Non sono mai stato un attivista. Un po' per pigrizia, molto perché, ad ogni tentativo di partecipare, fuggivo via, allucinato dal modo di condurre le discussioni e di affrontare i problemi, scoraggiato dalla prevaricazione dei personalismi sulla logica ed i princìpi.
Ma non sono (quasi) mai stato disimpegnato, perché non riesco ad essere due persone diverse al contempo, né a cambiare il mio approccio alla vita. Disimpegnato no, sedato sì; autosedato per la precisione. A metà anni novanta, con il mio primo lavoro importante, mi resi conto che il senso critico, che aveva sempre permeato i miei pensieri, le mie azioni e, perché no, i miei ozi, mal si attagliava al ruolo di responsabile amministrativo di una società commerciale. Il conflitto tra ciò che ero e ciò che dovevo essere cresceva giorno per giorno.
Non fu una decisione improvvisa, ma un lento, benché inesorabile, processo, che culminò, simbolicamente, con l’abbandono di “CUORE”, la cui lettura mi provocava emozioni ormai inconciliabili col mio “status manageriale” (un e ‘sti cazzi! è qui d’obbligo).
Non che io avessi cambiato approccio etico, anzi lo portai nel mio lavoro e nell’azienda (ma è un’altra storia), semplicemente smisi di “occuparmi di” e di “partecipare a” quanto accadeva al di fuori della stretta cerchia familiare, lavorativa, degli amici.
OMB, come lo chiamano gli amici, l’ho incontrato qualche anno dopo, forse al momento giusto, quando, diventato padre, probabilmente maturato sia come uomo che come professionista, avevo acquisito la capacità di gestire contestualmente, senza conflittualità interiori, situazioni apparentemente inconciliabili tra loro.
Più che incontrarlo, diciamo che ci sono inciampato su OMB, come poco prima ero inciampato su Accordo.it.
All’inizio più un fastidio che una risorsa, giacché risultava essere una lucina, un fastidioso led intermittente, che disturbava la quieta penombra che abbracciava il mio comodo giaciglio. Poi cominciò ad esercitare un richiamo sempre più intenso ed incalzante, ed io provavo una sensazione simile a quella di un risveglio da un prolungato torpore fisico.
Poco alla volta ho riscoperto passione politica, partecipazione sociale, condivisione di esperienze, curiosità, sete di approfondimento, voglia di leggere, spirito polemico.
E non tanto e non solo su internet, che le mie scorribande su OMB sono sempre state alquanto limitate, ma soprattutto nella vita quotidiana, dove esporsi, mettersi e mettere in discussione è più difficile, faticoso, talvolta doloroso, ma (vivaddio) ti fa vivere veramente. E le soddisfazioni, quando arrivano, sono piene e durature.
Non so cosa OMB sia stato per altri, né esattamente cosa sia stato per Alberto. Per me è stato principalmente questo: un faro.
E qui occorre una spiegazione: un faro non è un qualcosa verso cui ci si dirige (molti intendono questo, quando lo utilizzano come metafora), bensì un riferimento, che ti permette, ad un certo punto, di orientarti e di scegliere, in piena libertà, quale strada (quale rotta) prendere.
Io, grazie ad OMB, ho ricordato che il dubbio è una risorsa, non un impedimento e la mia strada l’ho ritrovata.
Ora, però, OMB ha chiuso. Dopo un primo "backward step", che lo aveva portato ad una operatività ridotta ma comunque proficua, il sipario è calato definitivamente.
Non che la cosa mi colpisca personalmente, giacché per me ha esaurito la funzione che poteva avere. Ma in questo contesto di scadimento morale, di disinformazione, di revisionismo storico, di rigurgiti neonazifascisti, di derive razziste ed omofobiche, un faro, una luce, un piccolo e fottuto led intermittente e rompicoglioni nel Web ci vorrebbe.
OMB ne suggerisce altri in sua vece ma, purtroppo o per fortuna ... la classe non è acqua. ;~)
D’altro canto non si può chiedere all’amico Alberto di sacrificarsi e farsi carico di quest’onere (che ci si fa un mazzo non da poco). Lui il suo l’ha già fatto.
Ed io posso solo dirgli grazie.