Amici di accordo, nella mia relativamente breve esistenza, ho sperimentato molto. Beh, più che altro in maniera molto povera per tanti anni, da quando ero bambino (e fino alla tarda adolescenza). Gli altri giocavano a pallone ed io...alle prese con vecchi rottami per recuperarne i “pezzi”.
Ricordo fin da bambino l' amore spontaneo per la musica e per l' elettronica: la curiosità e la voglia "Leonardesca" di smantellare le cose, aprirle, per scoprire com' erano fatte dentro. Televisori, radio, un sismografo, un ampli a valvole inglese...
Quante valvole che ho lanciato in aria e distrutto (prima di amarle)!
Ricordo "cùmba Tonino" (vicino e papà del mio amico d' infanzia Pasquale, nonché grande artista e scultore poliedrico) che, avendo notato la mia attitudine, già quando avevo 5 anni, mi portava questi rottami, presi chissà dove e, sorridendo compiaciuto, mi diceva: <solo, attento alla corrente, mi raccomando!>
Tutti i giorni mi rifugiavo sulla soffitta del pollaio, dietro casa, fino a sera tarda (quando le urla di mia madre Giuseppina riecheggiavano paurosamente e mi richiamavano all' appello) ed il mio "gioco" era recuperare questi componenti per sperimentare (non avevo soldi per comprarli; La paghetta? mai avuta). E le dita sempre cotte...
Oggi i ricordi di quei periodi, che a volte mi sembrano così lontani, mi rievocano tanta nostalgica tenerezza, anche se amara.
Ebbene, tra i vari esperimenti, ricordo un aggeggio molto rudimentale con il quale mi divertivo a magnetizzare e smagnetizzare pezzi di ferro e cacciaviti. Non ricordo i particolari del circuito, però ricordo benissimo che funzionava...
Ormai, se non lo avete ancora capito, io e mehari siamo spesso in “simbiosi creativa”. Siamo amici, qualche volta suoniamo assieme ed abitando abbastanza vicini, possiamo vederci spesso e, si sa', parlando di qualche argomento dove c' entra in qualche modo la musica unita o no alla tecnica, è facile che dalla “fuffa generale” possa scaturire qualche buona idea...
Sabato sera, proprio in una di queste discussioni da “quarto d' ora”, post concerto, tornando alle macchine, abbiamo parlato di pick-up, di coni e di magneti.
La cosa è stata per me illuminante perchè ho riesumato dagli archivi della memoria l' apparecchio oggetto della presente.
Lo scoppiettante amico Paolo “2CV mehari”, mi faceva notare una cosa molto interessante: Quando si acquista un pick-up, se la spedizione prevista è per via aerea, esso viene volutamente imballato dalla casa madre coi magneti “scarichi” (per motivi di sicurezza).
L' opera di piena magnetizzazione viene perciò eseguita, a recapito avvenuto, dall' acquirente stesso, sovente tramite due magneti permanenti al neodimio.
Mehari mi faceva anche notare quanto quest' ultima operazione sia abbastanza delicata: nell' operazione (se si vogliono ottenere buoni risultati) bisogna cercare di mantenere lo stesso asse di polarizzazione per tutta la durata della stessa, anche nella fase finale, mentre si allontanano dal pick-up i magneti eccitatori.
A quel punto ho pensato che sarebbe stato ideale, per garantire la sicura riuscita, potersi permettere di tenere fisso sia il trasduttore che gli organi di magnetizzazione, variando il campo (magnetico) elettricamente, in modo automatico e non manuale!
Ho anche pensato a quanto potesse essere utile ai musicisti un apparecchio del genere, ad esempio per rivitalizzare i pick-up delle chitarre vintage che per qualche motivo hanno perso le loro proprietà magnetiche originali...
Insomma, la cosa è potenzialmente utile a molti ed a molti scopi.
Studiando e ragionando la questione, ho sviluppato ben 3 schemi pronti al 90%, ai quali mancano solo i parametri precisi di 3 componenti.
Volevo qualcosa di efficace ma non troppo difficile, che unisse funzionalità ed immediatezza e che potesse essere fruibile da parte di tutte le categorie di interessati: dalla classe dei “preparati” a quella dei neofiti, fino al mero praticone che si “arrangia” col saldatore.
Ecco, pronti! 3 versioni: Una “Basic”, semplice e tutta manuale, alla quale però è stata integrata la finezza tecnica di un led indicatore di status che ci indicherà i momenti corretti per eseguire le operazioni (vedi schema 1); Una “Semiautomatica” che, con l' aggiunta di qualche componente in più, ci permette di quasi-automatizzarle: il nostro compito è di osservare il led di status e quando questi è verde, pigiare il pulsante di start. Il rilascio è automatico (vedi schema 2).
Infine una versione “Super-Automatica” che ci impedisce dal commettere errori, vanificando il tentativo “distratto” di attivare il processo, tramite l' apposito pulsante, se non nel momento prestabilito e visualizzabile dal led di status (colore verde). Il rilascio è anche in questo caso automatico (vedi schema 3).
Schema 1 versione basic
http://www.mediafire.com/?diypz1aat217njq
Schema 2 versione SemiAutomatica
http://www.mediafire.com/?k8k1jglxbvh9f99
Schema 3 versione Super-Automatica
http://www.mediafire.com/?fab4m6rrhzeft7s
Nello specifico, il led di status dispone di 3 colori: All' accensione del dispositivo magnetico è Giallo: Indica che l' apparecchio è alimentato e che dobbiamo aspettare; Dopo qualche secondo diventa Verde: Significa che è pronto per l' operazione di Magnetizzazione o Smagnetizzazione; Ad operazione avviata diventa Rosso: ci indica che il processo è al momento in atto.
Infine successivamente a ciò, esso muta nuovamente in Giallo (operazione elettricamente conclusa/attesa per nuovo ciclo) e poi in Verde, ad indicare che il dispositivo è pronto per una nuova operazione.
Riguardo al principio di funzionamento teorico, al fine di non appesantire, quello che importa sapere è che:
Per magnetizzare un oggetto è di fondamentale importanza disporre di una fonte magnetica che da inizialmente forte, si estingua con gradualità nell' arco di un tempo e che la fonte eccitatrice sia necesariamente di polarità costante;
Per smagnetizzare un oggetto è di fondamentale importanza disporre di una fonte magnetica che da inizialmente forte, si estingua con gradualità nell' arco di un tempo e che la fonte eccitatrice sia necesariamente di polarità variabile.
Potendo disporre di 2 bobine generatrici di campo, poste una di fronte all' altra ed in controfase tra loro, realizzare la prima condizione è abbastanza facile: Qual' è quella fonte di energia elettrica con la quale le possiamo alimentare al fine di generare il campo magnetico e che ha un' erogazione fissa, stabile nel tempo e costante nella polarità? La corrente continua.
Anche realizzare la seconda condizione funzionale, se ci pensiamo bene, non è cosa complicata: Qual' è quella fonte di energia elettrica con la quale possiamo alimentare le bobine al fine di generare il campo magnetico e che ha un' erogazione variabile, non stabile nel tempo e ciclicamente non costante nella polarità? La corrente alternata.
Ora resta solo il problema di come variare il flusso prodotto ed in particolare come “smorzarlo” in maniera graduale nel tempo, dopo la fase di massima produzione iniziale.
Nuovamente la soluzione si è rivelata semplice, a portata di mano e portafoglio, grazie ad alcuni componenti elettronici che per anni hanno svolto delle oscure e poco valutate funzioni in televisori e monitor...
Vi ricordate cosa succedeva quando accendevate ad esempio il vecchio monitor del pc, quello col tubo catodico? Per qualche secondo l' immagine traballava. Vi ricordate la funzione “Degauss” ? Alla pressione del pulsante dedicato accadeva lo stesso.
Ebbene, questo comportamento era provocato dalle “bobine di smagnetizzazione (o di Degauss, appunto) posizionate sul cinescopio. Il loro compito era annullare i potenziali effetti di magnetizzazione del medesimo causati dal campo gravitazionale terrestre. Non so' se vi è mai capitato col vecchio TV color, avendo amici oppure ospiti (magari per i mondiali di calcio), di ruotare il mobile su cui era poggiato, o spostarne la posizione, per facilitarne a tutti la visione comoda...
Ecco, se l' opera di rotazione o di trasloco veniva svolta con una certa rapidità e ad apparecchio già acceso comparivano delle macchie colorate sullo schermo, che ne falsavano i colori, vero?
L' effetto del campo gravitazionale aveva operato una magnetizzazione sul cinescopio. Grazie alle bobine di Degauss, spegnendo e riaccendendo la TV (o servendosi del pulsante, con i monitor PC), la qualcosa veniva “magicamente” neutralizzata.
Anche in quella applicazione, al pari della nostra, serviva un dispositivo che fornisse alle bobine una forte corrente iniziale e che poi la smorzasse con gradualità.
Il componente che permetteva ciò era il Termistore “PTC”: Un particolare tipo di resistore (dalla forma a “pastiglia”, simile ad un condensatore, solo più grande) che ha la particolarità di avere un coefficiente resistivo positivo, all' aumentare della propria temperatura (in pratica significa che la sua resistenza aumenta all' aumentare della temperatura).
Ne consegue perciò che, se attraversati da una forte corrente, inizialmente opponevano poca resistenza; Tuttavia questo provocava un aumento repentino della temperatura del componente che man mano tendeva ad aprirsi (elettricamente parlando), limitando man mano sempre più pesantemente l' entità della corrente che lo attraversava, fino a renderla minima.
Il PTC è semplicemente perfetto al nostro bisogno, costa poco e da solo ci offre la funzione specifica! Durante il funzionamento scalda un po', ma questo è il minore dei mali.
Negli schemi ne troviamo 2: Uno adibito al controllo della magnetizzazione ed un altro dedicat0 alla gestione della smagnetizzazione. Il valore preciso di quest' ultimi è da stabilire in base alle caratteristiche delle bobine generatrici di campo che adotteremo sull' apparecchio.
Dagli schemi salta all' occhio la presenza di un gruppo di 4 condensatori di notevole capacità (4700μF) posti sulla sezione alimentatrice di magnetizzazione. Il motivo della loro presenza si giustifica con la necessità di disporre di un' elevata energia, che fosse, contemporaneamente, il più possibile, priva di residui pulsanti.
L' altra utile funzione svolta è quella di rendere, unitamente al lavoro svolto dal PTC, più dolce e lineare la cessazione del campo prodotto (per i motivi accennati prima).
Naturalmente una tale capacità richiede molto spunto elettrico inerziale per la sua carica e successiva ricarica. Il trasformatore ed il ponte raddrizzatore potrebbero essere messi in forte crisi, subendo ad ogni ciclo notevoli stress, potenzialmente deleteri.
A rendere dolci le richieste dei poderosi 18800μF, a valle del trasformatore, serve il componente denominato “NTC”, che può elettricamente considerarsi l' alter-ego del PTC visto prima, perchè mostra un coefficiente Negativo alla temperatura.
Se attraversato da una forte corrente, la sua resistenza inizialmente (e ragionevolmente) alta, man mano si abbassa, fino a quasi annullarsi; Naturalmente anche l' NTC realizza questa caratteristica innalzando la temperatura del suo case (anche in questo caso l' effetto è da considerarsi normale e non deve destare alcuna preoccupazione).
Durante la fase stand-by/operativa, sia il PTC che l' NTC vengono a turno bypassati, in modo da garantire la massima prestazione energetica dell' alimentatore dedicato alla magnetizzazione, mantenendo nel contempo le caratteristiche di funzione e sicurezza da essi offerte.
Amici per ora è tutto! Prometto, col prezioso aiuto di Mehari al collaudo, di proseguire il progetto, verificandone le prestazioni, relazionandole e trovando, a beneficio di tutti i potenziali interessati, i valori ottimali di PTC, NTC e bobine di campo, per una realizzazione standard prestante, affidabile e ripetibile da chiunque.
Ovviamente, e se lo volete, sono graditi tutti gli interventi/suggerimenti da parte vostra, inerenti all' idea ed ai suoi possibili sviluppi.
Alla prox,
Ciao uàgliòooooo!