Momento Humour ON
“Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro...”
Queste le parole di Manzoni per la morte di Napoleone. Già dalla prima frase, con sole due parole, il messaggio arriva chiaro e limpido: un grande è morto, anzi è morto e basta, che sia grande o meno lo dice dopo, così che anche i più pigri, recependo sin dalle prime due parole il messaggio funebre, possano divincolarsi per raggiungere lidi più ameni.
De André l'avrebbe presa un po' più alla lunga, ma sempre senza girarci attorno (“...dormi sepolto in un campo di grano...ecc. ecc.”) mentre qualcuno, più subdolamente, ci avrebbe inizialmente illuso, come Guccini (“Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva;/la dolce estate era già cominciata, vicino lui sorrideva...”) che in “Canzone per un'amica” lascia presagire una bella scampagnata estiva per poi portarci gradualmente ad un funerale!
Momento Humour OFF
I pochi arditi, folli o perdigiorno che non hanno niente di meglio da fare che leggersi il mio diario si chiederanno: embè? Dov'è che vuoi arrivare?
Semplice: immaginavo l'espressione di dolore del chitarraio di turno che, mentre suona il suo amato ampli, si ritrova alla fiera delle spernacchiate o al completo mutismo di quello che, un tempo portatore prestante di tanti watti, si ritrova senza il baffo di un micio.
Dovendolo immaginarlo, mentre esprime il suo dolore a parole, l'approccio Manzoniano mi pare il più probabile tra i tanti possibili.
MANUALE DI SOPRAVVIVENZA:
Preamplificatrici, Finali, Rettificatrici e la Misteriosa Taratura del Bias.
Molto spesso, in presenza di persone completamente a digiuno di elettronica con l'ampli in panne, mi sembra di rivedere quei poveri genitori con i figli febbricitanti tra le braccia si recavano dal dottore del paese in piena tormenta ai tempi del selvaggio west, quando anche curare una febbre era un'affare serio, serissimo. Ma, tirando un sospiro di sollievo, oggi abbiamo la tachipirina per la febbre ed il web per informarci.
Nella stragande maggioranza dei casi, quando le valvole ci lasciano a piedi, i chitarristi si dividono in quattro grandi famiglie:
-quelli ben informati e dotati di una buona manualità ed un minimo di attrezzatura;
-quelli ben informati che si affidano comunque ad un tecnico per avere maggiori sicurezze;
-quelli smanettoni ed impreparati che rischiano l'elettroshock oltre alla vita dell'ampli;
-quelli totalmente a digiuno che si affidano ciecamente al tecnico di turno.
Alle prime due categorie posso solo stringere virtualmente la mano.
Alla terza porgerei l'invito per una maggiore attenzione verso la teoria propedeutica alla pratica.
All'ultima categoria si rivolge questa pagina di diario.
LE PREAMPLIFICATRICI
Questa valvole, di dimensioni più modeste rispetto alle finali, si dividono grossolanamente in due grandi famiglie:
-i doppi triodi (12AX7, 12AY7, 12AU7, 12AT7, 5751, 6SL7, 6SC7, 6N7);
-i pentodi (EF86, 6SJ7).
Delle due categorie citate, solo quelle che iniziano con il 6 sono con base OCTAL (8 pin), le restanti sono tutte con base NOVAL (9 PIN). Per evitare danni ad eventuali smanettoni che fossero colti dall'idea brillante di sostituire un qualsiasi doppio triodo con una EF86 (prevedendo un maggiore guadagno) dico subito che la piedinatura è diversa e che non c'è corrispondenza con nessun doppio triodo tra i citati. Hanno identica piedinatura, invece, tutti i doppi triodi tra quelli NOVAL citati, anche se non c'è una perfetta intercambiabilità per questioni di assorbimento dei filamenti (in alcuni casi anche di tensione anodiche) e di possibile microfonicità.
In generale possono essere sostituite tra di loro (in ordine crescente di guadagno):
12AY7, 5751, 12AX7.
Con lo stessi criterio di cui poco sopra, è possibile sostituire tra loro 12AU7 e 12AT7.
Mentre le prime tre le ritroveremo con maggiori probabilità nei vari stadi di guadagno della sezione preamplificatrice, le seconde si prestano meglio in posizione di phase inverter (sfasatrice) o in un fx loop valvolare. Unica eccezione è data dalla 12AX7 che è utilizzabile con ottime prestazioni sia nella sezione pre propriamente detta, sia in phase inverter.
Circa la phase inverter, bisogna dire che la sostituzione non è preferibilmente da evitare tra modelli di valvole con sigla diversa, in quanto in fase progettuale la scelta non è affidata al caso, al massimo in qualche caso, (certamente non tra gli ampli hi gain) una 12AT7 si potrebbe rivelare una buona o addirittura ottima sostituta per una 12AX7.
Poiché in commercio valvole identiche si trovano con codificazioni diverse, indico le equivalenze:
12AY7=6072
12AT7=ECC81
12AU7=ECC82
12AX7=ECC83=7025 (Versione militare con proprie caratteristiche ma perfettamente sostituibile)
EF86=6267
Un ultimo appunto riguarda la microfonicità delle valvole: è la posizione nel circuito in cui la lavorano e non il loro tipo a renderle a rischio microfonicità, nella stragrande maggioranza dei casi.
LE FINALI
Croce e delizia del chitarrista valvolomane, le valvole finali si dividono in due grandi famiglie:
-tetrodi (6V6, 6L6/5881, KT66-77-88-90, 6550, 7027, ecc.);
-pentodi (EL84, EL34, ecc.).
Senza entrare in merito alle possibili configurazioni di un finale ed alle classi di funzionamento (lo vedremo a parte in una pagina dedicata), va subito precisato che è questa la sezione del nostro ampli dove la sostituzione è relativamente più frequente. Il relativamente è d'obbligo, in quanto la vita delle finali, oltre all'ovvio fattore del tempo di utilizzo delle stesse, varia in funzione della qualità delle valvole e dei parametri di lavoro con i quali vengono settate.
Una taratura del bias errata può ridurre le valvole in fumo in poco tempo.
Una taratura del bias troppo prudenziale allunga la vita delle finali ma al prezzo di un suono talvolta meno avvincente. La vita delle finali è dunque funzione anche del suono che stiamo cercando e rientra in un range troppo ampio di ore per poter dettare regole.
LE RETTIFICATRICI
Non tutti gli ampli possiedono una rettificatrice a vuoto ed anche questo è dettato da scelte (o necessità) costruttive che si tramutano poi in ampli con suoni molto diversi tra loro anche se configurati con preamplificatori e finali pressappoco identici. La rettificatrice è forse la valvola che più di altre può soffrire per l'utilizzo a prescindere da tutto, specialmente in presenza di condensatori elettrolitici nell'alimentazione con valori in capacità al limite dei parametri di utilizzo di questo antenato del diodo al silicio. La sua vita, legata al progressivo aumento della sua resistenza interna, è minore o al massimo uguale a quella delle finali, specialmente per quelle di nuova produzione. Personalmente, trovo che questa valvola tiri il suo carattere migliore a circa la metà della sua vita, aggiungendo un calore, una compressione, una certa cremosità strascicante a volumi sempre più modesti man mano che sta per tirare le cuoia: chi suona blues mi capirà senz'altro!
LA TARATURA DEL BIAS
La taratura del famigerato bias riguarda esclusivamente le finali e riguarda due parametri che si influenzano a vicenda:
-tensione negativa di griglia (G1 o Griglia di controllo);
-assorbimento di placca (insieme alla tensione anodica serve a determinare la dissipazione in Watt).
Innanzitutto è bene sapere due cose: la dissipazione anodica ed il volume di un ampli sono due cose correlate ma diverse.
In questo contesto entra in ballo la legge di ohm e diventa necessario un terzo parametro che molte persone meno esperte dimenticano: la tensione anodica (o tensione di placca).
Supponiamo che sugli anodi delle valvole finali da tarare vi sia una tensione di 460V e che ognuna di queste possa dissipare un tot watt, diciamo 20 W l'una restando fedeli al buonsenso che ci suggerisce di sfruttare il 70% della capacità di questa valvola X in dissipazione: come tarare il bias?
Per la legge di Ohm, sappiamo che:
W=VxA,
poiché abbiamo a disposizione due parametri su tre, possiamo ricavare il terzo cioè gli A (Ampères) che rappresentano l'assorbimento corrispondente agli altri due parametri. Sostituendo:
A=W:V
cioè A=20:460
quindi A= 0,0435 (arrotondato al quarto decimale)
pari a 43-44 mA di assorbimento per ogni valvola con una certa tensione negativa, che per comodità diciamo essere di -50V: cosa succede se mi sposto da questi parametri?
-Se aumentiamo l'assorbimento in Ampères, la tensione di griglia controllo che tenderà ad innalzarsi verso lo zero (con un valore minore dei -50V iniziali e compreso tra questo e 0V, ad esempio -45V) proporzionalmente con un aumento di dissipazione in Watt, una diminuzione del clean ed una diminuzione delle prospettive di vita. Un eccesso in tal senso può portare all'inevitabile distruzione delle valvole per eccessiva dissipazione.
-Se diminuisco l'assorbimento ottengo l'opposto e quindi otterrò una tensione di griglia controllo che tenderà ad abbassarsi ulteriormente (dai -50V a -55V, ad esempio) con una minore dissipazione in Watt, una maggiore prospettiva di vita ed un clean maggiore rispetto alla situazione iniziale. Eccedere in quest'altra direzione invece può determinare un suono molto sterile ed in taluni casi (se la tensione di partenza è già abbastanza tirata per la valvola in questione) anche ad una eccessiva tensione di placca, deleteria per la valvola. Su questo ultimo punto va anche detto che finora abbiamo considerato una tensione anodica (o di placca) di riferimento fissa, mentre questa in realtà è sensibile alle variazioni in assorbimento ed è funzione di quanto generoso sia in corrente lo stadio di alimentazione che oltre un certo assorbimento potrebbe “sedersi” in tensione, cioè non reggere oltre una certa dissipazione, la qualcosa significherebbe solo aumentare gli ampères a discapito dei volts e la cosa non solo non è indifferente in termini di suono (anche se lo è rispetto alla legge di Ohm) ma non è neppure desiderabile per una miriade di ragioni legate al corretto funzionamento dell'amplificatore (la faccenda è lunga e mi riservo di parlarne poi).
Tornando alla taratura del bias e riconsiderando i parametri ideali dai quali eravamo partiti, credo che agire sulla tensione negativa in un range compreso tra +/- il 10-15%, rispetto al valore ideale di riferimento, sia quanto basta ad agire in sicurezza e a poter scegliere tra tante interessanti sfumature che vanno enfatizzando dal clean al crunch, senza fondere nulla...
A questo punto già mi aspetto l'obiezione di qualcuno che non erroneamente potrebbe affermare che esistono ampli dove il bias non si deve tarare, cioè i cathode bias o quelli con la tensione negativa fissa (tipo mesa) dotato di un generatore di tensione negativa simile al circuito di bias usato nei fixed bias (quelli con il bias regolabile per intenderci) tranne che per l'assenza del trimmer, sostituito da una resistenza di caduta dal valore ohmico predeterminato in fabbrica. A questo tipo di obiezione si potrebbe rispondere che il bias non SI DEVE ma SI PUO' regolare e che questa regolazione è non proprio indifferente ai fini del suono finale, oltre a qualsiasi considerazione sulla vita delle valvole finali.
Tutte queste informazioni hanno il solo scopo di illustrare il funzionamento base delle valvole contenute nei nostri amplificatori senza alcuna pretesa di completezza ed è volutamente privo di ogni indicazione o riferimento rivolti a metodi di applicazione pratica: prima capire e poi agire. Tarare il bias non è una procedura pericolosa in se stessa, ma lo diventa quando non si hanno le dovute accortezze e si mettono le mani in un apparecchio che deve essere necessariamente acceso (mi fanno morire quelli che raccomandano di scaricare i condensatori elettrolitici, nemmeno loro sapessero tarare il bias, magari ad ampli spento!!!) e dove le tensioni in gioco non sono uno scherzo.
Concludo il discorso dicendo che, mentre le finali e le raddrizzatrici hanno una loro vita relativamente breve (seppur per motivi diversi) legata all'intensità di utilizzo dell'amplificatore, le preamplificatrici invece sono molto longeve e, salvo non siano difettose o danneggiate, non richiedono sostituzioni frequenti, anzi: proprio in virtù di questo e considerando che hanno un ruolo tutt'altro che secondario, non consiglio di sostituirle come fossero finali esauste, ma piuttosto di comprarne di buone, pagandole anche qualcosa in più rispetto a quelle senza infamia e senza lode, trattandole bene. Una preamplificatrice può costare anche diverse decine di euro, ma può seppellire tante finali durante la sua lunga vita e dare più soddisfazioni di svariate preamplificatrici da due lire cambiate di continuo. Quando le finali e/o la raddrizzatrice arrivano alla frutta, non è quasi mai necessario un retubing completo dell'amplificatore e questo lo dico anche per evitare che sedicenti tecnici (e conclamati furboni) vi privino di valvole perfettamente funzionanti da rivendere al malcapitato successivo o tenere per sé. Qualche tempo fa, il padrone premuroso di un bel Silverface arzillo della prima metà degli anni '70 (un Pro Reverb con le finali alla frutta e la raddrizzatrice al sorbetto) mi chiese una revisionata generale ed una rivalvolata completa, avrei potuto fregargli qualcosa come sei preamplificatrici RCA sostituendole con delle JJ nuove di pacca che una volta unite alle finali nuove come la raddrizzatrice (stessa marca) avrebbe inevitabilmente suonato meglio di come suonava prima di arrivare da me, considerato che l'avvenuta sostituzione di tutti i condensatori elettrolitici faceva la sua parte anche in tal senso.
L'occasione rende l'uomo ladro, l'onesta rende gli uomini amici:
gli ho spiegato che quella mancata sostituzione non solo non era stata un risparmio per lui (quanto un furto evitato per un valore di qualche centinaio di euro) ma che gli avrebbe restituito un suono che con tante valvole attuali avrebbe potuto soltanto sognare e che ho avuto il piacere di godere per un po' grazie alla disponibilità del felice proprietario.
Morale della favola?
Che ci si affidi ad un tecnico o che si faccia da sé, sapere è sempre necessario.