Nato da una riflessione su un post di Stefano58 appena letto, questo è uno sfogo, quindi è un "vero diario". Non aggiunge nulla, è inutile, non ha la pretesa di comunicare null'altro che uno stato d'animo. Insomma è quello che avrei scritto su un diario tradizionale (ma non l'ho mai avuto... :-)
Il nonno che per mano ti accompagna a scuola a piedi; l'autobus verde a due piani (mi pare uno fosse il 618), e su di corsa per la scaletta per sedersi nella prima fila; la circolare che potevi salirci al volo come nei film; l'acqua fresca del nasone, appena prima di entrare nel portone della scuola; le panche di legno del cinema Don Orione; il caldarrostaro di piazza di Spagna a dicembre che ti scalda le mani; le marionette al Gianicolo con una carruba da masticare, "e poi andiamo a vedere il cannone che spara"; le bancarelle (quelle di una volta) di piazza Navona con le palle di vetro; il ponentino la sera, prima che costruissero Corviale; la fila di pini della Colombo la domenica; le campagne silenziose appena fuori la città; i passi nella notte che risuonano sui sampietrini fra i vicoli di Campo Marzio; quattro calci al pallone davanti a San Giovanni o a piazza Farnese; l'odore di cantina nei negozi dietro via Giulia; la fetta di cocomero a porta Metronia le sere di maggio; la grattachecca con i pezzi di limone e cocco della sora Maria al trionfale; le sedie dei bar di plastica intrecciata che d'estate appiccicano la pelle; il resto del latte dato con le gomme (cinque lire); il colore del cielo appena dopo il tramonto; sedersi sui marciapiedi di ghisa di ponte Sisto ancora caldi al tramonto; la vasca coi pesci di villa Celimontana.
Pochi ricordi scritti di getto e senza ordine, chi ha più anni alle spalle ne saprà aggiungere altri, chi è più giovane dovrebbe riflettere su quello che abbiamo perso. E magari trarne le conclusioni per non andare ancora più a fondo.