scorso alla notte bianca di Genova, dovendo scegliere tra PFM e Tiziano Ferro ho optato senza ombra di indecisione per il secondo. E mi sono goduto il più bel concerto cantato a cui abbia assistito negli ultimi anni.
A proposito: ci sono gruppi e stili che (per quanto ne riconosca l'importanza perlomeno sul piano formale e/o storico) semplicemente non mi trasmettono nulla. Tutto il prog (quello degli anni '70), il punk e il post-punk, la new wave di gente tipo i Cure, gli stessi Police, gli Smiths... Perché non riesco ad avere, con tutti questi, un coinvolgimento di tipo "ventrale"? Perché PER ME, soggettivamente, restano alla superficiedi un rapporto esclusivamente intellettuale? Me lo chiedo spesso, davvero molto spesso. La risposta (provvisoria) è che non riesco ad essere sedotto ed eccitato da ciò che manca di almeno un'ombra di "negritudine", da una reminiscenza anche vaga di qualcosa che abbia almeno un lontano eco di blues (anche lontanissimo... v. Van Halen, che non mi fa impazzire ma almeno qualcosa mi dice anche emotivamente).
Ma allora? E' solo l'emozione che conta? Se il ragazzino si emoziona con gli Zero Assoluto, automaticamente loro diventano grandi musicisti?Anche questo è un criterio pericoloso, che si presta a giustificare tutto... Però d'altro canto su quali basi posso ritenere che "quella" (ognuno ci metta ciò che maggiormente disprezza) è musica "di merda"?
Domande aperte, mi piacerebbe sentire pareri...
La discussione su Vai e Ramazzotti si aggiunge a una riflessione che sto portando avanti da un pezzo, e che a questo punto mi piacerebbe condividere con chi ne ha voglia: quali sono i criteri per giudicare "musica buona" e "musica cattiva"? Quali sono i parametri su cui posso stimare la qualità di un brano?
Il problema è che, come S.Agostino con il tempo, se non me lo chiedi lo so, ma se me lo chiedi non lo so più. Però ci provo ugualmente. Andando per ipotesi.
1. ritmo
Non funziona. Le musiche dell'Affrica subsahariana dovrebbero annichilire automaticamente tutto da Bach ai Dream Theater (che al confronto sono ritmicamente nulli), e per quanto io ami quelle musiche, so che non è così.
2. armonia
Non funziona. Adoro Charlie Parker (un nome per tutti), ma credo che anche i Beatles "qualcosa" alla musica abbiano dato... E la loro "pochezza" armonica non cambia il dato di fatto.
3. melodia
Non funziona. Musiche popolari (v. ad esempio certi canti sardi), le citate musiche subsahariane, ma anche certe forme primitive di blues... la melodia è quasi completamente assente, perlomeno in termini di articolazione, eppure... Eppure.
Quindi.
Quindi? Che si fa? Come faccio a stabilire che "questo" (qualunque cosa sia) sia "buona musica" oppure no? Del resto, anche tra musicisti (quindi: gente che può vantare una competenza ed una esperienza riconosciute) i pareri non sono automaticamente univoci. Massimo (Varini) letteralmente adora brani pop che moltissimi giudicano "spazzatura". Nel mio piccolo, sabato scorso alla notte bianca di Genova, dovendo scegliere tra PFM e Tiziano Ferro ho optato senza ombra di indecisione per il secondo. E mi sono goduto il più bel concerto cantato a cui abbia assistito negli ultimi anni.
A proposito: ci sono gruppi e stili che (per quanto ne riconosca l'importanza perlomeno sul piano formale e/o storico) semplicemente non mi trasmettono nulla. Tutto il prog (quello degli anni '70), il punk e il post-punk, la new wave di gente tipo i Cure, gli stessi Police, gli Smiths... Perché non riesco ad avere, con tutti questi, un coinvolgimento di tipo "ventrale"? Perché PER ME, soggettivamente, restano alla superficiedi un rapporto esclusivamente intellettuale? Me lo chiedo spesso, davvero molto spesso. La risposta (provvisoria) è che non riesco ad essere sedotto ed eccitato da ciò che manca di almeno un'ombra di "negritudine", da una reminiscenza anche vaga di qualcosa che abbia almeno un lontano eco di blues (anche lontanissimo... v. Van Halen, che non mi fa impazzire ma almeno qualcosa mi dice anche emotivamente).
Ma allora? E' solo l'emozione che conta? Se il ragazzino si emoziona con gli Zero Assoluto, automaticamente loro diventano grandi musicisti?Anche questo è un criterio pericoloso, che si presta a giustificare tutto... Però d'altro canto su quali basi posso ritenere che "quella" (ognuno ci metta ciò che maggiormente disprezza) è musica "di merda"?
Domande aperte, mi piacerebbe sentire pareri...